Il governo è al lavoro sul decreto “contaminazioni” per l’agricoltura biologica che prevede limiti di tolleranza più elevati per i residui accidentali. Un testo che fa discutere.

Il ministero dell’Agricoltura sta lavorando al cosiddetto decreto “contaminazioni” per l’adozione di misure volte a “evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica”. La rivista il Salvagente ha ribattezzato la bozza di testo “decreto ammazza-bio” definendolo una “polpetta avvelenata” per i produttori biologici, mentre il Wwf Italia ha denunciato il rischio che l’agricoltura biologica venga marginalizzata, vessata e penalizzata nel caso queste norme entrassero in vigore. Per FederBio, che ha presentato delle osservazioni alla bozza di testo, la questione va analizzata nel suo complesso.

Cosa dice il decreto “contaminazioni”

Secondo l’articolo 3 della bozza di decreto, quando viene rilevata in un prodotto biologico la presenza accidentale di un pesticida al di sotto dello zero tecnico, ovvero di 0,01 mg/kg, il prodotto è conforme, ma – a differenza di quello che succede ora – viene avviata un’indagine affinché l’ente certificatore appuri la contaminazione accidentale e garantisca che non si ripeta; si stabilisce, inoltre, che in presenza di due tracce di pesticidi, il prodotto non possa più essere venduto come biologico. All’articolo 5 del decreto si dice poi che anche in presenza accidentale di pesticidi in quantità maggiori allo zero tecnico (superiori a 0,01 mg/kg) il prodotto non viene declassato immediatamente come accade con l’attuale norma, ma deve essere avviata un’indagine: qualora venga stabilito che si tratti di contaminazione accidentale, il prodotto può essere certificato come biologico purché la traccia non superi l’1 per cento del limite massimo di residuo.

Federbio: “Decreto riconosce la contaminazione accidentale, ma serve un quadro normativo a tutela dell’agricoltura biologica”

Un po’ diversa, invece, è la posizione sul decreto di FederBio. La presidente Maria Grazia Mammuccini ha spiegato che, a differenza del decreto “controlli”, approvato nell’ottobre 2023 senza interpellare fin da subito le organizzazioni del biologico, nel caso del decreto “contaminazioni”, il governo ha inviato la bozza di testo ai rappresentati del settore così da permettere loro di inviare le proprie osservazioni:

“Noi abbiamo sollevato diverse questioni: riguardo all’articolo 3 chiediamo che in caso di residui sotto lo zero tecnico venga chiarito meglio che non viene avviata un’indagine con la stessa finalità di quella per un campione con residui sopra questo limite, ma piuttosto venga fatto un audit per comprendere la provenienza della contaminazione e quindi per rivedere le misure di prevenzione; in secondo luogo, abbiamo fatto presente che in un formulato possono essere presenti più sostanze non ammesse e che quindi occorre rivedere la questione della non conformità del prodotto con due tracce di residui rilevate”. Sull’articolo 5, Federbio non vede le stesse criticità di Wwf e il Salvagente: “Il decreto riconosce la possibilità della contaminazione accidentale e non penalizza nell’immediato con il declassamento l’agricoltore biologico, come invece avviene dal 2011. Tollerando la contaminazione non oltre l’1 per cento del limite massimo di residuo ammesso per un prodotto, garantisce comunque la distintività del prodotto biologico”. […]

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FONTE


TESTATA: Lifegate
AUTORE: Carlotta Garancini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 23 ottobre 2024