L’Europa accelera sul biologico, in linea con le indicazioni del nuovo patto ambientale che punta a ridurre sempre più l’uso della chimica in agricoltura. Questo in vista dell’obiettivo stabilito dal Green Deal europeo di portare nel giro dei prossimi 10 anni al 25% le superfici coltivate a biologico nell’Unione. Per farlo, in un settore nel quale l’Italia è già leader con oltre il 15% dell’intera superficie agricola biologica, sarà intanto fissato a partire dal 2021 un budget specifico pari a 40 milioni, da utilizzare nell’ambito dei programmi di promozione all’estero dei prodotti europei. L’importo cofinanzierà iniziative di promozione e campagne d’informazione per sensibilizzare i consumatori sulle qualità dei prodotti biologici e favorire così l’espansione della domanda.

Intanto però, contestualmente all’avvio della consultazione pubblica, Bruxelles ha proposto di rinviare di un anno l’entrata in vigore, in calendario il 1° gennaio 2021, della nuova normativa in materia di agricoltura biologica. La pandemia ha rallentato la messa a punto degli atti necessari e la Commissione ha deciso di proporre il rinvio, accogliendo la richiesta degli Stati.

L’Italia ha visto negli ultimi dieci anni quasi raddoppiare le superfici coltivate a biologico (+76% dal 2010 secondo i dati Sinab-Nomisma), giunte a ridosso dei 2 milioni di ettari, con 79mila aziende che operano in un mercato stimato in oltre 4 miliardi annui, di cui oltre la metà arriva dall’export. In questo scenario FederBio, la federazione nazionale di settore, lamenta però la scarsa attenzione per il settore: «Di fronte a un quadro europeo che punta all’affermazione del biologico come paradigma di riferimento per il sistema agroalimentare, è incomprensibile che l’Italia non si allinei a questa strategia rischiando di non intercettare le risorse che l’Europa mette a disposizione, con evidenti ripercussioni sulle nuove opportunità per il territorio e in particolare per i giovani».

«È paradossale – aggiunge Maria Grazia Mammuccini, presidente della federazione– che in Italia la legge sul bio sia ferma da oltre due anni al Senato, dopo essere stata approvata quasi all’unanimità alla Camera. Si tratta di un’occasione storica considerando che l’Italia è particolarmente vocata al biologico. Con condizioni normative e una politica agricola comune adeguate si potrebbero raggiungere agevolmente il 40% delle superfici coltivate in bio entro il 2030 e fare del sistema agroecologico un vero driver di sviluppo per rilanciare la nostra economia”. […]

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FONTE


TESTATA: Il Sole 24 Ore
AUTORE: Alessio Romeo
DATA DI PUBBLICAZIONE: 14 settembre 2020