“La scelta di acquistare e nutrirsi di cibi biologici porta con sé una serie di valori che abbracciano più ambiti, dalla salvaguardia ambientale alla tutela della salute” – commenta Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica che attraverso le 34 organizzazioni associate raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore biologico sia a livello nazionale che regionale.

“Le recenti notizie sui risultati di ricerche svolte all’estero, ultima quella in Gran Bretagna, e la già da molti rilevata parzialità dei dati sovente diffusi impongono l’obbligo di far chiarezza, a beneficio in primis dei consumatori, frastornati da tante informazioni, spesso in contrasto fra loro. – continua Carnemolla – Il prodotto biologico non vanta di per sé caratteristiche qualitative superiori o nutrizionali migliori rispetto al tradizionale. Per Agricoltura Biologica s’intende invece un metodo di coltivazione, di allevamento e di produzione di alimenti che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, escludendo l’utilizzo di elementi di sintesi chimica, come concimi, diserbanti e insetticidi, e di OGM. Inoltre, il modello di Agricoltura Biologica evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria; in tema di allevamento, si pone poi la massima attenzione al benessere degli animali, che si nutrono di erba e foraggio biologico e non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte. Inoltre, nelle aziende agricole devono esserci ampi spazi perché gli animali possano muoversi e pascolare liberamente”.

Chi abbraccia l’agricoltura biologica e si affida al consumo di cibi prodotti con questi criteri compie dunque una scelta in favore di un esempio concreto di sostenibilità, che tiene conto dell’importanza dell’esclusione di prodotti chimici di sintesi e di fertilizzanti, del divieto assoluto di impiego di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) o loro derivati, della valorizzazione delle produzioni tipiche, della raccolta dei prodotti al momento ottimale di maturazione; soprattutto, tiene in considerazione la certificazione del processo di produzione, a garanzia del rispetto delle norme legislative che la codificano e di ogni singolo intervento lungo le differenti filiere produttive e, quindi, della qualità dei prodotti Bio.

Rispetto dell’ambiente, miglioramento della fertilità del suolo e del benessere animale, salvaguardia del paesaggio e delle risorse naturali, attenzione alla salute, sia in riferimento al breve che al lungo periodo, ricerca di garanzie di sicurezza alimentare: queste alcune delle motivazioni che sostengono i consumatori a scegliere il Biologico.

“I cibi biologici, quindi – conclude Carnemolla – sono naturali, sicuri e di qualità. È per questo che il nostro Paese, come il resto del mondo, ha evidenziato e continua ad esprimere una notevole crescita, sia dal punto di vista di produzione sia di consumo: numeri ampiamente giustificati e che continueranno ad esserlo.
I risultati emersi dalla ricerca inglese non sono conclusivi, bensì solo un elemento di uno scenario complesso, da approfondire ulteriormente: l’onda positiva che spinge la crescita del comparto deve essere cavalcata in primis dalle Istituzioni e dagli Enti nazionali preposti, che raccolgano la sfida e si impegnino in un investimento ancor più significativo nella ricerca e nella successiva divulgazione di dati e risultati, per una più chiara comprensione e per la promozione di una cultura del Biologico che vada a beneficio dell’intero settore, ma anche e soprattutto dei consumatori”.