Un mio post di febbraio sugli Ogm ha scatenato la reazione di alcuni noti fan italiani del transgenico che sono arrivati al punto di negare la correlazione fra Ogm e tecniche di coltivazione che fanno ampio uso di glifosato. Certamente non tutte le varietà di mais transgenico sono caratterizzate dalla resistenza a questo erbicida ormai globale e ubiquo. Tuttavia proprio la la Monsanto ha fatto di questo abbinamento la propria forza commerciale, su entrambi i prodotti.

Il negazionismo non serve a nascondere una evidenza che a tutti è nota, ovvero che sul versante dell’eliminazione del glifosato dai campi – che è ciò che milioni di cittadini di tutta Europa chiedono con forza – l’unica alternativa possibile è l’agricoltura biologica. Non solo perché ne vieta da sempre l’utilizzo ma soprattutto perché è l’unica alternativa economica di successo all’agricoltura convenzionale e Ogm, che nel nostro Paese stanno drammaticamente fallendo proprio sul versante economico, visti i prezzi del tutto inadeguati che vengono riconosciuti agli agricoltori.

Se la pianura padana non fosse stata riempita di biodigestori dove finiscono i cereali convenzionali quando sono contaminati da micotossine o quando i prezzi del mercato alimentare sono troppo bassi, come accade da anni, il fallimento economico del modello agricolo industriale basato sulla monocoltura di mais e cereali sarebbe ora assai più clamoroso. Ecco perché l’ultima “linea del Piave” per il potente sistema industriale e sindacale agricolo che “pascola” sulle disgrazie degli agricoltori italiani è la difesa dell’enorme quantità di denaro pubblico che ancora viene pagato attraverso i Piani di Sviluppo Rurale regionali (PSR) agli agricoltori convenzionali che utilizzano il glifosato, un erbicida che non solo si sposa perfettamente agli Ogm ma è stato classificato come “probabilmente cancerogeno” dallo Iarc, l’istituto internazionale di ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Qualche tempo fa il ministro dell’Agricoltura Martina aveva annunciato un piano “glifosato zero” proprio perché entro il 2020 l’utilizzo del glifosato in agricoltura non venisse più sovvenzionato con i soldi dei cittadini.

Al momento non sembra si sia ancora passati ai fatti. Fatti che per fortuna accadono “dal basso”, per iniziativa delle Regioni più vicine agli interessi dei loro agricoltori virtuosi e dei cittadini. Dopo la Calabria, la scorsa settimana anche il Consiglio Regionale della Toscana ha votato all’unanimità per iniziativa del gruppo di Sinistra Italiana una mozione che invita la Giunta regionale a togliere i finanziamenti pubblici agli agricoltori che utilizzano il glifosato e impegnare il governo sul piano “glifosato zero”.

È andata meno bene in Regione Lombardia, dove la maggioranza di centro destra ha respinto una mozione analoga, ma il vero scandalo è il silenzio inquietante di molte Regioni che di sostenibilità, biologico e tipicità chiacchierano molto ma che attraverso i loro Piani di Sviluppo Rurale sono le principali finanziatrici di questa agricoltura che è nemica degli agricoltori, prima ancora che della salute dei cittadini e dell’ambiente.

Fonte articolo: Huffington Post (http://www.huffingtonpost.it/paolo-carnemolla/glifosato-e-ogm-vanno-a-braccetto-lalternativa-e-il-bio_b_15259742.html).