Primi tra i produttori, in coda nelle vendite: in Italia organico ritenuto «troppo caro» (ma incassi record nei negozi specializzati) «La qualità ha un costo, servono incentivi» Benefici per la salute, il test di Tor Vergata
L’Italia accelera sull’agricoltura biologica e corre più veloce anche nella vendita di prodotti bio. Il nostro Paese infatti può esibire una serie di traguardi europei, a partire dal primato continentale nell’utilizzo delle superfici agricole destinate al biologico: il 20% del totale, quasi il doppio della media in Europa. Il dato, relativo al 2023, proviene da «The world of organic agriculture 2024» dell’Istituto di ricerca sull’agricoltura bio Fibl, un documento che ci accredita un altro primo posto, quello del numero di produttori bio: 84.191 su 495.000 dell’intera Europa.
I dati delle vendite di prodotti biologici, invece, vengono da Nomisma e si riferiscono al 2024: rispetto all’anno precedente sono cresciute del 5,7%, superando così i 6,5 miliardi di euro, 5,2 dei quali arrivano dai consumi domestici e i restanti 1,3 miliardi da consumazioni avvenute fuori casa, presso ristoranti, bar e mense. Ottimi anche i dati dell export, attestati a 3,9 miliardi di euro, in aumento del 7% sul 2023. Tutto bene dunque sul fronte delle vendite? Non proprio, visto che, rispetto alle vendite totale di prodotti agricoli, quelli bio superano appena il 3%, una percentuale che ci posiziona al mo posto in Europa. Come mai, quindi, con il 20% di superfici coltivate bio si scende a vendite domestiche di solo il 3%?
«Ci sono superfici che non danno un prodotto che si consuma, per esempio – spiega Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, la federazione di organizzazioni della filiera dell agricoltura biologica e biodinamica -i pascoli bio che sostengono allevamenti che non è detto siano a loro volta certificati bio. Inoltre ci sono aziende, soprattutto piccole e medie, che producono in bio ma vendono direttamente al mercato locale. Il loro prodotto, cioè, non trova la strada per arrivare al mercato come bio, a causa della complessità e del costo delle procedure di certificazione».
Comunque, un forte segnale positivo per le vendite viene dal canale specializzato bio, cioè dai negozi dedicati solo a quei prodotti. È vero che tuttora si acquista prevalentemente nel segmento della distribuzione moderna, che nel 2024 conta per il 64% delle vendite, segnando così un incremento del 5,3% sull anno precedente, ma il vero sprint viene proprio dal canale specializzato che, sorpassando il miliardo di euro di incassi, scatta avanti del 9% sul 2023. I consumatori, intanto, aumentano in consapevolezza, visto che il 93% della popolazione tra i 18 e i 65 anni sostiene di includere almeno un prodotto bio nel proprio carrello della spesa.
«La ragione è che chi compra biologico risponde a tre esigenze -commenta Claudia Sorlini, professore emerito di microbiologia agraria all Università degli Studi di Milano -ritenute importanti. La prima è che si acquista bio perché si cercano cose buone per sé, un cibo più curato perché amato da chi lo produce. La seconda ragione è che si ritiene faccia bene alla salute. Infine perché il bio giova all ambiente. Il biologico infatti è molto sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale e consuma meno, perché non utilizza diserbanti e lizzanti chimici che richiedono grande dispendio energetico per la loro produzione».
Ciò che frena le famiglie nel consumo di bio è poi senza dubbio la questione dei prezzi, spesso decisamente più alti di quelli dell agricoltura tradizionale.
«Il problema esiste, perché – conferma Nicoletta Maffini, presidente di AssoBio che raggruppa 140 se di trasformazione e distribuzione di prodotti biologici – chi opera bio ha costi più alti e rese inferiori rispetto all agricoltura intensiva. Per questo puntiamo a ottenere, in un dialogo con il governo, una riduzione dell Iva del prodotto bio e che le imprese del settore possano avere un maggiore sostegno. Inoltre ci impegniamo affinché tutta la filiera biologica, dal campo alla tavola, abbia un adeguata remunerazione per il prezioso ruolo che svolge».
I vantaggi per la salute che forniscono i prodotti biologici non sono però conosciuti dalla maggioranza dei consumatori.
«Per questo – sostiene Mammuccini – occorrono campagne istituzionali di informazione nei confronti dei cittadini, per far capire le caratteristiche del bio che tiene la fertilità del suolo, non usa chimica di sintesi, non utilizza antibiotici negli allevamenti e non fa uso di Ogm. La gente va anche informata sul rigoroso sistema di controllo operato sul bio, che assicura un prodotto che offre più garanzie. Esistono poi tanti studi che dimostrano l’effetto positivo del bio sulla salute, l’ultimo è quello dell’università di Tor Vergata che riguarda l impatto sul microbiota intestinale di una dieta mediterranea interamente bio. Per un mese 15 volontari hanno mangiato solo bio: i loro batteri antiinfiammatori sono aumentati del 25% mentre i microbi infiammatori si sono ridotti del 50%». […]