L’agricoltura di precisione per risparmiare acqua, l’agroecologia per catturare il carbonio e difendere la biodiversità

Mentre aumenta il fabbisogno alimentare planetario – secondo la Fao nel 2050 la richiesta di cibo sarà il 50% più alta rispetto al 2010 – crescono le perplessità sulla capacità dell’agricoltura di produrre il cibo sufficiente a sfamare i 10 miliardi di persone che abiteranno il pianeta. Prima di tutto: stanno diminuendo i terreni adatti alla coltivazione. Uno studio Onu ha evidenziato che ogni anno si perdono 24 miliardi di tonnellate di suolo agricolo fertile, un dato catastrofico considerando che per ottenerne solo 5 centimetri occorrono fino a mille anni. Decenni di agricoltura intensiva stanno restituendo un suolo sempre più impoverito che, per essere produttivo, richiede l’impiego di una quantità crescente di fertilizzanti, dando luogo a un circolo vizioso. Senza considerare che l’approvvigionamento dei concimi sintetici è una variabile che risente delle crisi e degli equilibri internazionali.  Come è accaduto nel caso del conflitto Russia/Ucraina che ha portato alle stelle i prezzi dei fertilizzanti (+150% rispetto al 2021).

Agricoltura 4.0

Una soluzione per affrontare le sfide del settore agroalimentare può venire dalle tecnologie digitali innovative. Il mondo agricolo guarda con interesse crescente all’innovazione applicata all’agricoltura: l’agricoltura 4.0 sta entrando in un numero sempre maggiore di aziende agricole. Stazioni agrometeorologiche e satelliti per prevedere eventi meteo, sensori nei campi in grado di analizzare il tasso di umidità del terreno, sistemi basati su IoT e intelligenza artificiale per ottimizzare la distribuzione di fertilizzanti e pesticidi, utilizzo di attrezzature di precision farming, droni per analizzare lo stato del terreno e delle coltivazioni. Il risultato è un minor consumo (e minore spreco) di risorse come acqua, concimi e diserbanti, maggiore qualità del prodotto, lavorazioni più efficienti, minor rischio di perdita del raccolto in situazioni di emergenza. Ne guadagna anche l’ambiente, grazie alla riduzione del consumo di suolo, alla minor erosione e al risparmio idrico. La metà delle aziende agricole italiane ha adottato più di una soluzione, in media 3. Le più diffuse sono quelle basate sulla tecnologia cloud computing, i QR Code, le applicazioni per il monitoraggio del percorso dei mezzi, per il controllo della catena del freddo e per la tracciabilità alimentare. Lo scorso anno in Italia gli investimenti in agri-tech hanno raggiunto i 2,1 miliardi di euro, crescendo del 30% rispetto al 2021 e quintuplicando rispetto a soli 5 anni fa. Il risultato è che nel nostro Paese ci sono circa un milione di ettari di aree agricole coltivate ricorrendo a tecnologie innovative. In pratica l’8% del totale, erano il 6% due anni fa (dati dall’Osservatorio Smart Agrifood della School of Management del Politecnico di Milano).

Per vincere le sfide serve un nuovo modello

Ma mentre sull’agricoltura di precisione che permette di risparmiare acqua e di fare interventi mirati il consenso è ampio, l’idea di un’agricoltura che fa a meno del suolo crea una forte divisione. Per il mondo del biologico significherebbe rinunciare a uno degli obiettivi fondamentali della coltivazione della terra: difendere l’equilibrio tra suolo e aria, mantenere intatta la vitalità del terreno che è la base della biodiversità e della stabilità climatica. Se le innovazioni tecnologiche hanno un ruolo chiave, il futuro dell’agricoltura non può infatti essere risolto solo in termini di tecnologici dimenticando l’importanza della conservazione del suolo. L’agricoltura non serve solo a produrre cibo ma, se praticata secondo un approccio agroecologico, svolge molte funzioni: difende la molteplicità delle forme di vita, nutre il terreno riducendo il rischio idrogeologico, cattura il carbonio dando un contributo fondamentale alla difesa del clima.

“È stato dimostrato che la conversione all’agricoltura biologica incrementa il sequestro annuo di carbonio organico. Infatti, nei terreni coltivati con il metodo bio l’accumulo annuo di carbonio organico nel suolo è pari a 3,5 tonnellate per ettaro, mentre negli altri si ferma a 1,98”, precisa Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio.

L’agroecologia gioca un ruolo significativo anche di fronte agli eventi meteorologici estremi: i suoli gestiti con tecniche bio contengono più biomassa e hanno una maggiore stabilità e biodiversità rispetto a quelli coltivati con il convenzionale. Dunque trattengono meglio l’acqua, rappresentando una forma di protezione in caso di siccità e inondazioni. In questo scenario l’innovazione tecnologica rappresenta un elemento complementare rispetto alla crescita del biologico, indispensabile per rispondere all’insieme delle sfide del settore. In questa direzione si è sviluppato OltreBio. Il progetto portato avanti in Puglia, una delle regioni italiane più produttive in termini di biologico ha ottenuto ottimi risultati nella coltivazione di viti e ciliegi con un innovativo approccio ecosistemico che prevedeva la gestione integrale del suolo, dell’acqua e delle risorse viventi.

“Grazie all’utilizzo di antagonisti e di preparati microbiologici in grado di contrastare i parassiti e, in contemporanea, all’utilizzo di una sensoristica avanzata per il monitoraggio microclimatico si potranno gestire meglio le avversità e avere un suolo più fertile”, spiega Luigi Tarricone del Crea. […]

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FONTE


TESTATA: The Huffington Post
AUTORE: Maria Pia Terrosi
DATA DI PUBBLICAZIONE: 16 aprile 2023