Il biologico è innovazione sociale, economica e ambientale

Il sistema biologico italiano è un settore che contribuisce in modo significativo all’incremento della fertilità del suolo, alla biodiversità e alla riduzione dell’uso di prodotti chimici, fornendo servizi ecosistemici che hanno a cuore la salute delle persone e dell’ambiente. Inoltre, il bio ha un impatto sociale e territoriale positivo perché coinvolge agricoltori, spesso giovani e donne, che credono nell’equilibrio tra interessi economici e benessere pubblico. Questo metodo di produzione richiede una conoscenza approfondita del territorio, del clima e delle relazioni tra piante e ambiente, e punta sull’innovazione sostenibile.

Il biologico è il futuro dell’agricoltura

Il Green Deal europeo e la Strategia Farm to Fork hanno portato a un cambiamento significativo nelle politiche agricole europee, con l’obiettivo di passare da un’agricoltura intensiva a un approccio agroecologico per i sistemi agricoli e alimentari europei. L’obiettivo di coltivare il 25% della superficie agricola europea al 2030 con metodi biologici e biodinamici segna un passaggio epocale, trasformando il settore bio da una nicchia a uno strumento di politica agricola fondamentale per l’Europa. Questa transizione è cruciale per affrontare i cambiamenti climatici e preservare la biodiversità.

PROPOSTE

Riformare il sistema di certificazione e semplificare la burocrazia

All’agricoltura biologica serve un sistema unico di certificazione, anche se affidato a più organismi privati, ma con piani di controllo standard e tariffe uniformi approvati dall’Autorità nazionale competente. È necessaria una formazione obbligatoria per gli operatori e il personale degli organismi di certificazione, con gli stessi standard di certificazione per gli ispettori e gli addetti. Per semplificare la burocrazia, gli agricoltori bio chiedono l’integrazione delle informazioni aziendali tramite piattaforme digitali per lo scambio di dati tra le Autorità e i soggetti coinvolti nel sistema di certificazione. Vogliono anche favorire l’implementazione di sistemi di autocontrollo sia verticali che territoriali, oltre al sistema di certificazione di gruppo, più adatto a realtà di Paesi Terzi.

Per raggiungere obiettivi ambiziosi, i produttori biologici e biodinamici hanno dunque bisogno di investimenti, supporto tecnico, innovazione organizzativa e amministrativa, formazione e ricerca incentrate sull’agroecologia. Nel contesto dell’attuazione della legge sull’agricoltura biologica e dell’avvio del Piano strategico nazionale della PAC, vengono presentate con questo Manifesto una serie di proposte per sostenere il settore biologico, condivise dalla Sezione soci Produttori di FederBio che rappresenta oltre 50.000 agricoltori. Il confronto e la messa a punto delle richieste del settore hanno coinvolto anche referenti scientifici per ciascuna tematica.

Riconoscere un giusto prezzo per gli agricoltori nel mercato dei prodotti biologici

Gli agricoltori biologici chiedono maggiore trasparenza riguardo ai costi di produzione necessari per produrre il biologico e vogliono che il prezzo dei prodotti bio sia stabilito in modo autonomo rispetto a quelli convenzionali. Per fare questo, è necessaria l’istituzione di una Commissione Unica Nazionale (CUN) per i prezzi dei prodotti biologici, basata sui costi di produzione aggiornati e raccolti da ISMEA.
Gli agricoltori biologici ritengono importante favorire accordi di filiera per garantire un giusto reddito che tenga conto delle specificità e vincoli propri del metodo biologico che devono essere comunicati ai cittadini in modo più efficace per far comprendere i valori e i benefici del bio, partendo dal lavoro degli agricoltori e allevatori.

Fissare norme e standard di autoproduzione per i mezzi tecnici per l’agricoltura bio

L’agricoltura biologica si basa sull’agroecologia e sulla circolarità, di fatto limitando l’uso di mezzi tecnici come i fertilizzanti e i biostimolatori. Per garantire rese produttive adeguate e requisiti qualitativi, è necessario l’uso di questi mezzi, sia tramite autoproduzione aziendale o in circuiti organizzati di agricoltori biologici, per aumentare la circolarità della pratica del metodo biologico nel pieno rispetto della sicurezza e della legalità, sia attraverso regole chiare e certezza nell’utilizzo di mezzi tecnici acquistati anche in relazione al rischio di contaminazioni con sostanze non ammesse. Nel contesto della strategia Farm to Fork, gli agricoltori biologici e biodinamici chiedono un quadro normativo coerente e stabile, che semplifichi le condizioni e garantisca parità a livello europeo.

Vogliono utilizzare mezzi tecnici verificati senza contaminazioni non ammesse e senza costi aggiuntivi a carico degli stessi agricoltori. I principi della riduzione degli input esterni, della circolarità e delle filiere corte dovrebbero essere applicati anche all’uso dei mezzi tecnici, con possibilità di deroga in caso di assenza di rischi sanitari e ambientali.

Fare dell’allevamento biologico il modello di riferimento della zootecnia italiana

Il Green Deal europeo e la crescente sensibilità dei cittadini verso il benessere animale e il contrasto al cambiamento climatico stanno ridimensionando l’allevamento intensivo. L’allevamento biologico certificato rappresenta la forma più avanzata e sostenibile, ma alcune sfide minacciano la sua crescita, come le dinamiche di prezzo dei prodotti convenzionali, la confusione informativa e la scarsa presenza nella GDO. Gli agricoltori chiedono che l’allevamento biologico diventi il modello di riferimento per l’intera zootecnia italiana, in linea con le politiche europee e la transizione ecologica e sociale. Ritengono che il metodo di allevamento biologico sia e debba rimanere lo standard più elevato di benessere animale. Chiedono inoltre una campagna di comunicazione pubblica per evidenziare i vantaggi dell’allevamento biologico e prevenire confusione tra i consumatori riguardo ad altri standard di sostenibilità.

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