FederBio: ora serve un sistema di certificazione unico e un giusto prezzo per i prodotti, diverso dal mercato convenzionale
Il fatturato del comparto biologico in Italia ha superato i 9 miliardi di euro, con una crescita del 4,9% a volume e del 4,5% a valore negli ultimi 12 mesi e un export che dal 2012 al 2023 è raddoppiato. Il bilancio è stato reso noto da FederBio durante la seconda assemblea dei produttori biologici e biodinamici organizzata presso la sede di Cia-Agricoltori italiani.
Il settore gode dunque di buona salute, ma per crescere ancora i suoi operatori chiedono un tetto alla burocrazia, un sistema unico di certificazione e un giusto prezzo per i loro prodotti, definito in maniera indipendente da quello del mercato convenzionale.
«Un giusto prezzo – spiega la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini – è quello che permette di produrre cibo sano e pulito e allo stesso tempo garantisce il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori».
Il mondo del biologico chiede anche un sistema unico di certificazione, ancorché affidato a più organismi privati, attraverso l’applicazione di piani di controllo standard e di tariffari uniformi, approvati dall’Autorità competente nazionale di settore e un’unica piattaforma d’interscambio delle informazioni.
«Siamo in un momento cruciale per il nostro sistema agricolo e alimentare – ha detto Mammuccini – l’obiettivo del 25% di superficie agricola biologica entro il 2030 è vicino e, considerando il primato che l’Italia detiene nel settore, rappresenta un’opportunità. Possiamo andare ben oltre perché c’è la possibilità di valorizzare aree interne e attrarre giovani e donne in agricoltura».
Secondo FederBio, a fronte dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente che impattano sui prezzi dell’energia, scelte agricole come quelle dell’agro-ecologia hanno il vantaggio di ridurre il peso dell’import di prodotti di sintesi chimica e di accorciare la distanza tra produttore e consumatore lungo le catene di approvvigionamento. […]