Biofach 2018

h.10.00 Room Budapest, NCC Ost

La qualità e la sicurezza del cibo sono un imperativo nella produzione biologica. Recentemente, la rilevazione di residui di acido fosforoso in alcuni prodotti biologici sta diventando un problema rilevante per il mercato dell’UE, essendo l’etilfosfonato ed il fosfito non consentiti entro il Reg. EC n.889/2009. Per comprenderne l’origine, nel 2016 l’Ufficio PQAI 1 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha finanziato il progetto biennale BIOFOSF “Strumenti per la risoluzione dell’emergenza “fosfiti” nei prodotti ortofrutticoli biologici”, coordinato dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). Il progetto BIOFOSF ha coinvolto tre centri di ricerca italiani CREA, Federbio, diversi produttori biologici (BRIO, Apofruit, BioTropic) e la principale associazione italiana di produttori di fertilizzanti (Assofertilizzanti).
Il workshop proposto aprirà una discussione tra ricercatori, politici e agricoltori sugli LMR e sulle potenziali cause di residui di acido fosfonico nei prodotti biologici, sulla base dei risultati emersi dal progetto. Per valutare le potenziali fonti “nascoste” di residuali di ac. fosforoso, sono state realizzate prove sperimentali di campo su colture ortofrutticole bio, applicando concimi organici, inorganici e prodotti per la protezione ammessi in biologico, valutando poi il contenuto residuo di acfosforoso/etilfosfonico nel prodotto al commercio e nei tessuti vegetali. Tali sistemi bio sono stati quindi confrontati con altri convenzionalmente gestiti, utilizzando sali di etilfosfonato o di fosfito. Il progetto ha previsto anche uno studio della cinetica di degradazione dei prodotti a base di fosetyl ed il loro potenziale effetto residuo a lungo termine su colture arboree.
I risultati hanno confermato che non erano presenti fosfiti se non direttamente applicati: la presenza di acido fosfonico nei tessuti vegetali, senza rilevamento di acido etilfosfonico, potrebbe essere dovuta al verificarsi dif osfiti in alcuni tipi di fertilizzanti organici ammissibili nell’allegato I, come estratti di alghe.
D’altra parte la rilevazione dell’acido fosforoso è stata messa in relazione con una significativa presenza di fosfito o di fosetyl in alcune formulazioni commerciali di rame consentite nell’agricoltura biologica, contaminazione che peraltro sembra perdurare anche per diversi anni dopo l’applicazione in colture arboree (i.e. piante di pero).
Al fine di risolvere tale emergenza, il Mipaaf ha quindi lanciato una serie di misure correttive per proteggere sia i coltivatori biologici che i consumatori:

i) l’aumento dei controlli sui concimi organici e prodotti per la protezione ammessi in bio attualmente in commercio, con il supporto degli
Organismi di controllo ufficiali italiani;

ii) la revisione dell’Allegato 13 alla normativa italiana sui concimi (D.Lgs. 75/2010);

iii) una modifica dell’attuale interpretazione dell’RT-16 (Direttive per l’accreditamento di Organismi che rilasciano dichiarazioni di conformità di prodotti biologici e alimenti in conformità ai Regolamenti CE n.834 / 2007 e successive integrazioni e modifiche), che attribuisce ad un “falso positivo” la rilevazione del solo ac. fosforoso, in assenza di ac. etilfosfonico.

 

Relatori

o Giacomo Mocciaro -Official / Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF)
o Carlo Bazzocchi – Consultant / FEDERBIO – Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica
o Alessandra Trinchera – Researcher / Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA)

Modera
Cristina Micheloni – Comitato Scientifico AIAB / Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB)

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