LE FAQ SULL’AGRICOLTURA BIOLOGICA

Parliamo di alimenti provenienti da produttori controllati e certificati sulla base di Regolamenti comunitari e di leggi nazionali, che escludono l’impiego nella coltivazione di prodotti chimici di sintesi e tutelano quindi le falde acquifere e il terreno, che utilizzano tecniche agronomiche idonee, adottando la tecnica della rotazione colturale e dei sovesci, scegliendo varietà, sementi e materiale vivaistico idonei, a seconda della vocazione della zona, rispettando i cicli naturali di maturazione.
Realtà che producono e trasformano prodotti bio d’eccellenza, che impiegano esclusivamente tecniche e additivi di origine naturale per la preparazione e trasformazione degli alimenti e che non utilizzano radiazioni ionizzanti per aumentare la conservabilità del prodotto e dei suoi ingredienti e che sono più coinvolte nella filiera che
li unisce al consumatore.
Secondo i dati ISTAT nel nostro Paese vengono impiegati annualmente circa 1.475.000 quintali di pesticidi chimici di sintesi. Affidarsi al prodotto bio significa contribuire a diminuire sempre più tale enorme quantità, in nome della tutela di ciascun essere vivente, dalla terra all’uomo.

Definizione Reg. (UE) 2018/848

La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle
preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.

Definizione IFOAM
L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che sostiene la salute del suolo, dell’ecosistema e delle persone. Si basa su processi ecologici, biodiversità e cicli adatti alle condizioni locali, piuttosto che sull’uso di input con effetti avversi.
L’agricoltura biologica combina tradizione, innovazione e scienza perché l’ambiente condiviso ne tragga beneficio e per promuovere relazioni corrette e una buona qualità della vita per tutti coloro che sono coinvolti.

Le principali caratteristiche dell’agricoltura biologica sono:

  • esclusione di prodotti chimici di sintesi, che alterano profondamente l’ambiente ed influiscono negativamente sulla salubrità delle produzioni ottenute
  • utilizzo di tecniche agronomiche idonee, di piante resistenti e di insetti predatori contro i parassiti
  • incremento e mantenimento della fertilità naturale del terreno, mediante l’utilizzo di tecniche di lavorazione non distruttive
  • adozione della tecnica della rotazione colturale e dei sovesci
  • uso di fertilizzanti naturali, riducendo in tal modo l’utilizzo di risorse non rinnovabili
  • non utilizzo di radiazioni per aumentare la conservabilità del prodotto e dei suoi ingredienti
  • scelta di varietà, sementi e materiale vivaistico idonei, a seconda della vocazione della zona, intesa come l’insieme delle caratteristiche del terreno e del clima di una certa area, ottimali per una determinata specie
  • garanzia per gli animali di una vita conforme alle esigenze specifiche delle singole specie, avendo quindi cura del loro benessere e limitando strettamente l’uso di antibiotici
  • raccolta dei prodotti al momento ottimale di maturazione
  • certificazione del processo di produzione a garanzia del rispetto delle norme legislative che la codificano e di ogni singolo intervento lungo le differenti filiere produttive
  • impiego di sole tecniche ed additivi di origine naturale per la preparazione e trasformazione degli alimenti.

L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base alla normativa comunitaria e nazionale. Non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di Controllo e Certificazione uniforme in tutta l’Unione Europea. Le produzioni biologiche sono ottenute applicando i principi definiti dal Reg. (UE) 2018/848. La certificazione biologica è garantita da un Organismo di Controllo (ente privato autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali) che ha l’obbligo di garantire che il sistema produttivo adottato sia conforme alla normativa vigente. Queste normative, conosciute anche come standard biologici, regolano le procedure che gli agricoltori e le aziende trasformatrici sono tenute a seguire. Garantiscono che gli agricoltori biologici non facciano uso di fertilizzanti e pesticidi chimici artificiali e che gli animali vengano allevati senza l’uso di molti medicinali e sostanze chimiche comunemente utilizzate nell’allevamento biologico.

