Occorre ripensare il nostro sistema di produzione per renderlo più indipendente da input esterni e più resiliente. Il punto di Maria Grazia Mammuccini, di FederBio.

La crisi alimentare ed energetica legate al conflitto in Ucraina evidenziano ancora una volta come il modello produttivo attuale non funzioni più.

Per far fronte agli impatti legati alla carenza di materie prime e all’impennata dei prezzi a livello globale, occorre puntare su circuiti virtuosi, finalizzati all’autonomia sia energetica che alimentare. Per questo è necessario ripensare il nostro sistema di produzione per renderlo più indipendente da input esterni e più resiliente. Energie rinnovabili da un lato e agricoltura biologica possono essere le svolte necessarie in questa fase di grandi cambiamenti.

Invece c’è chi vuole usare la crisi attuale per bloccare il Green Deal avviato a livello europeo mentre è necessario proprio adesso accelerare la transizione ecologica dei sistemi agricoli e alimentari. La riduzione dei pesticidi è fondamentale per rendere i sistemi agricoli più sostenibili. Le sostanze chimiche di sintesi comportano effetti dannosi sia per la salute dell’uomo che per l’ambiente e sono la prima causa di perdita di fertilità e vitalità del suolo.

Inoltre, con la crisi attuale, assistiamo all’impennarsi del costo di pesticidi e concimi chimici che rischia di strangolare le imprese agricole confermando ancora una volta il fallimento dell’agricoltura industriale non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sul piano economico e sociale.

L’Unione europea ha adottato un pacchetto di misure sulla sicurezza alimentare, che spingono in direzione del Green Deal, puntando ad aumentare la resilienza del settore agricolo anche attraverso la crescita dei terreni bio. Su altri fronti però continua a cedere alla tentazione di utilizzare le difficoltà attuali per fare marcia indietro e ridare fiato all’agricoltura ad alto impatto ambientale.

A tal fine è paradossale la decisione di rinviare a data da destinarsi la presentazione delle nuove direttive europee per ridurre l’uso dei pesticidi, così come quella di mettere a coltura i terreni destinati ad aree di interesse ecologico. E cosa ancora più incredibile è consentire di farlo utilizzando pesticidi e fertilizzanti di sintesi chimica. Se proprio si devono mettere a coltura le terre destinate alla tutela della biodiversità per compensare la perdita di mais, girasole e cereali, bisogna almeno farlo con il vincolo del metodo biologico. La risposta per l’autosufficienza alimentare non può, infatti, che passare dal bio.

Non utilizzando prodotti di sintesi chimica ed essendo basata sulla circolarità e sul riciclo della sostanza organica, la bioagricoltura è in grado di tutelare la fertilità del terreno, preservare gli ecosistemi e la biodiversità, oltre a contrastare i cambiamenti climatici.

Una scelta concreta è dunque puntare sui distretti biologici e sulle filiere di prodotti bio fondate sul principio del giusto prezzo, le uniche in grado di valorizzare i territori garantendo cibo per i cittadini e un’equa remunerazione per gli agricoltori.

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FONTE


TESTATA: Terra Nuova
AUTORE: Maria Grazia Mammuccini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 1 maggio 2022