Al Sana di Bologna oggi, venerdì 10, l’appuntamento con la campagna “La compagnia del suolo” per il check-up dei pesticidi nei campi italiani
Bologna, 10 settembre 2021 – C’è una risorsa capace di combattere i cambiamenti climatici di cui si parla e si sa molto poco, anche in termini di leggi e di convenzioni internazionali, nonostante sia alla base dell’intera filiera alimentare: il suolo. È nei campi, infatti, che si accumula il carbonio, cresce la biodiversità e, naturalmente, i prodotti di cui ci nutriamo. Per discutere proprio delle grandi potenzialità della terra, arriva oggi, venerdì 10 settembre, al Sana di Bologna, la fiera del biologico, la Compagnia del Suolo, il ‘giro d’Italia’ alla ricerca della salute del suolo giunto orai al suo giro di boa, dopo ben sei tappe sulle nove in programma.
La campagna di sensibilizzazione e informazione sul rischio chimico nei suoli italiani organizza il workshop scientifico “Non c’è agricoltura senza suolo. E non c’è suolo fertile senza agroecologia”, con esponenti del mondo della ricerca in campo agricolo e ambientale, a partire dall’Ispra – Istituto superiore per la ricerca ambientale e dal CREA – Consiglio di ricerca per l’agricoltura fino al prestigioso Rodale Institute Usa, un centro di ricerca internazionale dedicato allo sviluppo dell’agroecologia e del biologico. Al workshop partecipano Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio; Arianna Bozzolo, direttore di ricerca del California Organic Center- Rodale Institute; Paolo Bàrberi, docente Scuola superiore Sant’Anna; Gabriele Campanelli e Luigi Morra, ricercatori CREA; Lorenzo Ciccarese, Ispra. A seguire una tavola rotonda con le associazioni di Cambia la Terra con Damiano Di Simine, Legambiente; Franco Ferroni, WWF Italia; Federica Luoni, Lipu; Francesco Sottile, Slow Food; Carlo Triarico, vice presidente FederBio e presidente dell’Associazione per l’Agricoltura biodinamica.
La Compagnia del Suolo sta percorrendo l’Italia in nove tappe, da nord a sud, su 18 campi italiani, biologici e convenzionali, per analizzare la presenza di residui chimici di sintesi nei terreni.
Nei campi, infatti, pesticidi, erbicidi e fungicidi lasciano tracce di sostanze chimiche di sintesi che minacciano la qualità dei raccolti, le acque di superficie e quelle sotterranee, la salute degli ecosistemi terrestri e acquatici e anche la capacità del terreno di assorbire gas che provocano la crisi climatica. Una capacità che si misura in termini di quantità di sostanza organica presente nel terreno.
“Nella ricerca sui nostri campi sperimentali abbiamo rilevato delle differenze sensibili tra la quantità di sostanza organica presente nei suoli bio e in quelli convenzionali”, spiega Gabriele Campanelli, ricercatore del CREA di Monsanpolo, dove la Compagnia del Suolo ha fatto tappa all’inizio di settembre. “Nel corso dei 20 anni della nostra ricerca, abbiamo verificato che il contenuto di sostanza organica nei suoli bio è passato dall’1.1% all’1.8% mentre è rimasto invariato, come supponevamo, in quelli convenzionali, che comunque continuano a necessitare cure consistenti contro gli attacchi di insetti e parassiti che invece sono molto diminuiti nei campi sperimentali dove non abbiamo utilizzato chimica di sintesi”.
Il 23% delle emissioni di gas serra di origine umana proviene da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo. L’agricoltura intensiva è particolarmente responsabile di circa la metà delle emissioni di metano indotte dall’uomo ed è la principale fonte di protossido di azoto, due gas serra molto potenti. Il biologico inverte la tendenza. I campi coltivati a bio assorbono – secondo i calcoli Ispra – fino a 500 chili di CO2 per ettaro. La conversione verso il biologico del 25% delle superfici coltivate europee disegnata nella Strategia UE Farm to Fork potrebbe quindi incidere in maniera positiva nell’assorbimento dei gas serra.
“L’agricoltura è centrale per il futuro del pianeta e, come tale, ha bisogno di suoli puliti e fertili”, dichiara Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. “In questo momento, la pratica agroecologica che registra il maggior successo in termini ambientali e di salute degli alimenti – e quindi di sicurezza per le persone – è senza dubbio il biologico. I dati del CREA presentati oggi confermano la capacità del bio di raggiungere contemporaneamente vari obiettivi: oltre a mantenere la biodiversità e a superare la chimica di sintesi nei campi, l’agricoltura biologica assicura la fertilità dei suoli, strategica per la lotta alla crisi climatica. Risponde quindi pienamente agli obiettivi delle misure per il clima e l’ambiente contenuti negli ecoschemi della Politica agricola comune post-2022. Come FederBio abbiamo lanciato La Compagnia del Suolo, la campagna di monitoraggio della qualità dei suoli che parte dai territori, coinvolge gli agricoltori biologici e convenzionali, verifica le differenze tra le due pratiche: non vogliamo salire in cattedra e dare pagelle ma sottolineare che i primi a fare le spese di una gestione insostenibile del suolo sono agricoltori e cittadini. È fondamentale allora supportare gli agricoltori nel cambiamento verso pratiche agroecologiche: anche questa è transizione ecologica”.
I risultati delle analisi fatte nel corso della campagna La Compagnia del suolo verranno presentati a Roma all’inizio di novembre con un evento nazionale. A organizzare la campagna, il progetto Cambia la Terra, promosso da FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e WWF.
L’evento si può seguire anche in streaming sulla pagina Facebook di Cambia la Terra @cambialaterra.
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Ufficio stampa Cambia la Terra
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