Inoltre, gli standard biologici assicurano che ogni alimento trasformato sia il più naturale e sano possibile, limitando l’uso di additivi alimentari superflui e di additivi di lavorazione. Le aziende biologiche e quelle di trasformazione sono soggette a regolari ispezioni per garantire il rispetto degli standard biologici. Gli stessi regolamenti vengono applicati a tutti i prodotti biologici importati dall’UE. Pertanto, quando il consumatore sceglie un prodotto biologico, ha la sicurezza di acquistare un prodotto che non danneggia l’ambiente e che favorisce il benessere dell’intera comunità.

Il termine biologico può essere usato solo per i prodotti che rispettano il Reg. (UE) 2018/848. Prima di poter essere definito biologico, un prodotto agroalimentare deve essere certificato come tale dagli Organismi di Controllo e Certificazione, enti riconosciuti ed autorizzati dal Masaf (Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle Foreste) ad eseguire controlli e ispezioni per verificare che i rispettino il Reg. 848.

Nel caso di prodotti non confezionati (sfusi), riconosciuti e certificati da un Organismo di Controllo come provenienti da agricoltura biologica, il commerciante avrà a disposizione un certificato che il cliente potrà verificare in ogni momento. Per quanto riguarda gli alimenti confezionati le modalità di etichettatura sono fissate dal suddetto Regolamento. Possiamo quindi riconoscere un prodotto biologico dalla sua etichetta. Essa è composta da un insieme da un insieme di elementi, il più importante dei quali è il logo europeo di produzione biologica.

Per tutelare il consumatore da pratiche ingannevoli nonché per garantire una concorrenza leale tra i diversi prodotti all’interno del mercato comunitario, i Reg. (UE) 848/2018 che abroga il Reg. CE n. 834/2007, fissa le modalità di etichettatura dei prodotti biologici e di quelli ottenuti a partire da materie prime biologiche. Sull’etichetta dobbiamo trovare innanzitutto il logo bio europeo, rappresentato da una foglia stilizzata composta da 12 stelle bianche su fondo verde, logo che è stato scelto dalla Commissione Europea attraverso un concorso che ha visto coinvolti 3.500 studenti d’arte degli Stati membri.

La presenza del logo europeo dà garanzia che il prodotto abbia una “percentuale di ingredienti biologici” almeno del 95%. Accanto al logo europeo, vanno riportate le indicazioni necessarie per identificare il Paese (per l’Italia, IT), il codice dell’operatore e il codice dell’organismo di controllo.

Non sono sinonimi nel senso che i prodotti biologici sono certificati e normati dal nuovo Reg. (UE) 2018/848. Per i prodotti agroalimentari biologici vige l’assoluto divieto di utilizzare OGM e il Regolamento garantisce che siano denominati biol soltanto i prodotti che contengono almeno il 95% di ingredienti biologici.

I prodotti cosiddetti “naturali” non fanno riferimento a nessuno standard o regolamento e quindi non devono rispondere a requisiti ben definiti né sono sottoposti a controlli specifici. È bene ricordare che la certificazione bio è una certificazione di processo e non di prodotto che garantisce una tutela ambientale e della natura utilizzando metodologie di coltivazione e di allevamento sostenibili.

Il metodo di coltivazione e di allevamento biologico prevede l’adozione di tecniche molto impegnative, che richiedono sicuramente maggiore necessità di lavoro umano. È bene ricordare che non parliamo di agricoltura o allevamento intensivi: i terreni e gli animali non vengono “sfruttati” e hanno rese più costanti nel tempo anche se in quantità leggermente ridotte.

Cosa significa? Che una superficie coltivata col metodo bio avrà una produzione inferiore rispetto a quanto non farebbe se coltivata in modo intensivo, con conseguente impoverimento del terreno, inquinamento delle falde acquifere etc. La rotazione delle colture e il sovescio sono tecniche adottate nel bio per arricchire il terreno, per nutrire la terra senza utilizzare input chimici esterni che impoveriscono il terreno. Tutte queste operazioni, richiedendo maggiore manodopera, tendono ad alzare il prezzo finale di un prodotto bio, rispettando però anche il lavoro dei produttori ed evitando fenomeni come il caporalato o lo sfruttamento degli operatori agricoli.

