I recenti dati sulle vendite al dettaglio indicano una significativa contrazione dei consumi che tocca anche i generi alimentari. Qual è la situazione per i prodotti biologici?

Il calo delle vendite al dettaglio non interessa il nostro settore, praticamente assente nel canale del dettaglio tradizionale. I dati in nostro possesso relativamente al primo semestre del 2008 confermano invece una crescita non inferiore al 12% nel dettaglio specializzato, mentre alcuni fra i principali operatori presenti negli altri canali dichiarano aumenti di fatturato anche del 18% rispetto allo stesso periodo del 2007. Siamo in attesa di conoscere i dati dell’osservatorio ISMEA e ovviamente ci preoccupa il permanere di un forte divario nel trend dei consumi fra il nord del Paese e il resto d’Italia ma non abbiamo segnali di un impatto negativo della difficile congiuntura sulle vendite di prodotti biologici, che rimangono nella fascia alta di prezzo. I problemi per noi sul mercato interno rimangono dunque quelli di sempre, a cominciare dalla scarsa presenza di assortimenti adeguati nell’intera rete distributiva e relativamente all’assenza di strategie e investimenti adeguati in comunicazione e promozione, sia a livello istituzionale che nella grande distribuzione organizzata.

Il nuovo governo sta aprendo agli OGM e anche il Senato sta per avviare una indagine conoscitiva. Che ne pensa FederBio e quali conseguenze potranno esserci per il settore biologico?

FederBio è sempre stata contraria ad un approccio ideologico al tema delle biotecnologie, tant’è che siamo stati tenuti ai margini da un certo schieramento che, ora che il vento è cambiato, pare tuttavia scomparso. Noi ci siamo battuti e sempre lo faremo perché in agricoltura biologica non sia consentito l’uso di OGM e siamo convinti che la coesistenza sia impossibile nelle condizioni particolari del nostro territorio, dunque che l’interesse primario del Paese debba essere quello di tutelare la distintività delle proprie produzioni che, se omologate, perderebbero il loro principale vantaggio competitivo. Per questo abbiamo molto apprezzato la prudenza e la presa di posizione del Ministro Zaia e ci auguriamo che anche il fronte delle Regioni rimanga il più possibile compatto nell’approccio al tema della coesistenza. Qualunque cosa accada è comunque importante che i consumatori siano consapevoli che i prodotti biologici sono gli unici in grado di garantire l’assenza di OGM attraverso il rigido sistema di norme e la certificazione dell’intera filiera che anche con la riforma del regolamento europeo che entrerà in vigore nel 2009 rimangono assolutamente validi.

Qual è la posizione di FederBio sull’Healt Check della PAC?

L’assemblea di FederBio ha ribadito il supporto convinto alla modulazione, come necessario spostamento di risorse verso il sostegno a misure in grado di supportare l’organizzazione della produzione, le produzioni di qualità e la multifunzionalità. Riteniamo piuttosto che il ruolo dell’agricoltura biologica sia stato ampiamente sottovalutato nei documenti della Commissione, in particolare rispetto al raggiungimento di obiettivi quali la lotta al cambiamento climatico e la tutela delle acque. Non ha senso riproporre un elenco sterminato di pratiche agricole sostenibili quando è chiaro a tutti che il metodo biologico è l’approccio più efficiente e completo a queste tematiche, oltretutto l’unico con un sistema di certificazione in grado di far risparmiare risorse pubbliche per i controlli.

Perché FederBio da tempo insiste sulla necessità di rivedere l’impostazione dei PSR riguardo al sostegno al settore biologico?

Dal nostro osservatorio ci appare evidente come il combinato disposto delle tensioni sui prezzi agricoli e dell’inadeguatezza dei premi a superficie, oltre alla concorrenza di altre misure agroambientali assai meno impegnative e controllate, sta determinando in molte regioni una significativa uscita delle aziende dal sistema di certificazione. Inoltre le condizioni di accesso alla misura in molti casi sono vessatorie, oltre al permanere di un carico burocratico inaccettabile. E’ evidente che l’unico approccio realmente efficace al raggiungimento degli obiettivi dell’asse agroambientale dei PSR è la significativa conversione al metodo biologico dell’agricoltura nelle zone più intensive e invece si persevera in politiche che relegano il biologico nelle zone marginali, fallendo palesemente gli obiettivi enunciati e sprecando risorse pubbliche. Ribadiamo quindi la richiesta al Ministero e alle Regioni di avviare da subito la revisione dei premi, puntando in prospettiva all’utilizzo delle risorse provenienti dalla modulazione.

Quali sono le priorità dell’azione di FederBio decise dalla recente assemblea?

