Abolire l’uso dei prodotti chimici dai campi e dalle aree verdi.
Se ne parla oggi a Firenze Bio a Fortezza dal Basso, alla presentazione dei risultati della Campagna “I pesticidi dentro di noi”.

 

23 marzo. La salute umana è messa a rischio dall’utilizzo dei pesticidi. Un allarme lanciato da tutti goli organismi scientifici e sanitari, e confermato dall’esperienza de “I pesticidi dentro di noi”, un’iniziativa che fa parte del progetto Cambia la Terra, voluto da FederBio, ISDE- Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu e WWF, con l’apporto di sei aziende del biologico, che viene presentato oggi a FirenzeBio nel convegno “Cambiare la terra, a partire dalle città”.

Una comune famiglia italiana si è sottoposta ad analisi di laboratorio prima e dopo una dieta interamente biologica di 15 giorni per verificare la presenza o meno all’interno dell’organismo di composti chimici derivanti da pesticidi utilizzati nei campi. L’esperimento sociale, concluso alla fine del 2017, ha dimostrato che, nonostante i controlli sui residui nei cibi, ,le sostanze contenute nel alimenti si depositano all’interno del nostro corpo: glifosato, clorpirifos, piretroidi sono stati rilevati in dosi al di sopra della media di riferimento nelle urine della famiglia D. Dopo 15 giorni di bio al 100%, nell’80% delle analisi le tracce sono scomparse o fortemente diminuite, a riprova del fatto che quello che mangiamo influenza enormemente la quantità di sostanze chimiche assorbite dal nostro corpo.  La presenza di pesticidi ed erbicidi è diminuita in modo considerevole, soprattutto nei bambini, azzerandosi o riducendosi nella maggior parte dei casi fino al 75% rispetto al valore di partenza (*).

“L’ONU ha quantificato in 200.000 in un anno le vittime dei pesticidi nel solo settore agricolo per intossicazione acuta o avvelenamento, moltissimi studi hanno ormai dimostrato che l’esposizione ai fitofarmaci prolungata nel tempo – seppur a piccole dosi – ha ricadute devastanti sulla salute e sull’ambiente”, ha detto Maria Grazia Mammuccini, introducendo il convegno organizzato da FederBio, ANCI, Associazione nazionale Città del Bio, Rete Europea Città Bio. “In realtà tutti i cittadini sono esposti, che vivano o no in aree agricole. Per questo, molti comuni italiani ed europei hanno dato vita a iniziative di contenimento del rischio: regolamenti che normano e in qualche caso addirittura vietano- l’utilizzo di prodotti fitosanitari di sintesi nei campi e nelle aree cittadine”.

Sono nate così le reti delle città libere dai pesticidi, in stretta connessione con PAN – Pesticides Action Network, e associazioni di comuni che sono intervenuti o stanno intervenendo nella regolamentazione dei pesticidi, con l’intento di salvaguardare salute umana e ambientale.

Ad esempio, nel 2015 Malles, un piccolo comune della Val Venosta, diventava il primo comune in Italia a vietare i pesticidi sul proprio territorio, incentivando invece la conversione alla coltivazione biologica. Da quel momento città come Varese, Belluno, Bolzano e altre ancora hanno seguito l’esempio del paese alto-atesino, emanando disposizioni che regolano l’utilizzo della chimica di sintesi nelle aree verdi e nei campi. Come Ragusa, che, dal dicembre scorso, si è impegnata a raggiungere una significativa riduzione dell’uso dei pesticidi, con l’obiettivo di eliminarli gradualmente in tutte le aree pubbliche gestite dall’amministrazione comunale e a promuovere campagne d’informazione per incoraggiare anche i privati ad usare alternative sostenibili ai pesticidi negli orti e nei giardini. O comuni come quelli toscani di Sestino e Badia (in provincia di Arezzo) che hanno approvato regolamenti comunali per incentivare l’attività produttiva agricola biologica e biodinamica (quindi contro l’utilizzo di prodotti fitosanitari), sia per la coltivazione che per gli allevamenti.

 

* La Famiglia D, madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si è passati – dopo 15 giorni di dieta bio – da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità.  La “decontaminazione” ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo. In complesso, su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno avuto esiti estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta.

Le analisi, elaborate a Brema in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen – MLHB), vedevano ad esempio l’insetticida clorpirifos prima della dieta presente nelle urine del bambino più piccolo con oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina, un valore più di tre volte maggiore della media di riferimento che è 1,5 (microgrammi/g). Dopo quindici giorni di dieta biologica la concentrazione dell’inquinante è scesa a un valore di 1,8 microgrammi. Mentre nelle analisi del padre, Giorgio, la stessa sostanza – che era oltre tre volte la media di riferimento per la popolazione adulta– non è più rilevabile dopo la dieta. Il glifosato, invece, è totalmente scomparso dalle analisi del padre, Giorgio e del bambino di sette anni.

La campagna “I pesticidi dentro di noi” è stata sostenuta da Aboca, Germinal Bio, NaturaSì, Pizzi Osvaldo, Probios e Rigoni di Asiago.

 

Tutti i risultati, i video, e le informazioni sono reperibili a questo link.

 

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