È utile riflettere su un altro importante aspetto: abbiamo mai pensato a quanto costano le attività di bonifica dei terreni, delle falde acquifere, di cura alle malattie? In qualche Paese europeo le leggi stabiliscono un nesso di causa/effetto tra le malattie e l’uso di pesticidi. In Francia, per esempio, il morbo di Parkinson è riconosciuto come malattia professionale per gli agricoltori. Se consideriamo questi costi, andandoli ad aggiungere al prezzo dei prodotti non bio, scopriamo facilmente che il bio non può essere definito come caro.

I risultati degli studi di nove progetti di ricerca finanziati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, mettono in luce che il cibo biologico è più salutare del convenzionale sotto diversi aspetti.

I progetti di ricerca, che hanno coinvolto il Cnr e il Cra e alcune importanti università italiane, hanno dimostrato che: i pomodori biologici freschi e trasformati, rispetto a quelli convenzionali, sono più ricchi di antiossidanti e polifenoli, i micronutrienti di cui è stato ampiamente provato il legame con la prevenzione del cancro, delle malattie cardiovascolari e cronico-degenerative in genere, facendoci vivere più sani e più a lungo (studio Biopomnutri); i cereali biologici non contengono più micotossine di quelli convenzionali e pur non avvalendosi di fungicidi (meglio noti come “anticrittogamici”), sono meno esposti a contaminazioni fungine, grazie al ricorso alle buone pratiche agronomiche, in particolare alla rotazione colturale (studio Psnb-Cer).

Inoltre le conclusioni del progetto “Bioqualia – La qualità nutrizionale ed organolettica delle produzioni biologiche”, condotto dal Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura ex Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione) e finanziato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali hanno dimostrato che “I prodotti bio, coltivati senza l’uso di diserbanti e altre sostanze chimiche, non hanno solo il vantaggio di essere “senza chimica”, ma sono qualitativamente superiori rispetto ai prodotti convenzionali”.

I ricercatori dell’ex Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione hanno condotto un’indagine sulle ricerche pubblicate su riviste scientifiche internazionali dal 2005 al 2011, nelle quali sono state messe a confronto le caratteristiche nutrizionali dei prodotti bio e di quelli tradizionali. I risultati vanno così a contraddire qualche indagine che negli ultimi anni ha fatto discutere e ha creato molta confusione nel consumatore.

Il lavoro svolto ha messo in evidenza come i prodotti bio contengono un maggior numero di vitamine, antiossidanti, e sostanze salutari: la frutta biologica tende ad avere un maggior presenza di vitamina C e – nel caso dei frutti a bacca – un più elevato contenuto di composti fenolici rispetto alla convenzionale;  gli ortaggi biologici tendono a mostrare una concentrazione superiore di carotenoidi; il latte ottenuto da animali allevati con il sistema biologico (così come i suoi derivati)  tende a essere più ricco in acidi grassi polinsaturi e acido linoleico coniugato, sostanze che hanno dimostrato di avere una considerevole azione preventiva verso numerose patologie, come quelle cardiovascolari. Anche secondo il rapporto State of Science Review, a cura di The Organic Center for Education and Promotion (USA), emerge come il sistema colturale biologico permetta ai prodotti agricoli di possedere dei livelli di sostanze antiossidanti superiori a quelli derivanti dai metodi convenzionali.

Un altro studio pubblicato nel 2008 sulla prestigiosa rivista scientifica British Journal of Nutrition, evidenzia la relazione tra alimentazione con prodotti biologici e prevenzione dei problemi respiratori e delle manifestazioni allergiche. In conclusione, un gran numero di ricerche scientifiche conferma quello che il buonsenso suggerirebbe e cioè che l’agricoltura biologica rappresenta un riferimento autorevole per preservare il nostro stato di salute, prevenire patologie croniche, garantire una migliore qualità di vita a noi e alle generazioni future.

