Ogni giorno il nostro sistema produttivo rifiuta una quantità enorme di cibo solo perché non è omogeneo nella forma e nella dimensione. Cibo meno ‘bello’ insomma ma buono lo stesso, che non incontra un’ideale di ‘perfezione’ o di ‘standard’, che viene sprecato o non utilizzato a fini alimentari. In Italia si calcolano 36 chili di cibo a testa perduti ogni anno a livello domestico. Lungo tutta la catena di produzione, distribuzione e consumo invece lo spreco alimentare ci costa complessivamente circa l’1% del Pil nazionale, con una stima che oscilla tra i 12 e il 16 miliardi di euro.
In Italia e nel resto d’Europa il 21% dello spreco di frutta e verdura, secondo i dati Fao, avviene direttamente nei campi. Alimenti che vengono scartati, lasciati sui terreni o utilizzati per fare compost, spesso a causa di imperfezioni, di mancata adesione agli standard che l’industria alimentare ha imposto in un primo momento ma che è poi diventata una condizione essenziale per l’accettazione da parte dei consumatori.
È proprio per sfidare questo modello che NaturaSì lancia con Legambiente un’iniziativa destinata a ridurre fortemente lo spreco di cibo nei campi. L’azienda del biologico ha deciso di mettere a disposizione dei clienti i cosìpernatura, prodotti imperfetti, solo un po’ più grandi o un po’ più piccoli o semplicemente dalla forma insolita. Ma buoni lo stesso perché contenenti le stesse proprietà nutritive di qualsiasi altro prodotto biodinamico e biologico. Questo primo progetto su vasta scala di riduzione concreta dello spreco alimentare a partire dai campi è stato presentato oggi, in una conferenza stampa in streaming sulla pagina Facebook e YouTube di NaturaSì da Fausto Jori, Amministratore delegato di NaturaSì, Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, il cofondatore di Last Minute Market Luca Falasconi. Moderatrice: la giornalista di TV2000 Gabriella Facondo.
“Recuperando e mettendo in commercio quello che è appena più piccolo, o appena più grande, o appena diverso, passiamo da un 20% circa di prodotto scartato sui nostri campi a un massimo, quasi fisiologico, del 4%”, spiega Fausto Jori. “Nei nostri 500 negozi sono presenti da oggi quelli che abbiamo chiamato i cosìpernatura, prodotti venduti con una riduzione che arriva fino al 50% del prezzo degli stessi prodotti standard. Si tratta di un contributo che vogliamo dare a una vera e propria inversione di tendenza in campo agricolo, alimentare e anche culturale.
Spesso si dice che per sfamare una popolazione mondiale sempre crescente occorre più uso della chimica. Noi vogliamo cominciare ad affrontare questo tema con un salto di paradigma. Non sprechiamo quello che c’è, che abbiamo coltivato e per cui sono stati impiegati acqua, energia, lavoro, risorse. Uno schiaffo all’ambiente ma anche all’etica e alla sostenibilità sociale”, aggiunge l’Ad di NaturaSì.
“Lo spreco di cibo è uno dei problemi che affrontiamo da anni, attraverso un’azione costante della nostra rete territoriale impegnata a promuovere azioni concrete e a sensibilizzare i cittadini sugli stili di vita sostenibili anche nel consumo alimentare – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – In un periodo di emergenza socio-economica come quello che il Paese sta attraversando, l’iniziativa in collaborazione con NaturaSì va nella giusta direzione, perché valorizza ulteriormente l’offerta di prodotti bio, con un impatto positivo sull’ambiente e sulla salute di ciascuno di noi. In questa nuova fase, siamo chiamati a ripensare i nostri modelli di consumo e a orientare le nostre scelte, anche e soprattutto tra gli scaffali, abbandonando le logiche di consumismo basate sulla standardizzazione dei prodotti agricoli e privilegiando alimenti che garantiscano un uso ecologico ed etico delle energie e delle risorse impiegate per la loro produzione. È una delle sfide su cui serve senz’altro confrontarsi anche a livello nazionale, nell’ambito del Green Deal europeo, per promuovere sempre di più l’agroecologia del nostro Paese. Serve maggiore concretezza per impedire gli sprechi alimentari, tra i fattori che contribuiscono all’aumento delle emissioni di gas climalteranti. Questa nuova iniziativa della nostra collaborazione strategica con NaturaSì è anche una risposta alla sempre più urgente lotta alla crisi climatica”.
E che cambiare rotta sia possibile lo dimostrano i dati. Nella fase di prova del progetto cosìpernatura, da gennaio a maggio, i prodotti messi a disposizione nei negozi da NaturaSì sono arrivati a 795 tonnellate. L’obiettivo è di recuperare 2.500-3.000 tonnellate di frutta e verdura “imperfetta” in più all’anno. Questo significa, stando ai numeri, che il percorso ambizioso dello “spreco zero” del raccolto è già stato intrapreso. Con un vantaggio per tutti. La necessità di essere belli per forza, infatti, oltre che un danno all’agricoltura e all’ambiente, comporta una perdita economica non da poco. L’omogeneità della forma e della dimensione dei prodotti agricoli, infatti, fa alzare, per lo scarto, il prezzo al consumatore e riduce il reddito dell’agricoltore.
“Con i cosìpernatura contribuiamo a rendere i prodotti biodinamici e biologici maggiormente accessibili anche nel prezzo, restando sempre più vicini a chi compra e a chi produce. Abbiamo deciso di andare in controtendenza rispetto alle regole del mercato, che impongono l’omogeneità anche a tavola, e diamo ai consumatori l’opportunità di scegliere prodotti buoni, coltivati nel rispetto dell’ambiente e del lavoro degli agricoltori, espressione della Natura che ‘per sua natura’ assume sempre forme diverse. La ricerca di uniformità di forma e calibro ha portato anche alla selezione e allo sviluppo di sementi ibride tipiche di un approccio industriale all’agricoltura.
I cosìpernatura, oltre a ridurre lo spreco, ridanno spazio alle sementi non ibride e autoctone, selezionate per la loro vitalità e produttività secondo i principi dell’agricoltura biodinamica e biologica, il cosiddetto organic breeding. Sementi che gli agricoltori possono liberamente riseminare.
Sta a questo punto anche alla politica decidere di rendere più facile e lineare questo percorso: finora le leggi hanno premiato la standardizzazione estrema. Questo nostro passo in avanti può dare una spinta a una revisione normativa che premi le attività antispreco o quantomeno che non le punisca” conclude Jori.
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