Il primo via libera in sede europea raggiunto sulle Nuove Tecniche Genomiche-NGT non piace a FederBio che da questo Regolamento, che deve ancora essere approvato in plenaria dal Parlamento europeo, prevede “un danno enorme per il settore biologico”, come sottolinea la presidente della Federazione, Maria Grazia Mammuccini, in un’intervista esclusiva rilasciata a GreenPlanet. “È una soluzione che non dà garanzie agli agricoltori che hanno scelto di produrre senza utilizzo di organismi geneticamente modificati – osserva la presidente di FederBio -, perché anche le NGT sono organismi geneticamente modificati, per l’esattezza all’interno della stessa specie, ma sempre di una modificazione genetica si tratta e il biologico non ammette nel suo regolamento l’utilizzo di piante geneticamente modificate. Quindi, la scelta di considerare la tipologia di NGT1, come definisce l’accordo, uguale alle piante selezionate in maniera naturale, può creare un danno enorme al biologico”. “Non sarà più possibile la tracciabilità e separazione delle filiere – prosegue la presidente Mammuccini -, di conseguenza il biologico potrebbe essere contaminato e perdere la certificazione. Non solo, non ci sarà più etichettatura per le NGT, quindi ai cittadini che vogliono scegliere un prodotto senza che contenga organismi geneticamente modificati, non sarà garantita questa trasparenza e questa possibilità”.
“L’altro aspetto fondamentale – prosegue la presidente FederBio – è la questione dei brevetti. Con questa deregulation sugli OGM perderemo anche questa garanzia di non essere contaminati e poi essere denunciati, magari, dalle multinazionali per essersi appropriati di un loro brevetto. Quindi, come si dice, oltre al danno, la beffa!”.
– Però le associazioni agricole in generale hanno plaudito a questa approvazione e tutte quante, in sostanza, dicono che le NGT sono molto lontane dal concetto di OGM.
“È chiaro che nella comunicazione si possono far passare i messaggi che si vogliono, ma la differenza fra le NGT e gli OGM di vecchia generazione è che lì si puntava anche a modificazioni genetiche tra specie e mondi diversi, mentre questi attuali sono all’interno della stessa specie; ma la modificazione genetica c’è comunque ed è una tecnica molto simile a quella con la quale vengono prodotti gli altri. Di fatto abbiamo degli OGM di nuova generazione, ma sempre degli OGM, e in quanto tali, dovrebbero essere regolamentati per garantire principio di precauzione, tracciabilità e separazione delle filiere, così che gli agricoltori che vogliono fare bio e quelli che vogliono fare OGM free abbiano la possibilità di avere norme che garantiscono dalla contaminazione accidentale”. “Ora – prosegue la presidente FederBio -, è chiaro che si deve rispettare la scelta di chi vuole coltivare NGT, ma garantendo trasparenza ai cittadini per chi non le vuole nel proprio cibo, garantendo anche trasparenza e separazione delle filiere per gli agricoltori bio e quelli OGM free che vogliono coltivare secondo un approccio diverso”.
“Tra l’altro – aggiunge la presidente Mammuccini – tracciabilità e trasparenza al cittadino e la questione dei brevetti erano i due punti critici sui quali aveva insistito il Parlamento europeo. Ora, questo accordo del Trilogo non rispetta quell’indirizzo dato dal Parlamento europeo, per cui ci auguriamo che in sede plenaria questa cosa possa essere di nuovo modificata, proprio perché chi coltiva e vuole utilizzare NGT lo possa fare, ma garantendo la libera scelta di tutti. Questo è il punto fondamentale e per questo ci vogliono norme di tracciabilità, di etichettatura, soprattutto sulla questione dei brevetti, perché quello può veramente mettere in difficoltà tanti agricoltori e piccole aziende sementiere che rischieranno nel loro lavoro di utilizzare materiale brevettato e subire cause per contraffazione”.
– Ma le NGT non possono offrire il vantaggio di assicurare soluzione ai problemi delle fitopatie e dei cambiamenti climatici, come sostengono in molti?
“Siamo in una situazione talmente complessa che non può essere la singola caratteristica introdotta in una pianta a risolvere il problema. Nel senso che abbiamo di fronte una situazione nella quale c’è un problema legato a malattie, ma sappiamo bene che quando si innescano selezioni di questo tipo, così come è successo per gli OGM, si sviluppano piante resistenti e, di conseguenza, quella modificazione durerà qualche anno e dopo si dovrà ricorrere a ulteriori modificazioni. Ma anche la famosa questione della resistenza alla siccità, la resistenza all’eccesso di acqua, abbiamo una situazione così anomala nell’impatto del cambiamento climatico che sullo stesso territorio ci sono lunghi periodi di siccità seguiti a lunghi periodi di piogge torrenziali”.
“Questa situazione articolata – aggiunge la presidente FederBio – richiede dunque soluzioni complesse e il biologico le vuole affrontare proprio così, attraverso l’approccio agroecologico che guarda alla fertilità del suolo, alla biodiversità, alla scelta della giusta varietà per i diversi territori, a ridurre l’uso della chimica di sintesi, all’uso di prodotti innovativi come gli induttori di resistenza che sviluppano le naturali difese delle piante. In una visione agroecologica la resilienza non deriva da una singola pianta, ma dalla tenuta del sistema agronomico nel suo complesso”.
“Se si vuole ricercare nell’ambito del biocontrollo e della strategia agroecologica, insomma – conclude la presidente Mammuccini – si possono trovare soluzioni innovative molto più avanzate delle NGT. Quindi credo che, da questo punto di vista, la ricerca debba andare avanti in ogni direzione, e soprattutto si deve investire in una ricerca che guardi al biologico e all’agroecologia in maniera più forte di come abbiamo fatto fino ad oggi”. […]