I prodotti bio sono frutto di un metodo agricolo che concilia produzione e ambiente e che nutre la terra donandole vigore in modo naturale. L’esclusione di fertilizzanti, diserbanti, insetticidi e anticrittogamici chimici di sintesi, l’adozione della rotazione delle colture e della tecnica del sovescio contribuiscono a donare nutrimento, armonia e salute al terreno, nutrendola nel tempo e rendendola fertile costantemente.
L’amore e la cura per la terra contribuiscono a renderla fertile e viva per offrirci prodotti attenti al nostro benessere. Ogni granello, ogni zolla, ogni campo rappresentano una fonte di vita da rispettare e da amare.

Il principio guida dell’allevamento biologico è quello di assicurare il benessere animale. La vita degli animali allevati con il metodo biologico, infatti, dovrebbe avvicinarsi il più possibile ai loro cicli naturali e le tecniche di gestione dell’allevamento devono soddisfare le esigenze fisiologiche ed etologiche delle diverse specie.
Perciò in agricoltura biologica non sono autorizzati allevamenti di tipo industriale con gli animali sempre chiusi in stalle, né sono ammesse gabbie o batterie; è vietato tenerli legati o in condizioni di isolamento e la riproduzione non deve essere indotta da trattamenti artificiali (ormoni o sostanze affini).
Gli animali devono poter disporre di spazi adeguati ben illuminati ed areati, con libero accesso al pascolo, al cibo e all’acqua.
In zootecnia biologica non sono ammessi promotori di crescita o altri ausili chimici, che potrebbero determinare un’accelerazione della crescita oppure un ingrassamento artificiale né pratiche che consentono l’alimentazione forzata, come l’illuminazione continua. L’alimentazione deve rispondere ai fabbisogni degli animali e gli alimenti devono provenire da coltivazioni biologiche o derivare dalla loro trasformazione secondo gli standard previsti dal metodo biologico. Comunque, il pascolo è la prima fonte di approvvigionamento alimentare per gli allevamenti biologici.
ll benessere, la buona salute e, in generale, il miglioramento delle condizioni di vita dell’animale, presupposti essenziali dell’allevamento biologico, determinano anche la buona qualità del prodotti derivati (carne, latte e uova).

Un gruppo di ricercatori internazionali diretto da Andreas Gattinger (FiBL – Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica) ha esaminato i risultati di 74 studi internazionali che hanno paragonato gli effetti sul terreno delle coltivazioni biologiche e quelle convenzionali. Il risultato dimostra che l’agricoltura biologica permette di fissare nel terreno quantità di carbonio significativamente superiori, con ciò offrendo un importante contributo per frenare il riscaldamento globale. Lo studio ha dimostrato che se tutte le superfici agricole fossero coltivate con metodi biologici, le emissioni di CO2 causate dall’agricoltura potrebbero ridursi del 23% in Europa e del 36% negli Usa. Gli autori hanno inoltre calcolato che ciò corrisponderebbe a circa il 13% della riduzione complessiva necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030.
L’agricoltura biologica svolge un compito molto importante nella conservazione e implementazione della biodiversità e delle caratteristiche ambientali. Il concetto di biodiversità è un principio generale dell’agricoltura biologica: ogni organismo vivente viene tenuto in considerazione, dal più piccolo microrganismo che vive nel terreno al più imponente albero. Per questa ragione, ogni anello della catena di produzione dei prodotti biologici è studiato per mantenere e, dove è possibile, incrementare la diversità della piante e degli animali.
La maggior parte delle pratiche agronomiche impiegate in agricoltura biologica, infatti, influiscono positivamente sulla biodiversità; ad esempio, l’impiego di concimi organici e il divieto di impiegare pesticidi e fertilizzanti sintetici incrementa la biodiversità del suolo e quindi aumenta la concentrazione dei microrganismi, Anellidi, Artropodi, Nematodi ecc., che vivono nel terreno; l’adozione della rotazione delle colture, con un’appropriata scelta delle varietà, aumenta la biodiversità a livello genetico e specifico; la scelta di coltivare varietà locali di piante e razze autoctone di animali induce a mantenere e a tutelare la biodiversità e le peculiarità delle differenti aree territoriali; infine, l’introduzione di nemici naturali dei parassiti e delle infestanti (lotta biologica), piuttosto che l’uso di fitofarmaci, aiuta ad incrementare la vita animale.
Perciò, l’applicazione corretta del metodo dell’agricoltura biologica rappresenta di per sé uno strumento di conservazione della biodiversità sia naturale che rurale.

