Il professore: «I rischi dell’agricoltura che utilizza pesticidi ed erbicidi. Ma l’alternativa esiste: ecco come fare»

Che i veleni dell’agricoltura, pesticidi e erbicidi, siano veleni anche per l’uomo è noto da tempo. I contadini che li utilizzano si ammalano di più di cancro e di malattie neurologiche e anche i figli dei contadini si ammalano di più, di cancro e di malformazioni congenite. I disturbi neurologici includono il morbo di Parkinson, di cui sono responsabili soprattutto il diserbante Paraquat, l’erbicida Maneb, l’insetticida Rotenone e gli organoclorurati, i disturbi neuropsichiatrici e la polineuropatia da organofosforici, le convulsioni da gas nervini, studiati per la guerra chimica e oggi usati come insetticidi, erbicidi e antiparassitari.

L’esposizione a pesticidi ed erbicidi

C’è il sospetto che l’esposizione a pesticidi alteri lo sviluppo del cervello dei bambini. L’esposizione prenatale o infantile è fortemente sospettata di essere una causa dell’autismo. Un grande studio condotto in California ha confrontato 2961 persone con diagnosi di autismo e 35.370 controlli (cioè persone in salute dello stesso sesso ed età) in rapporto alle quantità di 11 pesticidi sparsi nei due chilometri di superficie attorno alla residenza della madre in gravidanza e nei primi anni di vita del bambino. Tutti i pesticidi sono risultati sospetti, ma una correlazione particolarmente forte è stata riscontrata per l’esposizione a glifosato e avermectina. L’esposizione della madre a pesticidi per lavori agricoli è stata associata anche a un maggior rischio, dell’ordine del 30 per cento in più, di malformazioni urogenitali nei figli maschi (ipospadia).

I rischi

I contadini esposti a pesticidi si ammalano di più di cancro, soprattutto di linfomi non-Hodgkin di mielomi e di cancro della prostata, ma anche tumori dell’ovaio, del rene e della vescica, sarcomi dei tessuti molli, leucemie e tumori cerebrali (questi ultimi anche nei bambini figli di contadini esposti). I tumori che aumentano di più nei contadini, i linfomi non-Hodgkin, sono stati associati ad erbicidi (fenossiacidi e glifosato) e agli insetticidi organo clorurati e organofosforici. Fino a pochi anni fa non si sapeva quanto le piccole tracce di pesticidi che rimangono sui cibi che consumiamo danneggiano la salute. All’inizio degli anni Novanta, quando abbiamo reclutato 500.000 persone per il progetto EPIC, pochissime persone mangiavano biologico e non avrebbe avuto molto senso includere domande sul biologico nei questionari alimentari.

Il biologico

Oggi però gli studi si possono fare, perché il biologico è cresciuto molto e circa il 10-20 per cento della gente mangia prevalentemente biologico. Il primo studio, condotto in Francia, ha reclutato attraverso il web 100.000 persone che periodicamente compilano un diario di quel che hanno mangiato nella giornata, segnando anche la marca dei prodotti e se erano biologici o meno. Dopo 4 anni i risultati sono stati clamorosi: 25 per cento di cancro in meno in chi mangia bio, ma per i linfomi non-Hodgkin, i tumori che aumentano di più negli esposti professionalmente a pesticidi, la protezione è dell’84 per cento. Un secondo studio, condotto negli Stati Uniti sui lavoratori del comparto della sanità (137.000 donne e 23.000 uomini), ha utilizzato le statistiche del Ministero dell’Agricoltura sul contenuto di pesticidi dei vari ortaggi e frutti nei vari anni e nelle varie stagioni per classificare i questionari alimentari dei partecipanti in funzione del numero di porzioni consumate di frutta e verdura presumibilmente molto contaminata e del numero di porzioni di frutta e verdura presumibilmente poco contaminata. […]

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FONTE


TESTATA: Corriere della Sera
AUTORE: Franco Berrino
DATA DI PUBBLICAZIONE: 2 giugno 2023