BIOLOGICO 1.0PIONIERI NEL MONDO

Il movimento del biologico fu fondato almeno 100 anni fa da pionieri visionari che videro le connessioni tra il nostro stile di vita, il cibo che mangiamo, il modo in cui produciamo questo stesso cibo, la nostra salute e quella del pianeta.

Il concetto emerse in molti luoghi nel mondo. ‘Biologico’ era uno dei tanti termini che i visionari usavano per definire i loro differenti approcci. I movimenti indigeni in America Latina, Giappone e India, ad esempio, riconoscevano anche il valore della diversità biologica e culturale. Un movimento del biologico comune emerse nei primi anni ’70 con la fondazione, per mano di diverse organizzazioni e individui di riferimento, di IFOAM – Organics International nel 1972, allo scopo di rappresentare al meglio gli interessi di questo modo di pensare al cibo e all’agricoltura. Guardando indietro, un secolo dopo, questa prima fase del movimento del biologico è stata denominata ‘Biologico 1.0’.

BIOLOGICO 2.0NORME ED ESECUZIONE

Con l’istituzione di IFOAM – Organics International, i primi anni ’70 videro la comparsa del Biologico 2.0.

Nei decenni successivi, si svilupparono standard di produzione e trasformazione e, in tutto il mondo, le organizzazioni del biologico introdussero schemi di certificazione. Il biologico fu regolamentato nel dettaglio. La normativa ufficiale fu introdotta per la prima volta in Europa e negli Stati Uniti d’America negli anni ’80. Al 2015, 82 Paesi in Africa, nelle Americhe, in Asia, Europa e Oceania avevano implementato normative sul biologico. Gli standard del biologico, le ispezioni di controllo e le certificazioni si sono guadagnati la fiducia dei consumatori e dei decisori politici.¹ Si è registrata una rapida crescita nell’area dei terreni coltivati a biologico certificato (circa 78 milioni di ettari in 170 Paesi nel mondo nel 2013) e nel valore di mercato dei prodotti alimentari biologici (72 miliardi di $ in tutto il mondo nel 2013).²

Ad ogni modo, l’importanza dei sistemi biologici è molto superiore a quanto suggerito da questi dati, i quali rappresentano unicamente la produzione e il consumo di biologico certificato. Nella pratica, sono i piccoli produttori e coltivatori – frequentemente donne – che nei paesi del Sud del mondo, meno sviluppati dal punto di vista economico, garantiscono che ci sia sufficiente cibo per la maggior parte delle famiglie. Molti di loro non hanno facile accesso agli input che sono il pilastro dell’agricoltura industriale intensiva e basata sulla chimica. Sono già fondamentalmente biologici nella loro essenza e potrebbero trarre grande beneficio dal miglioramento dalla progettazione agroecologica della propria azienda agricola.³

Gli ultimi decenni hanno anche testimoniato uno sforzo collettivo per consentire sostegno politico e amministrativo, sviluppo di mercato e, conseguentemente, accesso a e disponibilità di alimenti, tessuti, prodotti per la cura personale e altri prodotti salutari migliori. Grazie alla ricerca e sviluppo effettuata da istituti, università e programmi partecipativi nei campi degli stessi agricoltori, sono state superate molte sfide tecniche.

I RISULTATI DEL BIOLOGICO 1.0 & 2.0: ESEMPI IN EVIDENZA

  • La crescita da un riconoscimento esiguo nelle politiche a un’adozione diffusa di un quadro legale chiaro e dettagliato.
  • In alcuni paesi in Europa le superfici di terreni agricoli coltivati a biologico certificato rappresentano fino al 20% del totale, mentre in alcune regioni alpine si registra perfino una prevalenza di agricoltori che gestiscono i propri terreni in maniera biologica.
  • Gli alimenti biologici per l’infanzia rappresentano fino all’80% del relativo mercato in molti paesi.
  • In alcuni paesi dell’America Latina, le esportazioni di colture biologiche quali caffè, cacao e banane sono superiori a quelle degli stessi prodotti non biologici.
  • L’introduzione dei sistemi di controllo interni e delle certificazioni di gruppo ha migliorato l’accesso ai mercati internazionali nonché i rapporti con i piccoli produttori.
  • Alcuni Stati himalayani hanno dichiarato l’impegno a diventare biologici al 100%.
  • Molti modelli di agricoltura biologica sono ad alto rendimento e forniscono una serie di servizi ecosistemici in maniera estremamente efficiente.4
  • Ci sono prove che i prodotti biologici abbiano migliorato la qualità della salute.5

1. Huber, B., Schmid, O. e Napo-Bitantem, G. (2015): Standard e normative. In: Willer, H. e Lernoud, J. (Eds.). ‘The World of Organic Agriculture. Statistics and Emerging Trends 2015.’ (‘Il mondo dell’Agricoltura biologica. Statistiche e tendenze emergenti 2015.’) Report di FIBL-IFOAM, Frick e Bonn. Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica (FiBL), Frick e IFOAM – Organics International, Bonn, p.126-133.

