Per il consumatore del 2020 se dici biologico dici sano e naturale. La pandemia in pochi mesi ha dato un’ulteriore spinta al trend salutistico che si sta affermando nelle preferenze degli acquirenti. A beneficiarne è un settore che l’Italia ha sviluppato con convinzione negli ultimi 20 anni, diventando punto di riferimento internazionale. Un settore che ha raggiunto un giro d’affari al consumo di 4,3 miliardi di euro, ha superato i 2,4 miliardi di euro all’export e sarà uno degli assi portanti del Governo, nell’ambito dei piani di attuazione della strategia europea “Farm to Fork”, i cui obiettivi mirano a triplicare entro il 2030 le superfici bio e a tagliare del 50% l’uso dei pesticidi.

Per quanto riguarda il vino, i segnali di crescita sono stati evidenti, in particolare nella GDO e stanno spingendo molti imprenditori a credere nelle opportunità di business in questa categoria. Tuttavia, nonostante il quadro legislativo europeo sia chiaro sui vini biologici, il nostro Paese (terzo in Ue per superfici) sta tentennando nell’approvazione della legge quadro, il Testo unico sul Bio, ferma da due anni in Senato. Sono forti le resistenze di una parte dell’industria agricola legata al convenzionale, supportata da discutibili argomentazioni scientifiche a riguardo che, secondo FederBio, rischiano di far perdere all’Italia quote di mercato rispetto a una Francia e a una Spagna che stanno andando a velocità doppia, proprio nel momento in cui la Commissione ha scelto la linea green e sostenibile.

“L’Italia – ha ricordato la Ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova – ha praticamente raggiunto l’obiettivo dell’aumento del 50% della superficie agricola coltivata a bio. Ora è necessario lavorare per organizzare meglio la filiera e far sì che tutto il prodotto biologico, ottenuto da quel 15,8% della superficie bio italiana, sia opportunamente valorizzato sul mercato. Con questo obiettivo, stiamo lavorando sui criteri per utilizzare il fondo costituito nell’ultima finanziaria, con una dotazione di 20 milioni per i prossimi 4 anni“.

La fase di lockdown ha fatto decollare la spesa per il vino bio, anche se va sottolineato che in Italia questo segmento incide per appena l’1,4% sul totale degli acquisti di prodotti agroalimentari. Tuttavia, è una nicchia che ha fatto registrare numeri importanti. Tra marzo e il 17 maggio 2020, i vini sono cresciuti del 12% e gli spumanti del 4% in GDO. In Italia, la vite da vino occupa il quinto posto tra le coltivazioni biologiche e gli ettari totali vitati sono 107 mila. Nel mondo, la superficie vitata a bio (uva da vino e da tavola) supera 422 mila ettari (dati 2018) e vale il 6% della superficie totale; quasi 350 mila ettari sono in Europa e l’Italia vanta un quarto delle vigne biologiche su scala mondiale.

Una terra di nessuno è quella dei “Vini Naturali”. L’indicazione in etichetta può suggerire l’idea di un vino di qualità molto alta e il rischio che l’uso del termine naturale induca il consumatore in errore è molto alto. È quindi evidente un rischio comunicativo per l’intero settore. Secondo FederBio, occorre un disciplinare che metta nero su bianco le regole che i produttori devono seguire: “Non basta eliminare non mettere anidride solforosa nel vino per dichiararsi naturali. Il valore fondamentale è nel vigneto. E ritengo – dice la presidente, Maria Grazia Mammuccini – che un vino naturale debba quantomeno partire da un prodotto biologico, aggiungendo poi ulteriori elementi.” […]

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FONTE


TESTATA: Gambero Rosso
AUTORE: Gianluca Atzeni
DATA DI PUBBLICAZIONE: 15 ottobre 2020