L’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – ha presentato l’Annuario dei dati ambientali 2019, un documento che fa il punto sullo stato di salute dell’ambiente del nostro paese. Tra le venti tematiche analizzate nell’Annuario, un capitolo è dedicato interamente all’agricoltura (insieme alla selvicoltura). Proprio in questa sezione viene evidenziato il ruolo positivo dei sistemi produttivi alternativi (diversified farming systems), come l’agricoltura biologica e l’agro-ecologia, nella riduzione dell’inquinamento e del degrado ambientale e nella tutela della biodiversità.

E proprio l’agricoltura biologica è considerata nel rapporto come uno dei principali strumenti per l’integrazione della biodiversità nel settore agricolo, con il supporto di una larga evidenza scientifica sugli effetti positivi di questi sistemi a livello di diversità genetica e di specie e di conservazione di ambiente e paesaggi.

L’Italia, è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, una ricchezza che però è fortemente minacciata. A minacciare la biodiversità italiana sono soprattutto le specie esotiche (oltre 3.300 introdotte nell’ultimo secolo), il degrado ambientale, l’inquinamento e la frammentazione degli habitat. È poco rosea anche la situazione dei fiumi e dei laghi del nostro paese: solo il 43% dei corsi d’acqua e appena il 20% dei laghi ha uno stato ecologico buono o elevato. Preoccupano i pesticidi: il 24,4 % delle acque superficiali monitorate e il 6% di quelle sotterranee ha concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale.

Per quanto riguarda il consumo di suolo, è andata persa un’area da 23 mila km quadrati. Nel 2018, dopo anni di rallentamento dovuto alla crisi economica, si è registrata un’accelerazione nel consumo del terreno, che ha intaccato anche il 2% delle aree protette. Il consumo di suolo, oltre ad essere un fattore di perdita di biodiversità, si intreccia strettamente con il dissesto idrogeologico, che interessa gran parte del territorio italiano: il 2,2% della popolazione, oltre un milione di persone, vive infatti in aree classificate a “pericolosità elevata o molto elevata” per frane e smottamenti.

Dal punto di vista della crisi climatica i dati non sono altrettanto buoni. La temperatura in Italia cresce più che altrove: nel 2018 nel nostro paese è stato registrato un aumento medio di 1,71°C, contro i +0,98°C di media globale. Record anche per la temperatura dei mari, che nel 2018 ha segnato un picco di 1,08°C. Il bacino padano, invece, risulta un hotspot europeo di inquinamento atmosferico, con il limite giornaliero delle polveri PM10 superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio. […]

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FONTE


TESTATA: Il Fatto Alimentare
AUTORE: Giulia Crepaldi
DATA DI PUBBLICAZIONE: 29 giugno 2020