Le tecniche di evoluzione assistita sono una valida soluzione alle problematiche dell’agricoltura? Oppure sono da considerare alla stregua degli Ogm? Il mondo agricolo è spezzato. Le posizioni a confronto di Confagricoltura e FederBio.

È arrivato il momento di fare chiarezza. Cosa sono le tecniche di evoluzione assistita, note come Tea? Quali sono i vantaggi del loro utilizzo? Perché preoccupano? Il mondo agricolo è spaccato in due: c’è chi sostiene la ricerca genomica e chi è contrario. Vediamo come e perché.

Cosa sono le Tea?

Tea è l’acronimo di Tecniche di evoluzione assistita – nel resto del mondo sono note come Ngt, New genomic techniques. Si tratta di biotecnologie agrarie che si sono sviluppate a partire dagli anni Duemila e comprendono la cisgenesi (manipolazione genetica basata sul trasferimento di uno o più geni di un individuo di una determinata specie nel genoma di un individuo della stessa specie) e l’editing del genoma(un intervento sul Dna, operando piccole modifiche puntuali e molto mirate). Con le Tea è possibile introdurre velocemente delle modifiche identiche a quelle che si possono generare spontaneamente in natura(ma che, nel caso per esempio degli incroci fra piante da frutto, richiederebbero decenni). Differiscono dagli Ogm perché questi ultimi prevedono l’inserimento di Dna estraneo (proveniente cioè da piante di specie diverse).

L’origine del problema

Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova le coltivazioni. Lunghi periodi di siccità si alternano a piogge torrenziali, rovinando i campi
coltivati. La limitazione dei principi autorizzati (come gli agrofarmaci) impedisce ai produttori di contrastare le diverse fitopatie che colpiscono le
piante. Contemporaneamente, specie aliene si stanno abbattendo sulle coltivazioni, andando ad aggiungersi alle malattie già conosciute. Alcuni dati
sono esplicativi: negli ultimi 10 anni la produzione di kiwi si è dimezzata, quella delle pere è passata da 800 mila tonnellate del 2015 al minimo storico di 184 mila tonnellate del 2023. L’ultima stagione delle arance in Sicilia ha visto una perdita di circa il 30% del prodotto, quella delle nocciole nel Veneto del – 60%. Per non parlare delle basse rese delle olive per la produzione di olio e dei pomodori da industria, o della peronospora che ha colpito  significativamente le viti. Il tema degli agrofarmaci, poi, è centrale. Secondo un rapporto di Aretè per Agrofarma, oggi in Italia ci sono circa 300 sostanze attive approvate, che rappresentano il 75% in meno rispetto alle oltre mille disponibili 30 anni fa. Dal 2014 a oggi il numero delle sostanze
attive revocate ammonta a 82, di cui più del 70% era utilizzato proprio per la difesa di frutticole e orticole. Altre 30 sostanze attive sono a rischio revoca nel prossimo triennio: se saranno soppresse, l’impatto ricadrà su diverse colture strategiche del nostro Paese, come mele e pere, pomodori, kiwi e uva da tavola.

Quali sono le soluzioni?

Per adattarsi ai cambiamenti climatici e provare ad avere produzioni stabili e soddisfacenti le aziende puntano su due strumenti: soluzioni di origine biologica, sia a livello di biostimolanti che di agrofarmaci, e miglioramento genetico tramite le Tea.

La posizione dell’Italia…

Il ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) ha accolto positivamente la possibilità di utilizzo delle Tea e ha aperto
alla sperimentazione. A dicembre 2024, ha disposto un finanziamento di nove milioni di euro in tre anni finalizzato ad attività di ricerca e sperimentazione sulle Tea.

…e la spaccatura nel mondo agricolo

Nel mondo agricolo, però, si sono formati sostanzialmente due fronti. Una consistente parte di questo mondo – tra cui Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Lega Coop, Copagri e Assosementi – ha firmato un manifesto a favore delle Tea. Ma un fronte opposto di oltre 200 organizzazioni europee – tra cui FederBio, Greenpeace, Crocevia, Ifoam, Isde, Aiab – ha sottoscritto una dichiarazione congiunta contro la loro deregolamentazione. Ora ci chiediamo: quali sono i temi della controversia? Ne parliamo con Deborah Piovan presidente della Federazione nazionale Proteoleaginose di Confagricoltura,
e con Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

La posizione di FederBio

Qual è la vostra posizione in merito alle Tea?

La posizione tenuta da sempre da FederBio sulle Tea (o Ngt) è pienamente coerente con quella assunta dal movimento europeo del biologico che aderisce a Ifoam Oe, una delle sei organizzazioni europee promotrici della dichiarazione congiunta contro la deregolamentazione dei nuovi Ogm. Con un via libera senza regole a livello europeo sulle Ngt la prima vittima sarebbe proprio l’agricoltura biologica per la quale la stessa Commissione punta invece a raggiungere il 25% di superficie coltivata a bio al 2030. Senza norme adeguate sarebbe infatti impossibile mantenere e rafforzare la specificità del bio che esclude le Ngt dal processo produttivo. Anche se la proposta della Commissione sembra voler affermare questo principio, di fatto non prevede regole coerenti per poterlo garantire. Anche l ultima bozza di compromesso presentata agli Stati membri il 19 febbraio scorso, contiene limiti consistenti a partire dalla questione dei brevetti, che può esporre gli agricoltori e i selezionatori europei di semi e piante al rischio di azioni legali nei loro confronti da parte delle aziende titolari del brevetto nel caso di contaminazioni accidentali. Inoltre, non prevede il diritto degli Stati Membri per le misure nazionali di coesistenza e le necessarie misure di tracciabilità per garantire la libertà di scelta nel settore agricolo e alimentare.