È ormai dimostrato da numerosi studi che l’agricoltura biologica ha quasi sempre migliore performance sulla mitigazione e resilienza al cambiamento climatico.
L’agricoltura biologica può vantare un forte potenziale nella mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché è in grado di sequestrare grosse quantità di carbonio nei suoli e di ridurre l’emissioni dei gas serra, grazie all’esclusione di prodotti chimici di sintesi e all’uso ottimale di pratiche agronomiche quali: i sovesci, le rotazioni, colture intercalari, colture di copertura e uso di tecniche compostaggio ecc.
L’agricoltura biologica, quindi, contribuisce alla riduzione delle emissioni, non solo per il mancato uso dei fitofarmaci e fertilizzanti di sintesi, ma soprattutto attraverso una maggiore capacità di sequestro di CO2 nei suoli, poiché è basata sulla fertilità del suolo e sulla produzione di humus e di sostanza organica, che richiede carbonio.
La FAO, infatti, considera la diffusione dell’agricoltura biologica come una promettente strategia per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Sulla base di queste considerazioni, il metodo biologico rappresenta quindi una valida risposta alle politiche per la soluzione dei problemi relativi al clima, poiché è basato su quelle tecniche agronomiche che si richiede di applicare a tutti i sistemi agricoli.
In conclusione, possiamo affermare che l’agricoltura biologica non è solo un sistema di produzione di beni alimentari secondo pratiche naturalistiche, ma anche una attività in grado di conservare le risorse naturali, di ridurre o evitare l’inquinamento ambientale, di conservare la biodiversità e l’integrità ecologica.
A queste funzioni si aggiungono due importanti obiettivi a cui concorre l’agricoltura biologica:

  • quello di mitigazione dei cambiamenti del clima attraverso un assorbimento di anidride carbonica atmosferica che produce un bilancio di emissioni nette inferiore a quello derivante dall’agricoltura convenzionale;
  • quello di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso la prevenzione dei maggiori rischi o danni derivanti dai cambiamenti del clima mediante una gestione più sostenibile del suolo che porta, tra l’altro a ridurre il rischio idrogeologico, il rischio di degrado del suolo e di desertificazione, nonché i rischi di depauperamento delle risorse idriche.

Di fatto oggi l’agricoltura biologica è un modello di sviluppo sostenibile basato su solide considerazioni scientifiche e tecniche. Si parla di sviluppo sostenibile ma sarebbe meglio dire “durevole” in quanto si propone un’agricoltura che alteri il meno possibile l’ecosistema e le risorse naturali e che dia la possibilità alle generazioni future di poter godere di un ambiente favorevole. I principi su cui oggi si basa l’agricoltura biologica sono quelli della salvaguardia e della valorizzazione delle risorse naturali, del rispetto dell’ambiente, del benessere animale e della salute del consumatore. Si deve quindi sempre sottolineare che questo modello di produzione non riguarda solo l’offerta di prodotti alimentari con caratteristiche differenti (che possiamo ritenere più “sane”), ma soprattutto propone uno sviluppo rurale che tuteli e valorizzi l’ambiente, le risorse naturali, il paesaggio.
I sistemi agricoli biologici devono considerare come base del proprio potenziale produttivo la fertilità intrinseca del suolo, che deve essere quindi assolutamente mantenuta nel tempo. Le piante, gli animali, l’ambiente (compreso il paesaggio) vanno considerati elementi estremamente connessi tra loro; in agricoltura biologica sono allora drasticamente sono allora drasticamente ridotti gli apporti esterni: è quindi bandito l’impiego di fertilizzanti, fitofarmaci e medicinali per uso veterinario derivanti dalla chimica di sintesi. Si cerca di modificare il meno possibile gli habitat naturali di piante e animali, di rispettare la stagionalità e di utilizzare le energie rinnovabili.

