Bologna, 21 maggio 2025 – Degli oltre otto milioni di specie viventi presenti sulla Terra, un milione è a rischio estinzione. Più dell’80% degli habitat in Europa versa in cattivo stato di conservazione con ripercussioni sui servizi ecosistemici. Questo il quadro allarmante contenuto nel primo Rapporto Annuale sulla Biodiversità in Italia tracciato dal National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità. Il report evidenzia come l’Italia sia il cuore pulsante della diversità biologica mediterranea, ospitando circa il 50% delle specie vegetali e il 30% di quelle animali di interesse conservazionistico.

Secondo l’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), la massima autorità scientifica su questi temi, la biodiversità e i benefici che essa offre alla popolazione umana sono le fondamenta su cui costruiamo il benessere e la prosperità delle comunità di tutto il mondo. La sua perdita rappresenta una delle crisi ambientali più gravi e urgenti da affrontare a livello globale.

In occasione della Giornata mondiale dedicata alla biodiversità, FederBio sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni concrete per proteggere gli ecosistemi, fondamentali per costruire un futuro più sostenibile. L’agricoltura biologica, che non utilizza sostanze chimiche di sintesi ma si basa su pratiche ecologiche che preservano la fertilità del suolo e gli habitat naturali, contribuisce in modo significativo alla tutela della diversità biologica e costituisce un vero e proprio strumento di conservazione attiva dei servizi ecosistemici.

Numerosi studi e nuove ricerche confermano gli impatti positivi dell’agroecologia sul piano ambientale, in particolare la corposa meta-analisi condotta dall’istituto di ricerca FiBL, che ha esaminato 528 pubblicazioni scientifiche per analizzare gli effetti dell’agricoltura biologica. Il quadro che emerge evidenzia che le aziende agricole biologiche, rispetto a quelle convenzionali, registrano un incremento fino al 95% delle piante, in particolare di quelle erbacee spontanee, una crescita del 35% dell’avifauna, un aumento del 23% degli insetti impollinatori e del 61% di varietà di specie di semi dormienti nel suolo. Le pratiche biologiche contribuiscono, inoltre, alla protezione dei terreni, delle acque e alla riduzione delle emissioni di azoto, con una diminuzione media del 28%.

A sostenere gli effetti positivi dell’agricoltura biologica sulla protezione della biodiversità anche l’analisi “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030 published” di Nicolas Lampkin e Katrin Padel. Questo rapporto rileva i miglioramenti ambientali, economici e sociali legati al raggiungimento del 25% di suolo agricolo biologico entro il 2030, come previsto dalla Strategia Farm To Fork. Significativi i numeri dello studio, con il 25% di terreni coltivati a biologico si eliminerebbero 68 milioni di tonnellate di CO2 l’anno mentre la biodiversità aumenterebbe del 30%. Lo studio rileva, inoltre, che la conversione al biologico determinerebbe la drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi di chimica.

“Cambiamento climatico, agricoltura intensiva, consumo di suolo e aumento delle specie esotiche invasive stanno mettendo a rischio gli habitat naturali e sono tra le cause principali del declino della biodiversità – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – L’agroecologia, di cui il biologico e biodinamico costituiscono le espressioni più avanzate, è  essenziale per salvaguardare la qualità e la salute dei nostri ecosistemi poiché, favorendo un incremento significativo delle specie animali e vegetali, è decisiva per preservare la ricchezza degli habitat naturali. Un’ulteriore conferma in questo senso arriva dalla sperimentazione comparativa Trial DOK dell’Istituto Fibl, una delle più estese e durature, che dal 1978, mette a confronto sistemi di coltivazione biologici, biodinamici e convenzionali. Le evidenze hanno ampiamente dimostrato come i terreni bio siano caratterizzati da una maggiore varietà vegetale, con un numero di specie e semi germinabili, da due a tre volte superiore rispetto ai sistemi convenzionali. Rinnoviamo dunque il nostro appello affinché istituzioni, decisori politici, operatori del settore e cittadini spingano sempre di più verso la transizione agroecologica, che coniuga sostenibilità, tutela degli habitat naturali, mitigazione climatica e valorizzazione dei servizi ecosistemici”.

FederBio (feder.bio) è una federazione nazionale nata nel 1992 per iniziativa di organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, con l’obiettivo di tutelarne e favorirne lo sviluppo. FederBio socia di IFOAM e ACCREDIA, l’ente italiano per l’accreditamento degli Organismi di certificazione, è riconosciuta quale rappresentanza istituzionale di settore nell’ambito di tavoli nazionali e regionali.

Attraverso le organizzazioni associate, FederBio raggruppa la quasi totalità della rappresentanza del settore biologico, tra cui le principali realtà italiane nei settori della produzione, distribuzione, certificazione, normazione e tutela degli interessi degli operatori e dei tecnici bio.

La Federazione è strutturata in cinque sezioni tematiche e professionali: Produttori, Organismi di Certificazione, Trasformatori e Distributori, Operatori dei Servizi e Tecnici, Associazioni culturali. FederBio garantisce la rigorosità e la correttezza dei comportamenti degli associati in base al Codice Etico e verifica l’applicazione degli standard comuni.

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