rnCarnemolla: “Un lavoro che aveva preso le mosse anche dall’azione di denuncia fatta da FederBio e dagli organismi di certificazione associati. Necessario un coordinamento efficace del sistema di controllo in capo al ministero delle Politiche agricole”rn rnFederBio esprime viva soddisfazione per le notizie che riguardano l’operazione “Vertical Bio”, che testimoniano la bontà del lavoro avviato già lo scorso anno con l’operazione “Green War” dall’Ispettorato Repressione Frodi (ICQRF) del ministero Politiche agricole e dalla Guardia di Finanza, con anche la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato e di ACCREDIA e sotto il coordinamento della Procura di Pesaro. Un lavoro che aveva preso le mosse anche dall’azione di denuncia fatta da FederBio e dagli organismi di certificazione associati nei confronti di personaggi noti per la loro attività anche in altre vicende di frode e di situazioni evidentemente non adeguatamente presidiate da chi avrebbe dovuto bloccare importazioni di prodotti la cui conformità era solo documentale.rn rnL’associazione a delinquere di carattere transnazionale è del resto almeno in parte coinvolta nella vicenda scoperta a fine 2011 dalla Guardia di Finanza di Verona con l’operazione Gatto con gli Stivali, sempre riferita a importazioni da Paesi terzi di granaglie destinate per la maggior parte all’alimentazione animale e falsamente certificate come bio. Anche in quel caso FederBio è ancora oggi a fianco della Magistratura inquirente come unica parte civile ammessa nel processo in corso a Verona.rn rn“L’operazione odierna non solo conferma che le ipotesi accusatorie alla base dell’operazione Green War dell’aprile 2013 erano corrette ma che per anni è esistita una associazione a delinquere che ha forzato le regole normative e il sistema di certificazione di settore per immettere sul mercato europeo delle materie prime biologiche una notevole quantità di prodotto proveniente dall’agricoltura convenzionale. Se ciò è avvenuto non è solo per le complicità presenti nel sistema, già in parte individuate dalle indagini ottimamente condotte con la supervisione della Procura di Pesaro e che ci auguriamo proseguano con altrettanta efficacia – dichiara il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla – ma anche per l’assenza di un coordinamento efficace fra i diversi attori del sistema di controllo in capo al ministero delle Politiche agricole. Da tempo FederBio denuncia comportamenti omissivi da parte di alcuni dirigenti e funzionari riguardo alle autorizzazioni alle importazioni di prodotti biologici e l’enorme spreco di risorse pubbliche per sistemi informatici ancora incompleti e non funzionanti, mentre le imprese e gli organismi di certificazione sono costretti a sviluppare in autofinanziamento attraverso la federazione piattaforme di tracciabilità dei prodotti e delle transazioni per ridurre effettivamente al minimo i rischi di frodi quali quelle scoperte negli anni recenti. Anche di recente un’ispezione dei servizi della Commissione europea ha sollevato critiche sull’operato del ministero delle Politiche agricole in questi ambiti, senza tuttavia che a oggi sia stata avviata nemmeno un’indagine amministrativa da parte dei Ministri che si sono succeduti negli ultimi due anni. Anche per questo e in aderenza al proprio ruolo statutario di tutela degli operatori onesti e dei consumatori che scelgono di acquistare i prodotti biologici che la stessa ordinanza del GIP di Pesaro riporta in più punti – conclude Carnemolla – FederBio non può che augurarsi che le indagini della Magistratura di Pesaro proseguano con la massima determinazione per completare l’opera di pulizia avviata, confermando la piena collaborazione e sostegno alle indagini.”