Tutti pazzi per il bio. E l’entusiasmo diventa mania se il burger di soia e il biscotto di grani antichi si acquistano comodamente al supermercato, o se ad essere certificate come bio sono creme, saponi e prodotti di bellezza. Il Rapporto Bio Bank 2020, arrivato alla quattordicesima edizione, fotografa infatti un mercato biologico in crescita soprattutto se legato alla cosmesi e alla grande distribuzione.

«Nel 2020 il totale del mercato bio in Italia ha raggiunto 6,9 miliardi di euro (dati Nomisma per Osservatorio Sana) – spiega Rosa Maria Bertino co-fondatrice e autrice di Bio Bank – e il mercato interno, paria 4,3 miliardi di euro è più che raddoppiato in dieci anni (+118%)». La fotografia 2019 di Bio Bank rileva un totale di 3.476 attività in cui è significativo il turnover: oltre 500 attività sono uscite dal censimento quasi 650 sono le new entry. Ma eccoci al boom legato alle grandi catene: «È stata soprattutto la gdo a saper generare e intercettare la crescita, con affari per oltre 2 miliardi di euro (+279%). Tutti gli altri canali distributivi, con vendite intorno ai 2,3 miliardi di euro, sono cresciuti del 58%. Negli altri canali sono naturalmente compresi i negozi bio, che hanno mantenuto il volume delle vendite, ma non sono riusciti a incrementarle in un mercato in crescita».

Ma la vera sorpresa del Rapporto Bio Bank riguarda il fenomeno della cosmesi biologica che registra una crescita del numero di attività pari al 121,4% negli ultimi cinque anni. In particolare, gli store online di prodotti per la bellezza hanno raggiunto il tetto dei 347, seguiti dalle profumerie bio arrivate a 328 e dalle 514 aziende di cosmesi naturale e biologica e detergenza ecologica.

Per quanto riguarda l’universo alimentare sono tre i settori monitorati negli ultimi cinque anni: i siti di e- commerce (405), saliti del 41,6% con un trend già positivo e che è stato accelerato dalla pandemia; seguono i ristoranti bio a quota 543 anche se la loro situazione è destinata a mutare per la riduzione del giro d’affari dovuto alle chiusure forzate; infine scendono a quota 1.339 i negozi bio (- 4%) che per difendersi dalla gdo puntano all’aggregazione. Tra i marchi più consolidati c’è Girolomoni, azienda familiare che quest’anno festeggia i 50 anni di vita. Racconta Giovanni Girolomoni: «Tutto ha inizio con mio padre Gino che è stato uno dei fondatori di Alce Nero. Da qui, dopo varie vicissitudini, sono partite iniziative diverse. Noi, figli di Gino, abbiamo realizzato una cooperativa agricola che comprende una realtà unica e cioè l’intera filiera della pasta dal mulino al pastifìcio». E spesso, proprio come dimostra Girolomoni, bio fa rima anche con l’export che ha raggiunto la notevole cifra di 2,6 miliardi di euro (+131% in dieci anni). In crescita anche le aziende bio, oltre 80mila nel 2019 (+ 34,5% in cinque anni) e le superfici bio quasi 2 milioni di ettari (+ 33,5% in cinque anni), pari al 15,8% della superficie coltivata in Italia. […]

LEGGI TUTTO

FONTE


TESTATA: Affari&Finanza
AUTORE: Irene Maria Scalise
DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 Gennaio 2021