Firmato un accordo tra la Città metropolitana di Roma e FederBio per il rilancio dell’agroecologia
Nel piano contro le alluvioni c’è una casella poco esplorata. L’attenzione si concentra sul 7% di territorio coperto di cemento e asfalto perché è un dato quasi doppio rispetto alla media europea e il consumo di suolo continua a crescere al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. Giusto. Ma c’è un altro elemento che rende ancora più devastanti gli eventi estremi moltiplicati dalla crisi climatica: il suolo agricolo sta perdendo la capacità di assorbire l’acqua. Parliamo di circa il 40% del territorio italiano: mica poco.
Le cause del progressivo inaridimento di questi quattro decimi d’Italia sono varie. Innanzitutto c’è l’alterazione del ciclo idrico: in alcune aree non piove per mesi e la terra diventa talmente secca da creare una crosta che tende a far scivolare via le piogge. Poi c’è l’impoverimento del suolo, la perdita della biodiversità che contiene. Ne danno un’idea i dati diffusi all’incontro “La cura del suolo cura anche la siccità” organizzato da Cambia la Terra (il progetto di FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e Wwf) durante la Festa del BIO a Roma. La fertilità del terreno, cioè la percentuale di humus, in molte aree della Pianura Padana è scesa sotto l’1%. E quando si va a meno del 2% si entra nell’area a rischio.
Nel piano contro le alluvioni c’è una casella poco esplorata. L’attenzione si concentra sul 7% di territorio coperto di cemento e asfalto perché è un dato quasi doppio rispetto alla media europea e il consumo di suolo continua a crescere al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. Giusto. Ma c’è un altro elemento che rende ancora più devastanti gli eventi estremi moltiplicati dalla crisi climatica: il suolo agricolo sta perdendo la capacità di assorbire l’acqua. Parliamo di circa il 40% del territorio italiano: mica poco. Le cause del progressivo inaridimento di questi quattro decimi d’Italia sono varie. Innanzitutto c’è l’alterazione del ciclo idrico: in alcune aree non piove per mesi e la terra diventa talmente secca da creare una crosta che tende a far scivolare via le piogge. Poi c’è l’impoverimento del suolo, la perdita della biodiversità che contiene. Ne danno un’idea i dati diffusi all’incontro “La cura del suolo cura anche la siccità” organizzato da Cambia la Terra (il progetto di FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e Wwf) durante la Festa del Bio a Roma. La fertilità del terreno, cioè la percentuale di humus, in molte aree della Pianura Padana è scesa sotto l’1%. E quando si va a meno del 2% si entra nell’area a rischio.
“Serve un approccio agroecologico per far crescere la capacità naturale dei terreni di assorbire carbonio e acqua contrastando in questo modo sia le cause che gli effetti della crisi climatica”, spiega Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “I campi bio hanno infatti una presenza di humus che va dal 2 al 3% e una struttura del suolo più porosa. Così l’acqua viene assorbita di più intercettando le piogge e rilasciata gradualmente garantendo umidità più a lungo. È arrivato il momento di puntare su questa agricoltura per affrontare l’accelerazione degli eventi estremi”.
È l’indicazione che viene dall’Unione Europea con le strategie Farm to Fork e Biodiversità che hanno come obiettivo al 2030 il 25% di campi bio e il 10% di superficie agricola destinata alla difesa della biodiversità. La capacità di un suolo sano di ridurre gli effetti di un evento estremo è connessa infatti alla maggiore ricchezza di vita che contiene. I suoli ospitano oltre il 25% della biodiversità del nostro pianeta, ma trattamenti intensi e prolungati di pesticidi di sintesi riducono questa dotazione naturale impoverendo il terreno.
Anche la Città metropolitana di Roma ha deciso di muoversi in questa direzione. Sabato scorso ha firmato un protocollo d’intesa con FederBio per sostenere l’agricoltura biologica nei 120 Comuni dell’area romana. Tra le iniziative previste l’utilizzo di prodotti bio nelle mense scolastiche, lo sviluppo di attività di formazione degli operatori agricoli, la promozione dell’iniziativa “Comuni Amici del Bio” con un database che raccoglie gli atti normativi delle amministrazioni pubbliche in materia.
“Il protocollo d’intesa con FederBio risponde perfettamente alla missione di Città metropolitana di Roma Capitale che è focalizzata sullo sviluppo sostenibile, economico e sociale del territorio”, ha commentato Rocco Ferraro, consigliere delegato Ambiente, Transizione ecologica, Aree Protette, Tutela degli animali di Città metropolitana di Roma Capitale. “Crediamo che l’affermazione del modello biologico sia una leva importante per far crescere le nostre comunità, creando opportunità economiche importanti e, nello stesso tempo, proteggendo un ambiente sempre più fragile ed esposto alle crisi dettate dall’emergenza climatica”.