2. Willer, H. e Lernoud, J. (Eds.) (2015): ‘The World of Organic Agriculture. Statistics and Emerging Trends 2015.’ (‘Il mondo dell’Agricoltura biologica. Statistiche e tendenze emergenti 2015.’) Report di FIBL-IFOAM, Frick e Bonn.

3. Niggli, U. (2015): ‘Incorporating Agroecology Into Organic Research – An Ongoing Challenge.’ (‘Incorporare l’Agroecologia nella ricerca biologica – Una sfida che continua.’) Sustainable Agriculture Research; Vol. 4, No. 3. http://dx.doi.org/10.5539/sar.v4n3p149, p.149-157

4. Niggli, U. (2014). ‘Sustainability of Organic Food Production: Challenges and Innovations.’ (‘Sostenibilità della produzione alimentare biologica: sfide e innovazioni.’) Proceedings of the Nutrition Society. (Atti della Nutrition Society) DOI: 10.1017/S0029665114001438, p.1-6.)

5. www.organicresearchcentre.com/manage/authincludes/article_uploads/Dossier_Quality_E_light.pdf

L'ESIGENZA DEL BIOLOGICO 3.0

La strategia del Biologico 2.0 di sviluppare un sistema di certificazioni affidabile sostenuto da normative governative ha consentito una crescita continua, da pochi agricoltori in molti luoghi nel mondo, a un settore consolidato a livello mondiale con milioni di produttori e consumatori.

Le pratiche previste dai pionieri sono state testate, replicate ed estese globalmente. Ci sono evidenze degli impatti positivi del biologico su una vasta gamma di importanti ambiti, come la salute dei consumatori, la biodiversità e il miglioramento della qualità della vita dei produttori. La visione sistemica olistica, che non si concentra solo sullo sfruttamento di medio termine delle opportunità di mercato, ha dimostrato di essere solida e ha assicurato crescita persino in tempi di crisi economica in molti paesi.

Nonostante ci siano un sano sviluppo e un’ampia prosperità nel settore del biologico, molti dei suoi attori sostengono la necessità di riforme e chiedono un cambio di paradigma al fine di rendere produzione e consumo realmente sostenibili. I limiti più significativi del Biologico 2.0 sono riassunti nel Box sottostante. I risultati sono indiscutibilmente notevoli, ma l’agricoltura biologica certificata non ha raggiunto nemmeno l’1% dei terreni agricoli coltivati o del consumo alimentare mondiale.

Portare avanti l’ambizione di impattare sullo sviluppo sostenibile del pianeta richiede un’ulteriore estensione e integrazione. Dobbiamo sfruttare i potenziali sinora inesplorati e affrontare gli ostacoli.

L'ESIGENZA DEL BIOLOGICO 3.0 È EVIDENZIATA DA ALCUNE SFIDE ESEMPLARI DEL BIOLOGICO 2.0

  • In molti paesi, il settore biologico è troppo piccolo perché possa avere un grosso impatto.
  • C’è una bassa percentuale di conversione all’agricoltura biologica e la crescita dei terreni coltivati a biologico è molto più lenta dello sviluppo dinamico del mercato.
  • Gli standard del biologico indicano dei requisiti minimi e non degli obiettivi elevati.
  • In alcuni casi, ciò ha portato a gestioni che sono in linea con gli standard, ma che non soddisfano i Principi del Biologico né si muovono in quella direzione.
  • Non tutte le tecniche di produzione e gli standard sono rimasti al passo con la scienza moderna (ad esempio gli input per le colture orticole, i trattamenti medici del bestiame, il ciclo dei nutrienti).
  • Le certificazioni, le verifiche da parti terze e gli standard dettagliati del Biologico 2.0 hanno imposto un peso sugli agricoltori e sulla catena di valore aggiunto. I piccoli produttori sono perlopiù incapaci di sobbarcarsi questo ulteriore onere.
  • Il sistema delle certificazioni si presta alle frodi, specialmente nelle catene più lunghe.
  • Alcune aree di alta priorità, ad esempio i requisiti sociali per la giustizia negli aspetti commerciali, non sono direttamente regolamentate negli standard del biologico e non possono essere pretesi, nonostante ci siano molti agricoltori e iniziative imprenditoriali che si comportano molto bene a questo riguardo.
  • Spesso la fornitura efficace di servizi ecosistemici e beni comuni non è ricompensata.
  • Il biologico è un’ottima alternativa per prodotti pregiati e sani, e gode di fiducia per quanto riguarda i suoi processi ecologici e la salute e benessere degli animali. Ad ogni modo, non si colloca altrettanto bene in altri aspetti della sostenibilità e raramente i decisori politici lo considerano una scelta per le strategie agricole tradizionali.

