La chiusura dei mercati all’aperto a causa del corona virus ha paralizzato 450 realtà produttive non legate alla grande distribuzione. «È tutta la settimana che ricevo telefonate di agricoltori che hanno il prodotto pronto per i mercati e invece sono costretti a buttarlo via». Si sfoga così al telefono Marco Boschetti, direttore del Consorzio agrituristico mantovano che associa 450 aziende agricole familiari, la metà delle quali partecipano ai 30 mercati contadini organizzati in vari paesi del mantovano, ma anche a Milano. «Da quando la regione Lombardia il 21 marzo scorso», ricorda Boschetti, «ha disposto la sospensione sino al 15 aprile di tutti i mercati all’aperto, compresi quelli contadini, perdiamo 10 mila euro a settimana. Le aziende agricole sono allo stremo; dure e pesanti saranno le conseguenze economiche per le aziende agricole che portano i prodotti ai mercati contadini, avendo impostato coltivazioni e allevamenti per la vendita diretta. Ci devono permettere di aprire nuovamente con tutte le dovute cautele. Anche noi forniamo un servizio primario per la popolazione».

A sollecitare con forza la loro riapertura vi sono anche l’Associazione rurale italiana e FederBio. Quest’ultima attraverso una nota del presidente, Maria Grazia Mammuccini, chiede «perché i mercati all’aria aperta, probabilmente meno esposti dei supermercati alla diffusione del virus, non possano avere in pochi giorni norme di sicurezza compatibili con la situazione. Tutto ciò per evitare che una buona parte dei 60 mila agricoltori biologici, come anche il resto delle aziende agricole, sia costretta a chiudere».

È possibile e fattibile riorganizzare i mercati contadini secondo le nuove direttive del governo sulla lotta al contagio. La Coldiretti, chiede una radicale semplificazione del voucher «agricolo» che possa consentire ai cassaintegrati, studenti e pensionati italiani di svolgere dei lavori nelle campagne. Critica è anche la situazione dei dispositivi di protezione a disposizione degli agricoltori. Secondo Cia-Agricoltori «serve una mascherina al giorno per 1.300.000 agricoltori italiani. Questo è il fabbisogno dei lavoratori autonomi e dei loro dipendenti che non possono fare smart working, ma vogliono continuare a produrre e assicurare, ora più che mai, cibo sano e fresco a tutte le famiglie italiane». […]

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FONTE


TESTATA: Il Manifesto
AUTORE: Giorgio Vincenzi
DATA DI PUBBLICAZIONE: 31 Marzo 2020