All’approvazione definitiva della legge sul biologico, dopo il recente via libera del Senato con 195 sì, un astenuto e un solo voto contrario – quello della senatrice Cattaneo – mancano davvero pochi metri e Legambiente entra nuovamente nel vivo del dibattito, evidenziando la necessità di procedere con determinazione in questa direzione, nel solco di quanto indicato dall’Europa e allo scopo di rendere pienamente applicabili i principi dell’agroecologia. L’auspicio perciò è che il provvedimento, che ora torna all’esame della Camera, venga approvato definitivamente visto il vastissimo consenso raccolto.

Secondo l’associazione ambientalista, il nostro Paese deve poter contare su una legge capace di favorire, incentivare e promuovere l’agricoltura biologica, per il Pianeta e per un’economia sempre più sostenibile. Coltivare e produrre alimenti a marchio bio significa andare nella direzione degli obiettivi indicati dal green deal europeo e dalle strategie Farm to fork e Biodiversità, che mirano a triplicare entro il 2030 le superfici bio, a ridurre del 50% l’utilizzo di pesticidi e antibiotici negli allevamenti, del 20% quello dei fertilizzanti e ad aumentare del 10% le aree dedicate ai corridoi ecologici nei campi agricoli. L’adozione di questo dispositivo risulta quindi cruciale e determinante, sia per la tutela della salute dei cittadini, che per la salvaguardia degli ecosistemi, il rinnovamento del comparto agricolo in chiave sostenibile e la competitività dell’economia del Paese. La legge prevede tra l’altro l’istituzione del marchio Biologico italiano che valorizza le eccellenze del Paese, garantendo tracciabilità e controlli efficaci ed istituisce i distretti biologici, veri e propri volani per lo sviluppo dei processi agroecologici in ambito territoriale.

“Obiettivo comune – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – deve essere il rafforzamento della filiera sostenibile dell’intero sistema agroalimentare. Made in Italy e rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori devono essere i due motori della nostra azione e rappresentare la spinta propulsiva che ci porterà all’approvazione definitiva di una legge che manca e che deve essere approvata senza indugi. L’Italia è leader del biologico in Europa con 80 mila operatori e 2 milioni di ettari coltivati, pari al 15,8 % della superficie agricola utilizzabile nazionale. La Penisola si posiziona molto al di sopra della media UE, che nel 2018 si attestava all’8%, e a quella dei principali Paesi produttori come Spagna (10%), Germania (9%) e Francia (8%). Negli ultimi dieci anni, i terreni coltivati con metodo biologico sono aumentati di oltre il 75% e i consumi sono più che triplicati. Da ciò – ha concluso Ciafani – si evince chiaramente come il Paese sia già un passo avanti rispetto alle norme e che, pertanto, l’approvazione della legge non rappresenta altro che un efficace e strategico strumento per implementare il settore, renderlo più competitivo e contribuire a condurre l’intero sistema agroalimentare italiano verso una maggiore sostenibilità ambientale quanto mai necessaria. Chiediamo quindi con forza ai deputati della Repubblica di siglare l’ultimo atto di questo percorso atteso da vent’anni, approvando definitivamente il disegno di legge sull’agricoltura biologica.”

“Attraverso il biologico – ha aggiunto Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente –  si riducono fortemente gli impatti negativi dell’agricoltura sugli ecosistemi e i carichi emissivi. Questo deve essere inconfutabilmente considerato un elemento cruciale e strategico nel dibattito in corso. L’attuazione della transizione ecologica di tutto il sistema agroalimentare del nostro Paese – ha chiarito Gentili – passa proprio dallo sviluppo del biologico. Per questo, è fondamentale che le istituzioni italiane continuino a volgere lo sguardo al futuro, consentendo alle già numerose realtà produttive di poter contare su un dispositivo di legge chiaro e lungimirante e a tutto il settore di intraprendere la strada della sostenibilità. Quella biologica, infatti, è una buona agricoltura, capace di diminuire l’utilizzo della chimica, di incrementare la fertilità dei suoli, di rispettare i cicli naturali, la biodiversità e il benessere animale e assicurare cibo sano per i consumatori. Rispondono ai principi ed i criteri del comparto bio molte realtà, ognuna con una propria specificità, compreso il metodo biodinamico, che ha suscitato polemiche in questi giorni e che è da sempre inserito a pieno titolo nei regolamenti europei in materia di agricoltura biologica . Un metodo, tra le altre cose, che costituisce un valore per il sistema agricolo grazie alla forte attenzione alla fertilità del suolo, alla tutela della biodiversità e alla salubrità dei prodotti. Basta tentennamenti: la legge sul bio non può più essere rimandata.”

 

Fonte: Ufficio Stampa Legambiente