Seminare il Futuro: con la manifestazione che apre le porte di 5 aziende agricole dell’ecosistema NaturaSì, partono i primi 700 ettari coltivati a grano duro. Nel week end del 18-19 ottobre ritorna il rito collettivo della semina del grano, assieme a laboratori per bambini, stand, visite guidate e degustazioni bio.

Roma, 16 ottobre 2025 – Un traguardo per l’agricoltura biologica italiana: parte con 700 ettari la semina della prima varietà di grano duro specificamente selezionato per la coltivazione biologica. Presto si potrà quindi cucinare la pasta prodotta con la varietà “Inizio”, frutto della ricerca scientifica della Fondazione Seminare il Futuro in collaborazione con il CREA di Foggia, resa possibile da NaturaSì e dalla cooperativa Gino Girolomoni. Per celebrare questo traguardo, nel week end del 18 e 19 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, ritorna l’iniziativa Seminare il Futuro con la semina collettiva e partecipata in 5 aziende agricole dell’ecosistema agricolo NaturaSì, un’iniziativa che apre le porte a tutti.

La ricerca per il futuro dell’agricoltura bio

Come spiega Federica Bigongiali, direttrice della Fondazione Seminare il Futuro: “Quest’anno, per la prima volta, siamo riusciti a mettere in produzione il seme certificato della varietà INIZIO. Si tratta di una pianta capace di adattarsi bene a condizioni di coltivazione più naturali e meno dipendenti dagli input chimici. È una pianta più alta, che resiste all’allettamento e che riesce a competere meglio con le erbe infestanti. Grazie al suo apparato radicale ben sviluppato, riesce ad assorbire in modo efficiente i nutrienti presenti nel suolo, crescendo vigorosamente anche senza concimazioni azotate. Inoltre, mostra una buona tolleranza ai principali parassiti e alle malattie più comuni dei cereali.

“Inizio” rappresenta il coronamento di un percorso di ricerca iniziato nel 2016 dalla Fondazione Seminare il Futuro, in collaborazione con enti di ricerca presenti sul territorio nazionale. Recentemente iscritto al registro nazionale delle varietà, questo grano duro è stato selezionato per rispondere alle specifiche esigenze dell’agricoltura biologica, con caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto ad affrontare le sfide dei cambiamenti climatici. Come dice il nome stesso, Inizio è solo il punto di partenza di una selezione specifica che torni a guardare al rapporto tra pianta e ambiente e che rispetti la vocazione ambientale e la sicurezza alimentare.

La semina collettiva del 19 ottobre

Tra sabato 18 e domenica 19 ottobre, cinque aziende agricole biologiche italiane apriranno le loro porte a cittadini, famiglie e appassionati per partecipare alla semina collettiva di “Seminare il Futuro”, l’iniziativa annuale promossa da NaturaSì assieme alla Fondazione Seminare il futuro che permette di riscoprire il gesto antico della semina e di comprendere da dove arriva il cibo che consumiamo ogni giorno. Le aziende coinvolte nell’iniziativa del 18 e 19 sono: Agricoltura Nuova, nel Lazio; La Colombaia, in Campania; Il Cerreto, in Toscana; Bio Ferrarini in Emilia Romagna; Girolomoni, nelle Marche. In tutte, oltre alla semina, saranno organizzati laboratori per bambini, degustazioni bio, visite guidate e incontri.

L’iniziativa ha l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul tema della provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura, a partire dall’importanza che i semi rivestono per l’ecosistema, ma anche per l’uomo e la sua sopravvivenza. Un gesto semplice e antico per ricordare l’importanza della biodiversità e ribadire il no ai brevetti delle multinazionali sulle sementi, che devono rimanere patrimonio comune.

“È un’opportunità per tutti di avvicinarsi a un’agricoltura che si prende cura del suolo e lo coltiva senza l’uso di sostanze chimiche, promuovendo la consapevolezza e il rispetto per l’ambiente”, commenta Fabio Brescacin, presidente di NaturaSì. “Portare i cittadini in campagna, per mettere i piedi sulla terra e far capire da dove arriva il cibo e il lavoro che c’è dietro, è fondamentale.”

La Fondazione Seminare il Futuro: una missione che parte dal seme

Attiva dal 2016 con il contributo di NaturaSì e della Cooperativa Gino Girolomoni, la Fondazione Seminare il Futuro si dedica alla ricerca e allo sviluppo di sementi adatte all’agricoltura biologica e biodinamica. Il campo catalogo della Fondazione ospita un’ampia collezione di materiali genetici, frutto di anni di ricerca e selezione, che rappresentano un patrimonio di biodiversità cerealicola. Questa ricchezza di linee e popolazioni costituisce la base su cui la Fondazione osserva, studia e seleziona le varietà più adatte ai sistemi agricoli biologici e alle condizioni del Mediterraneo. Con l’iscrizione della varietà INIZIO al registro nazionale, la Fondazione compie un passo decisivo per fornire agli agricoltori biologici strumenti concreti per una produzione di qualità. Il percorso prosegue con PROSSIMO, varietà oggi in fase di moltiplicazione e che sarà presto disponibile per la coltivazione, a conferma dell’impegno continuo della Fondazione nello sviluppo di sementi pensate per il futuro dell’agricoltura biologica.

Il lavoro di ricerca prosegue in collaborazione con il Centro di Ricerche Agro-ambientali ‘Enrico Avanzi’ dell’Università di Pisa, dove vengono testate e valutate le nuove varietà nell’ambito dei programmi di selezione in agricoltura biologica. “La selezione dei semi può fare la sua parte per un’agricoltura più sana e in equilibrio con l’ecosistema, ma da sola non basta: deve essere inserita in un approccio agroecologico,” sottolinea Bigongiali. “Non possiamo limitarci a un approccio che punti esclusivamente sulla selezione del seme, ma è fondamentale considerare la rotazione delle colture, la gestione della biodiversità e l’uso appropriato degli input agricoli”.

Fausto Jori consigliere delegato di NaturaSì, ribadisce l’importanza del progetto: “La qualità delle sementi è importante, una buona semente porta un buon cibo. Ma per la selezione occorrono tempi lunghi e continuità. Per questo serve una fondazione che ha obiettivi pluriennali, non è proprietaria del seme bensì custode, ne tutela la vitalità e fa in modo che continui a rispondere anche in futuro alle necessità degli agricoltori.”

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Redazione Natura Sì