Circa 200 organizzazioni hanno firmato una dichiarazione congiunta contro la deregolamentazione delle Tea…

Esatto, si tratta di associazioni che operano sia a livello europeo che nazionale. Solo per citare alcuni esempi, a livello europeo insieme a Ifoam Oe ci sono organizzazioni come Greenpeace, Via Campesina, Demeter International, Oxfam, Slow Food, EuroCoop, Navdanya International e altre ancora. A livello nazionale ci sono praticamente tutte le associazioni del biologico. Aderiscono, inoltre, organizzazioni attive nel comparto della selezione delle sementi e del recupero e conservazione delle varietà. E poi molte organizzazioni della società civile e ambientaliste. Un alleanza larga che parte dal basso e vuol fare sentire la propria voce.

Quali sono i principali rischi della deregolamentazione?

I rischi sono molti e di diversa natura. Quello fondamentale è che la proposta attualmente in discussione a livello europeo non prevede la tracciabilità delle Tea. Inoltre, non contiene una base giuridica per gli Stati membri relativa all’adozione di misure di coesistenza e per limitarne la coltivazione nel loro territorio, principio sostanzialmente in contrasto con il vero concetto di sovranità alimentare . Con una normativa di questo tipo sarebbe di fatto impossibile per gli agricoltori biologici garantire l’esclusione dei nuovi Ogm dal processo produttivo, rischiando così di perdere uno dei tratti distintivi fondamentali dei prodotti bio. La stessa cosa vale per il settore Ogm free che si è diffuso notevolmente in questi anni a partire dal nostro Paese. Quello che serve assolutamente è un quadro giuridico che preveda norme rigorose di coesistenza e garantisca la protezione da contaminazioni accidentali. E serve anche che sia condotta un attenta valutazione del rischio e sviluppati metodi e strategie per identificare i prodotti derivanti dalle Ngt affinché si possano attivare i necessari controlli. Tutto ciò è fondamentale per assicurare tracciabilità e trasparenza in modo da consentire ai cittadini la possibilità di scegliere cosa portare in tavola e agli agricoltori quella di scegliere il metodo di produzione.

Cosa fate e farete per far sentire la vostra voce?

Sarà fondamentale attivarsi nei confronti sia del Governo, in merito alle posizioni da assumere a livello europeo, siadirettamente con i Parlamentari europei. Importante sarà continuare anche l azione dal basso, informando sempre di più i cittadini delle decisioni che vengono assunte nel contesto europeo. A tale proposito è necessario agire anche rispetto ai consumatori stimolando le imprese della distribuzione a sostenere la posizione assunta da EuroCoop che punta a garantire scelte trasparenti attraverso la tracciabilità e l etichettatura delle Tea.

Quali sono le soluzioni alternative da adottare in agricoltura per rispondere ai cambiamenti?

Per noi la vera alternativa è l agroecologia che è il fondamento delle produzioni biologiche e biodinamiche e che si basa su un’approccio sistemico alla sostenibilità. Secondo i principi dell’agroecologia, un prodotto o un sistema produttivo agricolo non può essere dichiarato sostenibile solo sulla base di una determinata varietà vegetale e tanto meno su una sola sua caratteristica. In una visione agroecologica la resilienza non deriva da una singola pianta, ma dalla tenuta del sistema agronomico nel suo complesso. Per questo una caratteristica di una varietà non può essere definita sostenibile, come suggerisce la proposta legislativa della Commissione europea sulle Ngt. È il metodo di coltivazione delle colture che può essere condotto in modo sostenibile. Le singole varietà non sono di per sé soluzioni miracolose e la vasta esperienza della selezione dimostra che non esistono scorciatoie per aggirare la complessità degli agroecosistemi. Per sostenere la diffusione sempre più ampia del biologico e dell’agroecologia sono fondamentali investimenti strategici in ricerca, innovazione e sistemi di conoscenza. Tutto ciò per offrire soluzioni innovative agli agricoltori per la difesa delle produzioni attraverso il biocontrollo, con sementi adatte alle produzioni bio e con sistemi avanzati per incrementare la fertilità del suolo. Si tratta di una risorsa fondamentale per il futuro perché, oltre a garantire qualità e stabilità delle produzioni agricole, produce benefici per l intera collettività in termini di contrasto e adattamento al cambiamento climatico. […]

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FONTE


TESTATA: Alimentari e Consumi
AUTORE: Margherita Luisetto
DATA DI PUBBLICAZIONE: 28 aprile 2025