Basta attacchi, tutelare per legge l’agricoltura bio

Non sono bastati oltre 13 anni di attesa e 3 passaggi parlamentari per approvare in via definitiva il Ddl 988 «Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico».

Il 9 febbraio durante l’ultima votazione alla Camera dei Deputati, quando la legge poteva finalmente diventare realtà, è stato invece deciso di accogliere all’unanimità gli emendamenti che tolgono il termine biodinamico dal comma 3 dell’articolo 1. Nonostante questo emendamento, il biodinamico continuerà ad essere sostenuto, come lo è stato fino ad oggi, in quanto pratica agronomica che si riconduce al metodo biologico, già riconosciuta fin dal primo Regolamento europeo del 1991 in materia di agricoltura biologica. Un riferimento in legge avrebbe sicuramente rappresentato una tutela aggiuntiva per il consumatore, rispetto a prodotti che sono in costante crescita sul mercato.

Si sono usati tanti argomenti per screditare la biodinamica. Si è parlato di monopolio da parte dell’associazione Demeter, quando in un recente report del Crea, la rete dei Centri di Ricerca del ministero dell’Agricoltura, sono state rilevate 4.500 aziende biologiche che si sono dichiarate biodinamiche e di queste solo 250 certificate Demeter. Si sono descritti i preparati biodinamici come pratiche esoteriche. Quando in realtà si tratta di mezzi tecnici iscritti nell’elenco dei prodotti ammessi per il biologico dai Regolamenti Ue autorizzati al commercio dai decreti in vigore nel nostro Paese.

Inviterei chi disegna la biodinamica come «stregoneria» a far visita alle tante realtà di aziende biodinamiche per vedere da vicino di cosa si tratta. Sono aziende innovative che lavorano con grande motivazione, nel rispetto della natura, occupando spesso giovani. E se una parte del mondo scientifico si è opposto all’inserimento della biodinamica in quanto metodo che al momento non è comprovato sul piano scientifico, questo stesso mondo s’impegni a realizzare ricerche scientifiche mirate a verificare i risultati e a comprenderli più che alzare muri ideologici. In realtà, fin dalla ripresa dell’iter legislativo nel 2018, i continui attacchi strumentali sono stati condotti non solo da una parte del mondo della scienza, ma anche da quello dell’agroindustria per cercare di far saltare tutta la legge sull’agricoltura biologica, pensando così di continuare a favorire un modello di agricoltura intensiva, considerato ormai superato
dalla stessa Unione europea, che con le Strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 si è data l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi e degli antibiotici e, contemporaneamente, triplicare la superficie coltivata con il metodo bio.

Adesso la legge deve tornare al Senato per la definitiva approvazione. Ci auguriamo che si arrivi in tempi stretti alla conclusione dell’iter. Con più di 80 mila operatori e una percentuale di terreni bio di oltre il 16%, doppia rispetto alla media europea, l’Italia è tra i Paesi leader per la produzione bio ed è il primo in Europa (secondo al mondo) nell’esportazione di prodotti bio, con oltre 2,9 miliardi di euro, circa il 6% di tutto l’export agroalimentare nazionale. Si tratta di un primato conquistato grazie all’impegno di tanti agricoltori, spesso giovani, che hanno creduto nella scommessa di conciliare il legittimo interesse d’impresa con il bene pubblico della difesa del suolo, della biodiversità e della  salute. Al tempo stesso, però, si è accumulato un ritardo notevole proprio sul versante della ricerca, della crescita dei consumi interni e dell’organizzazione delle imprese e del mercato. Per questo la rapida chiusura dell’iter parlamentare della legge è fondamentale per sostenere il futuro stesso dell’agricoltura  italiana e la sua transizione ecologica.

La legge introduce strumenti importanti. Tra questi, l’istituzione del marchio Made in Italy Bio, lo sviluppo dei distretti biologici e l’adozione di un Piano d’azione nazionale per sostenere lo sviluppo del biologico italiano, utile anche per cogliere le opportunità offerte  all’Europa in termini di risorse economiche per il sostegno all’agricoltura, la promozione dei prodotti alimentari e la ricerca che l’Ue ha vincolato all’agricoltura biologica. Con la sua tradizione quale pioniera dell’agroecologia e la sua impareggiabile biodiversità l’Italia non può permettersi di perdere la leadership mondiale. Ecco perché riteniamo fondamentale che si arrivi a una veloce approvazione definitiva di questa norma, strumento indispensabile per un settore che, entro il 2030, dovrà rappresentare non meno di un quarto di tutta l’agricoltura europea. […]

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FONTE


TESTATA: Il Manifesto
AUTORE: Maria Grazia Mammuccini
DATA DI PUBBLICAZIONE: 17 febbraio 2022