Crescono i livelli di antiossidanti, diminuiscono l’infiammazione generale dell’organismo, si abbassa il rischio cardiocircolatorio
Seguire una dieta mediterranea biologica riduce i rischi di contrarre malattie cardiovascolari, diabete e tumori, grazie a un complessivo effetto immunomodulante e detossificante: crescono i livelli di antiossidanti, diminuisce l’infiammazione generale dell’organismo, si abbassa il rischio cardiocircolatorio.
È questa la conclusione della prima tappa dello studio su volontari sani condotto dall’Università di Roma Tor Vergata e guidato dalla Prof.ssa Laura Di Renzo, che si contraddistingue per una importante e dettagliata raccolta di dati sulla salute, sui valori nutrizionali dei cibi e sulla loro impronta ambientale. La ricerca si è particolarmente concentrata sulla composizione del microbiota intestinale, spesso definito il ‘secondo cervello’ del nostro corpo, con risultati inediti sul miglioramento di questo sistema fondamentale per la nostra salute.
Questi sono alcuni dei principali risultati del protocollo di ricerca IMOD (Italian Mediterranean Organic Diet), realizzato dall’Università di Tor Vergata, Dipartimento di Biodinamica e Prevenzione, per il Progetto ‘MOdello di prOgettazione della rete dei sistemi di sicurezza alimentare, qualità nutrizionale e nutrigenomica della Dieta Mediterranea per la difesa della salute in Italia: applicazione del processo Nutrient Analysis of Critical Control Point-MOOD’, Traiettoria 5 del Ministero della Salute. A darne evidenza, la campagna di comunicazione ‘Il Bio dentro di noi’, ideata e organizzata dalle maggiori realtà del biologico: FederBio, AssoBio e Consorzio Il Biologico.
Le organizzazioni non sono entrate nella ricerca e nella elaborazione dei dati, ma hanno realizzato una campagna di diffusione dei risultati puntata su due dei volontari, Tatiana e Dario, che sono stati seguiti nelle varie fasi e sono diventati protagonisti della campagna social. Gli specifici dati sanitari pre e post dieta dei due volontari rispecchiano la tendenza generale: i batteri ‘buoni’ (tra i Firmicutes), nel loro microbiota intestinale, sono aumentati, mentre i batteri (tra i Bacteroitedes) che favoriscono lo stato infiammatorio sono diminuiti tra il 5 e il 50%. Inoltre (risultato non atteso) hanno perso tutti e due circa un chilo di peso durante la dieta mediterranea in bio.
La campagna è stata presentata oggi presso la sala stampa della Camera dei deputati, assieme ai dati della ricerca. A commentarla, oltre ai responsabili scientifici dello studio e del progetto ‘MOOD’ finanziato dal Ministero della Salute e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, Laura di Renzo, direttrice della Scuola di Scienze dell’Alimentazione di Tor Vergata, e Antonino De Lorenzo, professore emerito responsabile scientifico del progetto ‘MOOD’, sono stati il sottosegretario al MASAF Luigi D’Eramo, la deputata Maria Chiara Gadda, l’europarlamentare Camilla Laureti (in video conferenza), Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, Nicoletta Maffini, presidente AssoBio, Massimo Monti, presidente del Consorzio Il Biologico.
Grazie alla dieta biomediterranea, secondo quanto rilevato dallo studio, negli organismi dei volontari le famiglie di batteri antiossidanti (i batteri buoni per la nostra salute) sono aumentate anche del 25% dopo la dieta rispetto allo stato iniziale. Allo stesso tempo, le associazioni di batteri pro-ossidanti si sono ridotte fino al 50% sul campione. Quindi, chi segue una dieta mediterranea biologica corre minori rischi di contrarre malattie cardiovascolari, diabete e tumori, grazie a un complessivo effetto immunomodulante e detossificante.
Nell’enorme raccolta di dati sono emersi risultati altamente positivi nella qualità dei grassi assunti nella dieta biologica mediterranea, con un calo consistente dei grassi saturi correlati al rischio cardiocircolatorio. […]