“Si rivela sempre più urgente la necessità di un’agricoltura sostenibile, in grado di produrre cibo sano e di qualità e di tutelare l’ambiente e la biodiversità. – sottolinea Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio in riferimento ai dati resi noti dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’ONU che dimostrano come nel 2013 il livello di gas serra nell’atmosfera ha raggiunto un nuovo record, spinto dall’aumento dei livelli di anidride carbonica – L’aumento tra il 1990 ed il 2013 del 34% del riscaldamento climatico causato da gas come l’anidride carbonica ci fa comprendere quanto sia ormai giunto il momento di promuovere scelte consapevoli. Il tema del grande evento dell’Esposizione Universale del 2015 “Nutrire il Pianeta” rende ancora più attuale una riflessione, anche a livelli istituzionali, per promuovere un’agricoltura sostenibile, in grado di abbattere le emissioni di CO2 e di offrire dunque un importante contributo per frenare il riscaldamento globale, come quella biologica”.rnIl risultato pubblicato nel 2013 di uno studio diretto da Andreas Gattinger (FiBL – Istituto di ricerca per l’agricoltura biologica) e portato avanti da un gruppo di ricercatori internazionali – che ha esaminato i risultati di 74 studi internazionali che hanno paragonato gli effetti sul terreno delle coltivazioni biologiche e di quelle convenzionali – ha dimostrato che l’agricoltura biologica permette di fissare nel terreno quantità di carbonio significativamente superiori, con ciò offrendo un importante contributo per frenare il riscaldamento globale. Lo studio ha dimostrato che se tutte le superfici agricole fossero coltivate con metodi biologici, le emissioni di CO2 causate dall’agricoltura potrebbero ridursi del 23% in Europa e del 36% negli Usa. Gli autori hanno inoltre calcolato che ciò corrisponderebbe a circa il 13% della riduzione complessiva necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici fissati per il 2030. A ciò si aggiungono i recenti risultati dello studio «Enviromental Impact of different agricultural management practices: conventional versus organic agriculture», apparso sulla rivista «Critical reviews in plant sciences», realizzato dai ricercatori guidati dal professor Maurizio Paoletti del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova in collaborazione con l’Università di Cornell, Usa: “I terreni gestiti con il metodo bio hanno una maggiore capacità di sequestrare CO2 e di trattenere acqua, con conseguente miglior rendimento in condizioni climatiche di scarsità di precipitazioni”.