Scontro tra chi vuole aumentare i campi convenzionali e chi vuole pagare meglio i contadini per aver cura dei prodotti

“Guerra e fame sono strettamente connesse: una segue l’altra. E se a farne le spese sono soprattutto i più poveri e vulnerabili, in un mondo globalizzato come il nostro il conflitto ha ripercussioni in tutti i continenti.” Gilbert F. Houngbo, presidente di Ifad (International Fund for Agricultural Development), anticipa le conseguenze della guerra alle porte dell’Europa. Messe insieme Russia e Ucraina producono quasi il 30% del grano mondiale, circa il 20% dell’orzo e la metà dei prodotti derivati dai fiori di girasole. L’Ucraina da sola è al quinto posto nel mondo per la produzione di mais, con 36 milioni di tonnellate annue.

Molti Paesi dipendono in larga misura per la loro sopravvivenza dall’importazione di questi beni la cui produzione è seriamente messa a rischio dal conflitto.  Secondo stime della Fao, in questa primavera in Ucraina verrà seminato il 30% in meno delle superfici agricole rispetto al 2021 e in media i rendimenti saranno inferiori del 20%. Previsioni più pessimistiche ritengono che quest’anno gli agricoltori ucraini riusciranno al massimo a coltivare la metà dei loro campi. Il che vuol dire che per alcune coltivazioni sarà compromessa la produzione anche nel prossimo anno. Vanno poi aggiunti i danni provocati dai bombardamenti a infrastrutture, strade e porti da riparare.

Coltivare le terre a riposo? Sì ma con il metodo bio

“Stiamo pagando una somma di errori che derivano da un modello agricolo sbagliato. Il modello dell’agricoltura industriale che era andato in crisi ben prima della guerra in Ucraina. E che ha creato un elenco lunghissimo di criticità: il consumo di suolo, il crollo della biodiversità, l’aumento delle emissioni serra, l’inquinamento delle falde idriche, la chiusura progressiva delle aziende provocata da un sistema di prezzi iniquo, l’abbandono delle terre”, ha commentato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. Secondo Mammuccini se si vogliono mettere a coltura, con deroga temporanea, le terre di interesse ecologico destinate alla tutela della biodiversità bisogna almeno evitare che vengono sottoposte a trattamenti con pesticidi e concimi di sintesi che in questo momento hanno prezzi che si sono impennati per la crisi ucraina e che rischiano di contaminare il suolo per decenni, sterilizzandolo dal punto di vista della biodiversità: “Occorre dedicarli all’agricoltura biologica in modo da preservare il loro valore naturale e al tempo stesso aumentare la produzione di cibo”. […]

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FONTE


TESTATA: HuffPost
AUTORE: Maria Pia Terrosi
DATA DI PUBBLICAZIONE: 3 aprile 2022