Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, l’associazione che promuove la campagna Cambia la Terra: “la crisi alimentare parte da ben prima della guerra in Ucraina. L’intero modello dell’agricoltura industriale, basato sulla forzatura del ciclo di produzione, si è rivelato fallimentare dal punto di vista ambientale, economico, sanitario e sociale”.

4 aprile 2022. Per far fronte alla crisi di materie prime, si potranno coltivare le terre di interesse ecologico destinate alla tutela della biodiversità, con una deroga temporanea, per la produzione di maisgrano e girasole. “Ma come vogliamo coltivarle queste terre?”. A chiederlo è Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, l’associazione che promuove la campagna Cambia la terra, preoccupata dai possibili risvolti ambientali a cui potrebbe portare il dibattito offuscato dall’emergenza internazionale. “Coltivare queste terre innaffiandole con pesticidi e concimi di sintesi, che in questo momento hanno costi insostenibili per gli agricoltori, significa contaminare il suolo per decenni, sterilizzandolo dal punto di vista della biodiversità”, afferma la presidente di FederBio in un’intervista pubblicata su Cambia la Terra che propone: “affidiamole all’agricoltura biologica in modo da preservare il loro valore naturale e al tempo stesso aumentare la produzione di cibo”.

Maria Grazia Mammuccini ricorda, inoltre, che il problema dei costi troppo alti e della carenza delle materie prima ha radici più ampie: “stiamo pagando una somma di errori che derivano da un modello agricolo sbagliato: il modello dell’agricoltura industriale che era andato in crisi ben prima della guerra in Ucraina. E che ha creato un elenco lunghissimo di criticità: il consumo di suolo, il crollo della biodiversità, l’aumento delle emissioni serra, l’inquinamento delle falde idriche, la chiusura progressiva delle aziende provocata da un sistema di prezzi iniquo, l’abbandono delle terre. La crisi attuale non investe solo la quantità della produzione ma anche l’impennarsi del costo di pesticidi, concimi chimici ed energia che rischia di strangolare le imprese agricole. È dunque l’intero modello dell’agricoltura industriale basata sulla forzatura del ciclo di produzione che si è rivelato fallimentare dal punto di vista ambientale, economico, sanitario e sociale”.

Il dibattito di queste settimane rischia di compromettere gli importanti passi avanti fatti dal punto di vista normativo in campo biologico. Basti pensare al pacchetto di misure europee sulla sicurezza alimentare approvato dal Parlamento europeo – il Farm to Fork e Biodiversità -, che dà un importante impulso al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Obiettivi che rischiano di essere disattesi se entrano in campo decisioni come quella di rinviare la normativa sui pesticidi. Un controsenso, dato che il picco di crescita dei prezzi di pesticidi e fertilizzanti di sintesi utilizzati per l’agricoltura convenzionale rischia, tra l’altro, di portare al fallimento migliaia di imprese agricole. Per riuscire a cambiare rotta è necessario parlare di autosufficienza alimentare in modo concreto puntando sui distretti biologici e su filiere di prodotti bio fondate sul principio del giusto prezzo. Su questo fronte, Maria Grazia Mammuccini tiene a sottolineare che: il biologico è un metodo di coltivazione che guarda contemporaneamente alla salute delle persone e dei campi, offrendo agli agricoltori la possibilità di spuntare prezzi che permettono alle aziende di andare avanti. È un metodo che collega, con un approccio circolare, i sistemi locali di produzione del cibo e i sistemi di consumo”.

Cambia la Terra è un progetto culturale, promosso dal mondo da FederBio insieme a Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food, WWF; e sostenuto dall’associazionismo e dalla ricerca, per far crescere la consapevolezza sui rischi dell’agricoltura industrializzata sulla salute, sull’ambiente, sulla coesione sociale, all’economia stessa.

UFFICIO STAMPA


Ufficio stampa Cambia la Terra

Silverback – greening the communication

Silvia Franco

s.franco@silverback.it – +39 348 391 3331