I prodotti biologici scoppiano di salute. La crescente attenzione dei consumatori ai prodotti che finiscono sulle loro tavole e la spinta che arriva dalle istituzioni europee in tema di sostenibilità rappresentano i due potenti fattori che stanno dietro al loro boom che va ormai avanti da molti anni. A fare il bilancio più aggiornato è l’Osservatorio Sana 2021 realizzato da Nomisma, secondo il quale negli ultimi dodici mesi (agosto 2020 – luglio 2021) le vendite di prodotti biologici in Italia sono cresciute del 5% rispetto ai dodici mesi precedenti, arrivando a toccare quota 4,6 miliardi di euro.

Ha proseguito la propria corsa anche l’export che ha mostrato un balzo addirittura dell’11% a 2,9 miliardi di euro. Secondo l’indagine condotta dalla società di ricerca bolognese i consumi domestici rappresentano la parte preponderante (+4% a 3,9 miliardi), ma con la progressiva riapertura di bar e ristoranti stanno ripartendo anche quelli fuori casa (+10% a 701 milioni). La distribuzione moderna resta il canale di riferimento per i prodotti biologici: quasi uno su due (+2% a 2,2 miliardi di euro) è infatti passato per gli scaffali di un supermercato. I negozi specializzati Bio continuano però a rosicchiare quote di mercato. Nel periodo in esame la crescita delle loro vendite è stata dell’8% fino ad arrivare a 1 miliardo di euro. La restante fetta, pari a 723 milioni di euro, è stata acquistata presso i negozi di vicinato, le parafarmacie, i mercatini e i cosiddetti Gas (gruppi di acquisto solidale). All’interno della distribuzione moderna, il canale Iper + supermercati ha veicolato 1,4 miliardi di euro di vendite di prodotti bio confezionati a peso imposto, con valori stabili rispetto ai dodici mesi precedenti. Segue, per ampiezza, il canale Discount (205milioni di euro), che ha fatto registrare una decisa crescita (+11%). Ma è stato l’e-commerce a far segnare l’incremento più significativo: +67% a 75milioni di euro. Un dato che non stupisce, perché sostanzialmente in linea con il balzo fatto registrare complessivamente dalle vendite online della Gdo. Da segnalare infine una new entry: gli Specialisti drug che, nonostante rappresentino una piccola porzione delle vendite bio della distribuzione moderna (2 milioni di euro), risultano essere in forte crescita (+63%) rispetto ai dodici mesi precedenti. I consumatori italiani comprano soprattutto prodotti bio di drogheria alimentare, ovvero pasta, prodotti da forno, conserve e sughi. Questa categoria rappresenta più della metà (57%) del giro d’affari totale, seguita dal Fresco (formaggi, salumi, yogurt, uova) con il 21% e dall’Ortofrutta (12%).

Fra le singole referenze le uova sono il prodotto più venduto (-5,2% a 137milioni), seguite da confetture e creme spalmabili a base di frutta (-2,5% a 106 milioni) e bevande vegetali (+4,5% a 69 milioni). Considerando unicamente il peso imposto nelle vendite della distribuzione moderna, sono le Carni e la Drogheria alimentare bio a registrare una crescita maggiore rispetto a quella del totale alimentare. Rispettivamente del +15,7% in confronto al +10,4% dell’alimentare e del +2,6% contro il +0,9% del totale. Nonostante, per quasi tutti i comparti il canale Iper+super sia quello più importante, va rilevato il primato del Pet care nel canale online (23%) e quello delle bevande nei Discount (17%).

La crescita delle vendite del biologico in Italia riflette l’aumento del numero di consumatori che comprano bio. Nel periodo in esame quasi nove italiani su dieci (89%) hanno acquistato prodotti bio almeno una volta (solo cinque anni fa erano il 74%), per un totale di 23milioni di famiglie (10 milioni in più rispetto al 2012). Secondo l’indagine condotta da Nomisma il profilo tipo del consumatore che compra prodotti bio è il seguente: Millennial (ha dunque fra i 25 e i 40anni), ha dei figli piccoli e vanta un reddito e un titolo di studio superiori alla media. Spesso è vegetariano o ha adottato altri stili alimentari non “classici”. Il successo dei prodotti bio non è un fenomeno solo italiano ma ben presente in tutti i principali Paesi europei e destinato ad aumentare negli anni a venire, quando le politiche europee in materia di agricoltura avranno fatto sentire tutti i propri effetti. La strategia comunitaria denominata “Farm to Fork”, ovvero dal produttore al consumatore, prevede infatti tra i suoi ambiziosi obiettivi che ci sia una riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030 e una del 20% dei fertilizzanti sempre entro la stessa data.

Ad oggi l’Italia presenta la terza maggiore superficie coltivata a biologico in Europa. Secondo il report “Il Bio, protagonista della sovranità alimentare” pubblicato da Agence Bio, l’agenzia francese per la promozione dell’agricoltura biologica, a guidare questa particolare classifica è proprio il Paese transalpino con 2,5milioni di ettari, seguito dalla Spagna (2,4milioni di ettari) e per l’appunto dall’Italia (quasi 2 milioni di ettari), un tempo leader di questa graduatoria. La superficie totale coltivata a biologico in Francia (592 mila ettari quella in conversione) è raddoppiata rispetto al 2015 parallelamente alla spesa dei cittadini per l’alimentazione bio, duplicata a sua volta nello stesso periodo dai 6,7 miliardi di euro iniziali fino agli attuali 13,7 miliardi di euro (pari al 6,5% del totale nel 2020). Il Belpaese vince però nella conta dei coltivatori biologici (oltre 70mila) e delle imprese di trasformazione. Resta invece indietro nella spesa pro-capite: 60 euro contro i 174 euro dei francesi e i 144 euro dei tedeschi. […]

LEGGI TUTTO

FONTE


TESTATA: La Repubblica – A&F
AUTORE: Marco Frojo
DATA DI PUBBLICAZIONE: 6 settembre 2021