Il Reg. (UE) 2018/848 del parlamento europeo e del consiglio del 30 maggio 2018, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti bio e che abroga il Reg. CE n. 834/2007 definisce:

  • i principi fondanti e l’insieme coerente di obiettivi, principi e norme fondamentali sulla produzione biologica, assicurandone l’applicazione in tutte le fasi di produzione, preparazione, commercializzazione e importazione di prodotti agroalimentari biologici;
  • chiarifica la disciplina in materia di OGM, ribadendo in particolare l’assoluto divieto di utilizzare OGM nella produzione biologica;
  • rende obbligatorio il logo UE in etichetta per i prodotti biologici di origine comunitaria, la cui presenza renderà più facilmente individuabile il prodotto e le garanzie che porta con sé;
  • garantisce che siano etichettati bio soltanto gli alimenti contenenti almeno il 95% di ingredienti biologici;

Il Reg. (UE) 848/2018 sul vino biologico:

La parte IV del Reg. 848 (allegato II) indica le norme che si applicano alla produzione biologica di prodotti nel settore vitivinicolo.  Il regolamento stabilisce le pratiche enologiche ammesse, identifica l’uso di taluni prodotti e sostanze autorizzate per il vino biologico ed inoltre chiarisce che il vino biologico si fa solo con uve biologiche.

I regolamenti europei sul biologico lasciano libertà agli Stati membri di attivare nel proprio Stato uno specifico sistema di controllo e vigilanza, che coinvolga sia Autorità pubbliche che società di certificazione private. In Italia il sistema di certificazione, controllo e vigilanza dei produttori e dei prodotti biologici prevede numerosi attori:

Masaf

  • è l’Autorità Pubblica di riferimento
  • è il Referente a livello europeo
  • autorizza gli Organismi di Controllo e Certificazione (OdC)
  • esercita l’attività di sorveglianza sugli OdC

Regioni

  • ricevono le notifiche dagli Operatori
  • costituiscono gli Albi delle Aziende
  • esercitano l’attività di sorveglianza sugli OdC

NAS, ICQRF, ecc.

  • attività di controllo come nel comparto tradizionale

ACCREDIA

  • è l’Ente unico nazionale di accreditamento, che valuta la competenza tecnica e l’idoneità professionale degli Organismi di Controllo e Certificazione, accertandone la conformità a regole obbligatorie e norme volontarie, per assicurare il valore e la credibilità delle certificazioni.

Operatori

  • hanno gli obblighi e le responsabilità che competono a chi produce, trasforma, commercializza prodotti alimentari

Organismi di Certificazione

  • sono società private che operano nel settore biologico in virtù dell’accreditamento da parte dell’ente unico nazionale di accreditamento ACCREDIA e del riconoscimento da parte del Masaf (Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste).
  • esercitano l’attività di controllo e certificazione degli Operatori che hanno inviato la notifica
  • forniscono agli Enti Pubblici i dati sulle aziende controllate e una relazione dettagliata della loro attività

Gli OdC svolgono numerose visite di controllo e prelevano campioni per la ricerca di sostanze non ammesse dai regolamenti biologici; tale attività viene effettuata presso tutti gli operatori siano essi agricoltori, allevatori, trasformatori, commercializzatori o importatori.
I regolamenti europei indicano che gli OdC devono eseguire un controllo di ciascun operatore biologico almeno una volta all’anno e dalla tabella si evince che tale limite è rispettato dagli OdC italiani.

In particolare si occupano della:

  • ricezione e valutazione delle Notifiche di attività di produzione con metodo biologico da parte degli Operatori
  • valutazione d’idoneità degli Operatori all’ingresso nel sistema di controllo e certificazione (attestato di conformità aziendale)
  • svolgimento dell’attività di controllo presso gli Operatori (piano tipo di controllo: documenti, visite ispettive, analisi)
  • rilascio della certificazione di prodotto e/o dell’autorizzazione alla stampa delle etichette/imballaggi
  • irrogazione delle eventuali sanzioni agli Operatori
  • tenuta delle registrazioni inerenti al personale impiegato, agli operatori controllati e alle pratiche di emissione delle certificazioni
  • comunicazioni all’Autorità competente e alle Amministrazioni regionali