Caro direttore, qualcuno dice che l’agricoltura biodinamica è una pseudo scienza. Ma non si limita a dirlo, sta passando al boicottaggio delle iniziative dell’agricoltura biodinamica nel campo della ricerca e nel mondo accademico. Perché tanta ostilità? Sarebbe comprensibile se venisse da quella parte del mondo industriale responsabile di squilibri degli ecosistemi così gravi da rappresentare una minaccia per la sicurezza alimentare, che tanto vuole difendere i profitti ricavati dall’uso di pesticidi, teme il diffondersi dell’agroecologia, incurante degli squilibri causati agli ecosistemi che rappresentano una minaccia per la sicurezza alimentare. Non è comprensibile che il pensiero scientifico voglia escludere pregiudizialmente un allargamento a un campo diverso, quello della biodinamica, che offre risultati interessanti: un’esperienza quasi secolare, positiva per la salute dei terreni e per quella dei consumatori. L’agricoltura biodinamica non si oppone all’indagine scientifica, ma la sollecita onde affinare le sue tecniche e scoprirne di nuove. Alcuni studi sono già stati condotti all’estero con risultati incoraggianti. L’agricoltura biologica e biodinamica crescono più del 20 per cento l’anno. Grazie all’Associazione Biodinamica italiana i principali gruppi della distribuzione tedeschi e olandesi, che nel complesso fatturano oltre due miliardi di euro, sono stati ospitati per la prima volta a Napoli e a Capua e hanno manifestato un interesse concreto per le potenzialità produttive dell’Italia meridionale riguardo ai prodotti biodinamici. Le richieste del mercato europeo consentirebbero di aumentare di almeno 300 milioni di euro il fatturato annuo dei prodotti biodinamici italiani esportati. Un’opportunità concreta per l’agricoltura e l’occupazione del Sud. Vogliamo buttarla via per una questione di principio, come propongono di fare alcune società scientifiche? Il mercato biodinamico può crescere rapidamente con importanti benefici ambientali — miglioramento della tenuta idrogeologica, maggiore capacità di assorbimento dei gas serra, rallentamento dei processi di desertificazione, difesa del paesaggio — perché alle spalle esiste un quadro molto solido di regole e controlli. L’agricoltura biodinamica dal 1991 è normata e certificata nell’Unione Europea al pari di quella biologica, di cui condivide quindi tutte le basi scientifiche e tecniche e l’impianto normativo, oltre che il sistema di certificazione. È dunque con un ritardo quasi trentennale che anche l’Università italiana ha cominciato ad approfondire questo metodo di agricoltura. Il boicottaggio attuato da tre Società scientifiche, con una lettera di «scomunica» verso alcuni docenti che hanno organizzato il convegno promosso dall’Associazione biodinamica italiana a Napoli dal 10 al 12 novembre scorso è inaccettabile. Una scomunica decisa sulla base di pregiudizi e luoghi comuni che nulla hanno a che vedere con la scienza, che invece deve indagare senza preconcetti.
Siamo convinti che la gran parte dei ricercatori italiani non sia disposta a costruire un nuovo indice delle pratiche proibite e, al contrario, voglia confrontarsi sui numeri e sui fatti. Assieme a migliaia di giovani agricoltori e a milioni di cittadini che auspicano un Pianeta diverso e migliore, chiediamo alla scienza di occuparsi di futuro, dunque anche di metodo biologico e biodinamico, visto che si tratta di un settore dell’agroalimentare italiano in crescita e ci vede leader nell’export, garantendo agli agricoltori un giusto prezzo e un mercato che a livello mondiale è previsto in crescita a due cifre per almeno il prossimo decennio. Il biologico e il biodinamico generano nuova economia, benessere, occupazione e salute. Su questi obiettivi lavoriamo già con la scienza e con i docenti universitari cui interessa il bene del Paese e che non si piegano alle intimidazioni di alcune Società scientifiche. Continueremo a farlo.