Una “svolta storica”. Con queste parole è stato commentato uno degli accordi raggiunti durante il negoziato, ancora in corso, riguardo la riforma della nuova Politica Agricola Comune (Pac).

Ebbene, ciò che è successo lo scorso venerdì al Parlamento europeo non credo abbia nulla di paragonabile ad una svolta: con 425 voti favorevoli, 212 contrari e 51 astensioni, il Parlamento si è espresso a favore di una riforma della Pac che di fatto demolisce le strategie proposte dalla Commissione Europea che, nella Farm to Fork e Biodiversità 2030, poneva due pilastri per un nuovo sviluppo agricolo europeo. Un risultato al ribasso che indebolisce la tanto auspicata, quanto necessaria, svolta ecologica del nostro sistema produttivo primario.

Più che una svolta, quindi, potremmo dire che è il reiterarsi – per altri sette anni – di una storia sbagliata, di un approccio all’agricoltura che niente ha a che vedere con la salvaguardia dell’ambiente e della salute dell’uomo. Che nulla ha in comune con la visione del Green Deal e che purtroppo ci conferma la miopia sconcertante di una politica che non ha a cuore né il bene comune, né di conseguenza la blasonata transizione ecologica.

Nemmeno una pandemia è bastata. Nemmeno quello che stiamo vivendo da mesi servito a far capire l’urgenza di tematiche cruciali quali la salvaguardia della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico, la rigenerazione dei suoli e la tutela di quei produttori che non fanno semplicemente agricoltura, ma che coltivano e custodiscono la terra. Nemmeno la scienza e l’appello di oltre 3600 scienziati che hanno esplicitamente richiesto una Pac che smettesse di distruggere la natura. Nemmeno il lavoro sorprendente svolto dalla Commissione Europea durante la scorsa primavera e la conseguente redazione delle nuove strategie che tutto suggerivano fuorché un esito simile.

Il Parlamento Europeo ha difatti respinto le molteplici istanze portate avanti dalla Commissione, come ad esempio il taglio ai sussidi per il sistema degli allevamenti intensivi, l’aumento sostanziale dei finanziamenti per le misure ambientali o la riduzione significativa dell’uso dei pesticidi, antimicrobici e fertilizzanti. Il dado però non è ancora tratto: mentre sto scrivendo, questa proposta è oggetto di discussione nel Trilogo (Commissione, Parlamento e Consiglio Ue). La responsabilità adesso torna nelle mani della Commissione, terminale ultimo delle svariate manifestazioni di dissenso di ong e società civile che negli ultimi giorni, attraverso raccolte firme e lettere di protesta, hanno continuato a chiedere una Pac che abbia senso per l’ambiente e per il benessere dei cittadini europei.

Speriamo quindi che non si indietreggi sulle regole minime per garantire la coerenza con gli obiettivi del Green Deal e che si trovi quel coraggio che evidentemente è mancato al Parlamento il 23 ottobre scorso. Speriamo che questa volta la mia fiducia e quella di migliaia di cittadine e cittadini europei non venga nuovamente disattesa. Speriamolo per il futuro di tutti.

Carlo Petrini, sociologo e scrittore, fondatore dell’associazione Slow Food[…]

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FONTE


TESTATA: la Repubblica
AUTORE: Carlo Petrini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 3 novembre 2020