Sul tema dei controlli e delle certificazioni il mondo del bio è disposto a fare autocritica, «tanto che abbiamo proposto di inserire nel Disegno di legge in arrivo al Senato una delega, in modo tale che il ministro dell’Agricoltura possa emanare un decreto in merito», sostiene Paolo Carnemolla, presidente di FederBio. «La cosa migliore – prosegue – sarebbe che nessuna impresa certificata sia proprietaria di un organismo certificatore. E che un agricoltore non possa rivolgersi allo stesso ente di certificazione per più di tre anni consecutivi, rinnovabili al massimo una sola volta».

Per tutto il resto, però, FederBio respinge le accuse e difende un settore che vale 3,5 miliardi di euro di fatturato in Italia. «Comincio dai pesticidi – dice Carnemolla – ci contestano di utilizzarli anche in agricoltura biologica perché ricorriamo al rame. Ebbene: intanto ricorriamo solo al rame, e non a tutti gli alti ritrovati della chimica di sintesi, come i diserbanti. Inoltre, a differenza dei fitofarmaci utilizzati nell’agricoltura convenzionale, il rame non ha effetti sistemici: resta sulla buccia della frutta, per intenderci, non penetra all’interno. Basta lavarla bene» […].

Fonte: Sole24Ore.it

Autore: Mi.Ca.

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