Uno studio lituano pubblicato su Water ha rilevato che, rispetto alla produzione convenzionale intensiva, le pratiche biologiche riducono significativamente l’inquinamento idrico negli ecosistemi adiacenti alle aziende agricole. Limitando specificamente l’inquinamento da azoto e fosforo, le aziende agricole biologiche possono contribuire a prevenire l’eutrofizzazione e il degrado degli ecosistemi di acqua dolce dovuto alla lisciviazione agricola, riducendo in definitiva l’impatto ambientale della produzione alimentare.

Gli scienziati hanno raccolto, tra il 2012 e il 2016, 324 campioni di acque superficiali e 828 campioni di acque sotterranee da terreni agricoli lungo cinque fiumi nel distretto del bacino del fiume Nemunas. Quattro aziende agricole biologiche e quattro convenzionali sono state incluse nello studio in base alla somiglianza dei loro profili del suolo, delle pendenze e delle colture. Per ogni campione raccolto sono state misurate le concentrazioni totali di azoto e fosforo, oltre a nitrati, nitriti, ammonio e ortofosfati, tutti indicatori chiave della qualità dell’acqua e della potenziale contaminazione agricola. Le analisi hanno mostrato che le concentrazioni di nutrienti erano più basse nelle falde acquifere in prossimità di aziende agricole biologiche, moderate nelle acque superficiali e più alte nelle falde acquifere in prossimità di aziende agricole convenzionali intensive, avvalorando l’ipotesi che il deflusso e la lisciviazione derivanti da aziende gestite con prodotti chimici contribuiscano in modo significativo all’inquinamento da nutrienti negli ambienti circostanti.

Questi risultati dimostrano la natura protettiva dell’agricoltura biologica per l’ambiente, al di là della salute del suolo e della biodiversità. Lo studio sottolinea inoltre l’importanza di monitorare le falde acquifere oltre a quelle superficiali, al fine di stimare con maggiore precisione i livelli di inquinamento legati alle pratiche agricole. Limitando l’uso di fertilizzanti sintetici e integrando pratiche come la piantumazione di colture di copertura perenni, i sistemi biologici limitano le perdite di nutrienti che possono in ultima analisi danneggiare gli ecosistemi di acqua dolce e contaminare le falde acquifere. Gli autori si spingono fino a raccomandare un’espansione dei terreni agricoli biologici fino al 25% del totale dei terreni agricoli, come parte della soluzione per migliorare l’impatto ecologico dell’agricoltura, prevedendo al contempo un approccio sostenibile e olistico alla produzione alimentare.

Fonte: The Organic Center

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