Tutto pronto per la 33ª edizione del Sana, il salone internazionale del biologico, in programma a Bologna dal 9 al 12 settembre. Ad inaugurare la kermesse ci sarà «Rivoluzione Bio 2021», gli stati generali del settore per «confrontarsi, approfondire e condividere le iniziative più efficaci per consolidare la crescita del biologico». Parola di Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, che insieme alle Fiera di Bologna organizza l’evento. «Si parlerà anche del Piano di Azione nazionale per il biologico – continua – necessario a delineare la visione nei prossimi 10 anni e a individuare i collegamenti con il Piano Strategico Nazionale della Pac, che dovrà indicare l’obiettivo percentuale di crescita del biologico e gli interventi concreti per raggiungerlo».

Partiamo però facendo il punto sul comparto: ci sono già delle previsioni per l’anno in corso? «Il biologico si conferma un settore in crescita. Secondo i dati dell’Osservatorio Sana promosso da BolognaFiere, a cura di Nomisma, i consumi interni hanno fatto segnare un significativo +133% dal 2011 al 2021 (anno terminante a luglio) mentre l’export del bio Made in Italy è cresciuto dell’11% nell’ultimo anno, volando a +156% negli ultimi 10 anni. Nel 2021 le vendite complessive di prodotti bio si assestano a poco più di 4,6 miliardi di euro, con un incremento del 5% rispetto al 2020, l’away from home cresce del 10% e l’export del bio Made in Italy dell’11%, raggiungendo 2,9 miliardi di euro di vendite sui mercati internazionali».

Quali sono le ragioni di questa crescita? «I consumatori scelgono sempre più il biologico perché preferiscono un’alimentazione sana, che rispetta l’ambiente e contribuisce a contrastare i cambiamenti climatici. La crisi emergenziale ha messo in evidenza la stretta relazione che c’è tra la salute dell’uomo e quella dell’ambiente. E dall’inizio della pandemia i cittadini hanno mostrato maggiore sensibilità, con particolare attenzione alla qualità e alla sicurezza dei prodotti che acquistano. Di conseguenza, la tendenza si è sempre più orientata verso prodotti biologici, coltivati nel rispetto della fertilità del terreno, senza chimica di sintesi e senza ogm».

Qual è il ruolo di Bologna e dell’Emilia-Romagna in questi risultati? «Anche se i nuovi dati verranno presentati proprio nel giorno di apertura, l’Emilia-Romagna dovrebbe confermarsi la quarta regione per numero complessivo di operatori biologici e la prima per numero di trasformatori di materie prime biologiche. E Bologna, ospitando da 33 anni Sana, si conferma la capitale italiana del biologico».

A che punto siamo con la legge sull’agricoltura biologica? «Dopo la quasi unanimità alla Camera e al Senato, occorre che Montecitorio approvi in via definitiva il provvedimento in tempi rapidi. La legge n. 988 introduce elementi particolarmente significativi, come la possibilità di registrare il marchio biologico Made in Italy, di istituire distretti bio che consentano di sviluppare l’agricoltura e l’economia dei territori rurali e di adottare un Piano nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano come metodo avanzato dell’approccio agroecologico. Intanto, anche l’Europa sta puntando fortemente sul biologico con il Green Deal e con le sue strategie per triplicare le superfici agricole coltivate a biologico e a ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030». […]

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FONTE


TESTATA: Corriere di Bologna
AUTORE: Beppe Facchini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 9 settembre 2021