FederBio promuove da sempre la necessità di adottare un modo più etico di produrre e consumare cibo. Una sana e corretta alimentazione che si basa sulla dieta “bio mediterranea” con un equilibrato consumo di carne e di prodotti di derivazione animale.

L’utilizzo di paradigmi più sostenibili nelle filiere produttive risponde a una crescita significativa della sensibilità dei cittadini che, in misura sempre maggiore, indirizzano le loro scelte verso alimenti biologici in grado di offrire garanzie per la salute, salvaguardando le risorse naturali in un’ottica di reale sostenibilità. Una food policy ispirata dai principi dell’agroecologia, in grado di coniugare i concetti di dieta sostenibile con quelli di sicurezza alimentare e ambientale.

In particolare, negli allevamenti biologici, gli animali vengono allevati con tecniche che rispettano il loro benessere fisiologico ed etologico: hanno accesso ogni giorno a pascoli e spazi aperti e la loro densità è limitata. L’agricoltura biologica si integra al ciclo della natura, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute degli animali.

Relativamente all’affermazione che gli allevamenti bio richiedano maggiori superfici per il pascolo, ricordiamo che questo tipo di allevamento è idoneo anche per le aree meno vocate all’agricoltura intensiva ad esempio l’Appennino italiano, che rischierebbero altrimenti di venire abbandonate. Un’analisi globale non deve considerare, però, solo le emissioni di gas serra ma anche i benefici ambientali e sociali di questa attività volti al recupero dei territori marginali. Il modello di agricoltura industriale, infatti, che si basa sulla massima produzione, ha favorito l’abbandono delle aree collinari e montane, a beneficio di una agricoltura intensiva in terreni più fertili. Ciò ha determinato da una parte l’abbandono e dall’altra ha favorito l’impoverimento dei campi più fertili. Mentre il metodo biologico, che prevede animali allevati soprattutto al pascolo, definisce un modello di agricoltura che individua le zone marginali come risorsa, e riequilibra anche il territorio.

Inoltre negli allevamenti biologici, in un’ottica di economia circolare, le deiezioni vengono utilizzate per fertilizzare i campi riducendo così sensibilmente le emissioni di CO2 rispetto agli allevamenti industriali.

Il biologico offre una soluzione sostenibile per nutrire il pianeta a tutti i livelli: con un migliore accesso al cibo, tecnologie appropriate, efficienza economica, adeguatezza nutrizionale, qualità ambientale ed equità sociale.

L’agricoltura biologica offre ampie opportunità di crescita, a beneficio del mondo intero. Con una conversione globale dell’agricoltura e allevamento e ai metodi di gestione biologici si otterrebbe un output globale pari a 3038 kcal/persona/giorno, quindi calorie e proteine sufficienti a nutrire il Pianeta senza proseguire nella trasformazione di foreste, praterie e altre aree naturali in terre arabili e senza l’utilizzo di fertilizzanti azotati (Schader C., Muller A. and El-Hage Scialabba N., 2013. Impacts of a Global Up-scaling of Low-Input and Organic Livestock Production. Preliminary Results. FAO Natural Resources management and Environment Department).

Lo studio Strategies for feeding the world more sustainably with organic agriculture redatto dall’Istituto di Ricerca per l’Agricoltura Biologica (FiBL), analizzando l’apporto sostenibile dell’agricoltura bio sull’attuale modello di alimentazione globale, risponde alla domanda: può l’agricoltura biologica contribuire all’approvvigionamento alimentare globale? La risposta è positiva anche se la popolazione mondiale superasse i 9 miliardi di persone entro il 2050, come previsto dalla FAO, senza aumentare necessariamente il consumo di suolo. I ricercatori sostengono che se accompagnata da una riduzione dell’utilizzo di prodotti di origine animale, dei mangimi concentrati negli allevamenti e dello spreco alimentare, la conversione al biologico dell’intera produzione agricola mondiale porterebbe alla creazione di un grande sistema sostenibile, con benefici enormi per l’ambiente, come il contenimento delle emissioni di gas serra e la riduzione dell’impiego di fertilizzanti e pesticidi. E sarebbe assicurata La sicurezza alimentare sostenibile su scala globale.

Altri studi sono giunti a conclusioni analoghe come una ricerca (An agroecological Europe in 2050: multifunctional agriculture for healthy eating) diffusa dal think tank indipendente IDDRI che sottolinea che se l’Europa passasse interamente ad approcci basati sull’agroecologia che prevede il rispetto e salvaguardia dell’ambiente, come l’agricoltura biologica, sarebbe perfettamente in grado di nutrire per gli anni a venire la sua popolazione in crescita. Ma la base del cambiamento, sostengono i ricercatori, è rappresentata dall’adozione diffusa di «diete più sane», che contengono meno prodotti di origine animale, più frutta e verdura. Il cambiamento delle abitudini alimentari dei cittadini è lo strumento fondamentale per cambiare l’agricoltura.

Anche lo studio “Global diets link environmental sustainability and human health” di Tilman e Clark, pubblicato su Nature, analizza il rapporto tra alimentazione, ambiente e salute. Diete ricche di zuccheri e grassi raffinati, oli e carni porterebbero entro il 2050 all’incremento dell’80% delle emissioni globali di gas serra. Mentre stili alimentari alternativi più salutari, come la dieta mediterranea basata su produzioni biologiche, con più vegetali e meno carne avrebbero non solo sostanziali benefici per la salute ma, se ampiamente adottati, ridurrebbero le emissioni globali di gas serra, dei terreni e le conseguenti estinzioni delle specie.

Ecco perché adottando corrette abitudini alimentari si renderebbe possibile una conversione agroecologica dell’intera agricoltura senza aumentare necessariamente il consumo di suolo.

Fonte: redazione FederBio