12/12/07 – “Le recenti dichiarazioni del Direttore Generale della FAO sulla necessità dell’impiego della chimica di sintesi e sulle difficoltà di applicazione dell’agricoltura biologica nei Paesi in via di sviluppo ci lasciano perplessi e meritano un chiarimento” ha dichiarato il Presidente di FederBio, l’organizzazione unitaria dell’agricoltura biologica e biodinamica italiane, commentando le affermazioni del Direttore Generale della FAO Jacques Diouf secondo il quale, per sfamare il pianeta, non si può fare a meno dell’utilizzo degli input chimici, ed in particolare dei fertilizzanti di sintesi. “Eppure l’agricoltura biologica, proprio nei Paesi in via di sviluppo, è risultata essere molto produttiva, soprattutto nelle aree in cui vi è scarsità di risorse, esistono piccole unità familiari e la terra è gestita in modo tradizionale. E’ provato – ha proseguito Carnemolla- che non solo il biologico richiede costi più bassi – per il non utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi o per il non necessario acquisto delle sementi – ma che può portare ad avere, specie nel lungo periodo, rese uguali o addirittura superiori all’agricoltura convenzionale, contribuendo in maniera fondamentale a ripristinare la sostanza organica nel terreno e, quindi, a difendere i suoli dalla siccità e dalla desertificazione, effetti tipici di un’agricoltura basata sull’impiego di fertilizzanti chimici di sintesi” . Sempre secondo il Presidente di FederBio “Esistono esempi numerosi, citati anche in recenti studi del prestigioso Worldwatch Institute, dell’Università di Cardiff, o dell’IFAD (International Found for Agricolture Development), che indicano come le coltivazioni con il metodo biologico contribuiscano realmente a migliorare la qualità di vita degli agricoltori nel Terzo Mondo, conservando le loro risorse, aumentando la loro produzione, rendendoli autosufficienti senza costringerli a pagare per l’acquisto degli input chimici e delle sementi. Non è poi vero, come sostiene il Direttore della FAO, che praticare il metodo biologico richieda grandi investimenti e particolari capacità imprenditoriali: le tecniche dell’agricoltura biologica si rifanno per lo più alle tecniche tradizionali, dunque semplici e ben conosciute, e coltivare in sintonia con l’ambiente vuol dire anche tener conto delle strutture sociali e culturali locali, utilizzando al meglio le risorse presenti e la biodiversità”.
Paolo Carnemolla ha concluso indicando che “in uno studio realizzato dall’Università del Michigan si è convertito il valore della produzione agricola ottenuto dall’agricoltura tradizionale con quello che si otterrebbe se fosse praticata l’agricoltura biologica: ne è risultato che, a parità di produzione, si otterrebbe comunque di coprire un fabbisogno calorico pro capite giornaliero compreso tra le 2.640 e le 4.380 kcal, più che sufficiente, a far fronte al problema della fame. Rimane tuttavia il fatto che per nutrire una popolazione in costante crescita è necessaria una equa distribuzione delle risorse, cosa che oggi non accade, e bisogna tutelare la fertilità a lungo termine dei terreni e la biodiversità: aspetti che non vengono certo salvaguardati attraverso l’agricoltura chimica e industriale”.