L’articolo pubblicato dal settimanale INTERNAZIONALE “Il biologico tradito” sta creando molto dibattito, in particolare sui canali social.rnL’articolo si focalizza sulla situazione in cui l’agricoltura biologica in Germania si trova e in particolare sulla condizioni di alcuni agricoltori, che nel tempo hanno dovuto abbandonare il bio. Molte di queste non hanno nulla a che vedere con la situazione del settore biologico quanto piuttosto con altri problemi, particolarmente sentiti in Germania, come la questione dell’utilizzo dei terreni per energia da biomasse in alternativa alla produzione agricola alimentare.rnAnche per un titolo certamente provocatorio l’attuale dibattito si sta concentrando su alcuni aspetti poco coerenti con i contenuti dell’articolo stesso, come per esempio la bontà o meno del bio, certificato o km zero, la sicurezza dei prodotti impiegati, etc.rnL’agricoltura biologica è normata a livello comunitario da più di 20 anni e si basa attualmente su un regolamento dell’Unione Europea (n. 834/2007) relativo alla produzione e all’etichettatura. L’agricoltura e l’allevamento bio danno quindi prodotti ottenuti secondo norme di legge assai stringenti che una volta controllati e certificati da enti riconosciuti dal ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, vengono immessi sul mercato, riconoscibili da un’etichetta recante il logo europeo del bio rappresentato da una foglia stilizzata composta da 12 stelle bianche su fondo verde  secondo il metodo bio e dai codici dell’operatore e dell’organismo di certificazione.rnFederBio, Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica rappresentativa di tutta la filiera bio in Italia, invita chiunque avesse dubbi o volesse ricevere informazioni a rivolgersi a: info@federbio.itrn rnPer ulteriori informazioni sul settore del bio, sulla normativa, sui controlli: www.federbio.itrn