La prima è quella di rafforzare organizzativamente la componente dei produttori, soprattutto a livello territoriale. I buoni risultati del lavoro di rappresentanza degli interessi del settore ottenuti da FederBio ai tavoli nazionali rischiano di essere inefficaci se non accompagnati da una presenza capillare e visibile a livello regionale delle imprese biologiche, com’è avvenuto nel caso dei PSR. Intendiamo poi porre all’attenzione anche delle organizzazioni a vocazione generale la necessità di una politica nazionale definita per il nostro settore, a cominciare dalle prospettive di riforma della PAC e relativamente alla ripresa del percorso per una nuova normativa nazionale, ormai attesa da due legislature. Vogliamo inoltre rimettere al centro della discussione il valore del sistema di certificazione per tutto il settore e per il consumatore, pronti a sostenere i necessari cambiamenti per migliorarne l’efficacia e rafforzarne l’immagine.

Il congresso scientifico mondiale del biologico a Modena che risultati ha portato per il settore biologico italiano?

Purtroppo assai pochi rispetto alle enormi potenzialità dell’evento. Per una settimana a Modena si sono confrontati centinaia di scienziati e esperti delle più prestigiose università mondiali, testimoniando con contenuti di rilievo che la validità del metodo biologico è solidamente supportata dalla scienza e che l’agricoltura biologica è una risposta efficace anche a scala globale alle grandi questioni del nostro tempo, cambiamento climatico e sicurezza alimentare in primis. Peccato che di tutto questo nulla sia stato comunicato e che l’evento sia stato praticamente ignorato dalle istituzioni, principalmente per responsabilità di un’organizzazione scioccamente localistica e anche inadeguata. Mi auguro che questa esperienza insegni per il futuro e che la grande quantità di materiale e di esperienze prodotti possano comunque essere utilizzati al meglio per sostenere le difficili battaglie che come settore dobbiamo quotidianamente combattere contro il pregiudizio e l’ignoranza di buona parte del mondo dell’informazione e accademico italiani.

Perché il sistema di certificazione del biologico è spesso criticato e c’è ancora poca fiducia da parte dei consumatori sulle garanzie dei prodotti biologici?

Nonostante fin dal 1991 esista in Europa per il biologico un sistema normativo unico e esemplare, che ha istituito il primo sistema di certificazione veramente di filiera nell’agroalimentare, ancora oggi la comunicazione è pressoché assente, soprattutto dal fronte istituzionale. Il sistema di certificazione del biologico italiano è sotto la responsabilità del MiPAAF e delle Regioni eppure nessuno di questi soggetti fino ad ora ha svolto azioni di comunicazione efficaci e mirate sulle garanzie del proprio sistema di controllo e certificazione, non intervenendo solitamente nemmeno quando sulla stampa si fanno affermazioni palesemente false e denigratorie. Inoltre gli stessi organismi di certificazione autorizzati, pur se presenti nella grande maggioranza all’interno di FederBio, stentano a capire l’importanza di azioni e investimenti comuni per migliorare la comunicazione della propria attività e il coinvolgimento dei consumatori nel processo di certificazione. Ciò è ancora più singolare considerata la straordinaria quantità di accreditamenti che i principali organismi di certificazione italiani del biologico hanno ottenuto sia a livello nazionale che internazionale, oltretutto con un notevole investimento di risorse e senza alcun sostegno pubblico.

Quali sono le richieste di FederBio al nuovo Governo e al Ministro Zaia?

Al Ministro Zaia, che spero di incontrare presto, FederBio chiede anzitutto di stabilizzare e completare quanto prima l’assetto organizzativo del Ministero, sia per confermare le scelte fatte per la Direzione generale che si occupa anche del nostro settore che per un Capo dipartimento che rappresenti davvero una novità utile a ridare efficienza all’operato della struttura. I ritardi ormai cronici nell’attuazione del Piano d’azione nazionale di settore sono solo una delle evidenze di una situazione bloccata, che deve trovare rapida e definitiva soluzione. Al Ministro e al Governo chiediamo quindi di aprire rapidamente il confronto sul nuovo Piano d’azione per l’agricoltura biologica, considerando la dotazione della legge finanziaria 2007 ma iniziando a discutere anche della finanziaria triennale che si sta predispondendo. Il nuovo Piano, che deve rimanere incardinato sul MiPAAF, deve tuttavia coinvolgere anche altre politiche governative, come l’ambiente e la salute, non solo in termini di risorse ma soprattutto per un’azione coordinata e efficace dell’azione di governo che coinvolga adeguatamente anche le Regioni. Riguardo alla nuova normativa nazionale di settore, di cui si discute ormai da cinque anni, ci auguriamo che sia il Parlamento stesso a riprendere l’iniziativa legislativa e in tal senso FederBio si è già attivata con le Commissioni di Camera e Senato.

 

Fonte: Agrapress

Autore: Paolo Carnemolla – Letizia Martitano