Forse pochi lo sanno ma alcune Regioni del Sud, come la Calabria, hanno ormai quasi un terzo della loro superficie agricola convertita al biologico. È del resto nel Sud Italia che ci sono le condizioni agroecologiche migliori per un’agricoltura che non utilizza la chimica di sintesi e opera valorizzando la biodiversità e le condizioni dei terreni e del clima locali.
E proprio nel Sud Italia c’è molto bisogno di un’agricoltura che è fatta soprattutto di giovani e donne, di cooperative che lavorano terreni confiscati alla criminalità e a maggior intensità di lavoro, oltre che capace di valorizzare enogastronomia e turismo internazionale meglio di altre.
Proprio la Calabria è stata la prima Regione in Italia a accogliere l’appello della Coalizione Stop Glifosato, che raccoglie 45 organizzazioni del biologico, ambientaliste e della cittadinanza attiva, per smettere di pagare con i soldi delle tasse dei cittadini europei gli agricoltori che utilizzano questo diserbante sotto osservazione da parte dell’Ue perché ritenuto potenzialmente cancerogeno.
Nonostante gli annunci del ministro Martina dell’avvio di un piano nazionale “glifosato zero” per l’agricoltura italiana, solo la Giunta regionale della Calabria ha avuto il coraggio di una scelta che applica finalmente il principio di precauzione e va nella direzione della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini come beni primari, cessando lo scandalo di dare contributi pubblici agli agricoltori che utilizzano prodotti potenzialmente dannosi.
E del resto proprio quell’elevata percentuale di superficie agricola già coltivata a biologico testimonia come l’utilizzo del glifosato sia affatto indispensabile per l’agricoltura calabrese e del Sud Italia, ancora più che per quella di altre Regioni dove sistemi agricoli monocolturali e fortemente sostenuti dalla chimica di sintesi dipendono necessariamente da questo diserbante.
Tutto bene e tutto facile quindi? Ma nemmeno per scherzo, ovviamente. Nonostante l’appoggio dato almeno inizialmente da Coldiretti a questa delibera, le altre organizzazioni agricole e cooperative regionali hanno alzato le barricate, evidentemente incapaci di cogliere la straordinaria opportunità anche commerciale di questa iniziativa della politica, finalmente attenta agli interessi generali dei cittadini, ma anche al futuro dell’economia agricola regionale che non può dipendere solo dai contributi pubblici.
Sosteniamo dunque con forza la scelta della Giunta regionale calabrese prima ancora che per il valore etico e di responsabilità che essa ha, per il segnale da tanto atteso di una politica capace di scelte coraggiose che guardano al futuro della gente e dei territori senza essere ostaggio di interessi corporativi, oltretutto così miopi e autolesionisti.

Fonte: Blog di Paolo Carnemolla su Huffington Post