Nel 2022 sono aumentati in Italia sia gli operatori certificati che la superficie coltivata. Più della metà dei prodotti finisce all’estero. In borsa una manciata di azioni promette performance superiori al 40%
I sapori di campagna a ritmo di città. Tutta Milano è tappezzata con la nuova pubblicità di Cortilia che parla ai consumatori per abbatterei pregiudizi sui prodotti biologici e salutistici, consegnati a casa con un semplice clic. Obiettivo: promuovere i valori del bio per superare il paradosso che l’Italia
vende all’estero (principalmente Germania, Nord Europa e Stati Uniti) ciò che non apprezza in casa con il risultato che i consumi domestici non decollano. Eppure, il Bel Paese è leader nel settore per quota di superficie agricola, operatori ed export.
Coldiretti anticipa a Milano Finanza che secondo le prime stime degli organismi di certificazione, in attesa dei dati ufficiali, nel 2022 il numero di operatori certificati bio è aumentato del +6,55% a 91.784 unità, contro le 86.144 del 2021. Anche la superficie biologica è cresciuta di circa 94 mila ettari (+4,31% rispetto al 2021). Mentre «oltre il 50% della produzione nazionale di prodotti biologici è venduta all’estero», sottolinea Francesco Giardina, direttore dell’Associazione delle imprese biologiche di Coldiretti. La crescita del biologico va al traino delle esportazioni e delle dinamiche dei consumi fuori casa, in forte crescita grazie alla ritrovata socializzazione degli italiani, indica Silvia Zucconi, responsabile market intelligence di Nomisma.
Nella ristorazione commerciale e collettiva i consumi di prodotti bio hanno registrato un balzo significativo, +53% nel 2022 rispetto al 2021. Complessivamente i consumi interni di bio valgono 5 miliardi di euro, con una spesa pro capite in Italia ferma a 60 euro a persona «dato basso se paragonato a Francia e Germania (180euro) e soprattutto Danimarca e Svezia (400 euro), gap solo in parte spiegabile con il differente potere di acquisto delle famiglie nei vari paesi», continua Zucconi, secondo la quale il consumatore italiano ha bisogno di comprendere valori e identità del marchio biologico: «Il 28%sostiene di non avere informazioni sufficienti per farlo. Veicolare con uno story telling efficace e chiaro gli attributi identitari del biologico è fondamentale, una campagna di informazione rappresenta uno strumento per far crescere ancora i consumi anche perché le scelte alimentari hanno un ruolo determinante nella tutela della salute e dell’ambiente». Per questo sono necessarie azioni mirate.
Da un lato, suggerisce Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, bisogna fare una campagna di informazione pubblica sui prodotti biologici che coinvolga anche le associazioni e le imprese per far capire cosa significa consumare questa tipologia di prodotto non solo per la propria salute, ma anche per le ricadute sull’ambiente e sul clima; dall’altro lato, fissare il giusto prezzo per il produttore agricolo ma che non comporti un prezzo eccessivo per il cliente finale. Ecco perché è necessario creare una filiera integrata con una maggior efficienza, eliminando i passaggi inutili, e contemporaneamente abbassare i costi di certificazione. È da tre finanziarie che FederBio chiede il credito d’imposta per i costi di certificazione. Al contempo, bisogna abbassare l’Iva sui prodotti bio, puntando ad azzerarla per le forniture alle mense pubbliche. «Tutte politiche che potrebbero favorire ulteriormente i consumi perché un aumento della produzione, anche grazie agli incentivi dell’Ue, senza una crescita dei consumi abbassa i prezzi e mette fuori gioco i produttori agricoli. Si rischia un effetto boomerang», avverte Mammuccini. […]