Il 13 gennaio la Commissione agricoltura della Camera ha messo un freno, per il momento, a quello che associazioni ambientaliste e organizzazioni dell’agricoltura biologica hanno definito come “un tentativo di apertura agli organismi geneticamente modificati”. La Commissione, infatti, ha dato parere favorevole ai decreti tecnici presentati dall’ormai ex ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova sull’adeguamento delle norme sui prodotti sementieri, a condizione che vengano eliminate tutte le parti che fanno riferimento a Ogm e ai cosiddetti “nuovi” Ogm (ottenuti tramite le New breeding techniques – Nbt).

Dopo il parere favorevole ai decreti avvenuta lo scorso dicembre da parte della Commissione agricoltura del Senato, un fronte di associazioni e organizzazioni, tra cui FederBio, Legambiente, Slow Food, Wwf, si era mobilitato in vista del voto della Commissione agricoltura sottolineando con forza, il rischio che venisse permessa “la sperimentazione in campo non tracciabile di varietà di sementi e materiale di moltiplicazione ottenuti con le nuove tecniche di miglioramento genetico (Nbt) che, come ha confermato la sentenza del 2018 della Corte europea di giustizia, sono a tutti gli effetti Ogm e come tali devono sottostare alle normative europee esistenti in materia”.

“Il lavoro delle associazioni ha acceso i riflettori su un iter legislativo che stava procedendo in sordina – ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – avviando invece un dialogo con i gruppi parlamentari che ha portato al parere condizionato della Commissione, ovvero alla scelta di tutelare il lavoro che in questi anni ha dato forza al sistema agroalimentare italiano”. Un voto che non poteva essere diverso, commenta Mammuccini, dal momento che in Italia gli ogm sono vietati per legge.

“Se si vuole ridiscutere la questione Ogm si deve fare in maniera trasparente, resta il fatto che per noi non sono la risposta e soprattutto non sono una risposta efficace e durevole. Noi che crediamo nel biologico abbiamo scelto la strada dell’agroecologia: se una pianta ha un problema, la soluzione non va ricercata limitatamente alla pianta stessa, ma nell’ecosistema di cui fa parte, non in dinamiche che cercano di superare e dominare la natura, ma con buone pratiche agricole che siano coerenti e in armonia con l’equilibrio naturale, non in modifiche stabili, ma nella capacità di adattamento delle colture, soprattutto di fronte ai cambiamenti climatici”. I pareri della Commissione ora ritornano al ministero delle Politiche agricole che dovrà tenerne conto.

“Nella giornata che ha visto aprirsi la crisi di governo – ha proseguito Mammuccini – un’altra nota positiva per noi è stato il passo avanti fatto dalla legge sul biologico con l’approvazione all’unanimità in Commissione agricoltura al Senato con l’inserimento di alcuni emendamenti coerenti con il testo già approvato alla Camera”. Tra i contenuti del disegno di legge sull’agricoltura biologica ricordiamo la possibilità di registrare un marchio del biologico made in Italy, di istituire i distretti del bio, di adottare un piano nazionale delle sementi biologiche. “La legge contiene strumenti importanti che andranno concretizzati per favorire la crescita del settore senza minare le fondamenta su cui si basa il biologico. Sottolineiamo la possibilità data di utilizzare popolazioni eterogenee di semi, così da ridurre quello di sementi convenzionali in deroga quando non c’è disponibilità di quelle biologiche, e l’importanza della delega al governo del sistema di controllo in un’ottica di trasparenza, semplificazione e innovazione digitale. Quello che occorrerà per dare una spinta al biologico, anche in vista del Green Deal europeo, sarà soprattutto agire come rete”.

Il disegno di legge sul biologico dovrebbe ora approdare in aula al Senato, quindi di nuovo alla Camera e si stimano circa tre mesi di tempo – crisi di governo permettendo – per la conclusione dell’iter legislativo. […]

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FONTE


TESTATA: Lifegate
AUTORE: Carlotta Garancini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 15 Gennaio 2021