BIOLOGICO 3.0OBIETTIVO & CONCETTO

L’obiettivo globale del Biologico 3.0 è di consentire un’adozione diffusa di sistemi agricoli e mercati realmente sostenibili, basati sui principi dell’agricoltura biologica e permeati da una cultura dell’innovazione, del progressivo miglioramento verso pratiche migliori, dell’integrità e trasparenza, della collaborazione inclusiva, dei sistemi olistici e della determinazione dei prezzi basata su costi reali.

Il concetto di Biologico 3.0 punta ad affrontare le sfide in precedenza tracciate collocando il biologico come sistema innovativo e moderno che mette i risultati e gli impatti dell’attività agricola in primo piano. Varie priorità e sfide, quali ad esempio la resilienza e l’adattamento al cambiamento climatico, l’accesso ai capitali e un reddito adeguato, il benessere animale, la disponibilità di terreni, acqua e semi, diete sane e l’eliminazione dello spreco nei sistemi agricoli e alimentari non possono essere racchiusi in una serie di standard e norme in continua espansione. Pertanto, emerge il bisogno di un modello maggiormente olistico e dinamico.

Di base, il Biologico 3.0 non è prescrittivo ma descrittivo: invece di implementare una serie di norme minime volte al raggiungimento di un obiettivo finale statico, questo modello si basa sul risultato e si adatta continuamente al contesto locale. Il Biologico 3.0 continua a fondarsi su requisiti minimi chiaramente definiti, quali ad esempio quelli assicurati da molte normative di governo e da schemi privati nel mondo (e negli obiettivi degli IFOAM Standards Requirements, i criteri per gli standard di IFOAM), ma si estende anche oltre questi requisiti di base: esorta a una cultura di continuo miglioramento tramite iniziative private e organizzate dagli stakeholder volte allo sviluppo delle migliori pratiche basate sulle priorità locali (come descritto nelle IFOAM Best Practices Guidelines, le linee guida delle buone pratiche di IFOAM).

BIOLOGICO 3.0LA STRATEGIA

La strategia per il Biologico 3.0 include sei caratteristiche/punti principali, che promuovono in maniera coerente la diversità alla base del biologico e riconoscono che non esiste un approccio unico valido per tutti:

  1. Una cultura dell’innovazione, per incoraggiare una maggiore conversione degli agricoltori, l’adozione delle pratiche migliori e, in generale, per aumentare la produttività e la qualità;
  2. Continuo miglioramento verso le buone pratiche, a livello locale e regionale;
  3. Diversi modi di garantire integrità e trasparenza, per ampliare l’adozione dell’agricoltura biologica oltre la garanzia e la certificazione di terza parte;
  4. Inclusione di criteri di sostenibilità più ampi, attraverso alleanze con i molti movimenti e organizzazioni che hanno approcci complementari ai sistemi alimentari e agricoli realmente sostenibili;
  5. Legittimazione olistica dal campo al prodotto finito, riconoscendo l’interdipendenza e le vere partnership esistenti lungo le catene di valore così come a livello territoriale;
  6. Valore reale e determinazione di un prezzo equo, per internalizzare i costi, incoraggiare la trasparenza per i consumatori e i decisori politici e per conferire agli agricoltori il ruolo di partner a pieno titolo.

Per poter assistere a questo cambio di paradigma all’interno del settore del biologico, IFOAM – Organics International ha pubblicato “BIOLOGICO 3.0 – Per una produzione agricola e un consumo realmente sostenibili”, allo scopo di informare il dibattito e contribuire alla visione del futuro. Questo documento propone sei obiettivi operativi sulla base dei quali saranno monitorati i progressi, e ne indica inoltre il percorso per l’attuazione, partendo dall’internalizzazione del Biologico 3.0 presso tutti gli attori del biologico, le nostre istituzioni e organizzazioni. Da lì, è necessaria un’espansione al di fuori delle nostre cerchie tradizionali; dobbiamo costruire ponti con altri gruppi, con la comunità dei ricercatori, con gli operatori della catena di valore, nonché con i media, con i decisori politici e con le istituzioni internazionali.

Questo è un invito ad agire indirizzato agli agricoltori e ai trasformatori, ai governi e ai consumatori; ma ancora più importante, è un invito diretto allo stesso settore del biologico: un invito a trovare modi di integrare questa visione del Biologico 3.0 in tutto ciò che facciamo. E’ una visione ambiziosa; sfida le fondamenta del nostro attuale movimento e il suo successo non è in alcun modo garantito. Questo documento è un passaggio fondamentale per iniziare questa importante conversazione – ci dice: ci siamo spinti troppo avanti per restare dove siamo. Dobbiamo fare di più.

Per approfondire questa tematica, consigliamo il download del documento integrale “BIOLOGICO 3.0 – Per una produzione agricola e un consumo realmente sostenibili”, IFOAM Organics International, 2016.

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Fonte: Tratto da “BIOLOGICO 3.0 – Per una produzione agricola e un consumo realmente sostenibili”, IFOAM Organics International, 2016