La crisi di governo, la fine del Conte bis e il probabile arrivo a Palazzo Chigi dell’ex presidente della Bce, Mario Draghi, non hanno fermato le attività parlamentari e la discussione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia (Pnrr), il grande progetto europeo di rilancio economico post-pandemia. Su questo tema fondamentale per il futuro dell’Italia, le diverse commissioni parlamentari, stanno sentendo a turno le parti sociali, le associazioni di categoria del mondo agricolo e agroalimentare, per provare a emendare la proposta elaborata dal Governo a metà gennaio e messa nero su bianco nella prima bozza di Recovery plan, che l’Italia è chiamata a consegnare a Bruxelles, nella sua versione definitiva, entro il mese di aprile.

Il passaggio attraverso le organizzazioni di categoria è cruciale per migliorare e arricchire di ulteriori contenuti un documento che potrà contare sulle risorse del Next generation Eu per 210 miliardi di euro, che diventano 300 se si considerano i fondi del bilancio 2021-2026. All’interno del Pnrr, al mondo agricolo sono assegnati circa 7 miliardi di euro considerando la voce “Agricoltura sostenibile ed economia circolare” ma il settore primario potrebbe godere degli effetti positivi generati dagli investimenti in altri assi strategici del Piano, come la digitalizzazione e l’innovazione.

Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è costituito da 6 missioni, con progetti selezionati, privilegiando quelli trasformativi e con maggiore impatto su economia e lavoro. Dei 210 miliardi di risorse, nelle sei missioni, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti”. Il tema ambientale è sicuramente tra i più citati nella discussione sul Recovery. La Federdoc parla del Pnrr come di “occasione unica per accompagnare ulteriormente la transizione ecologica della filiera vinicola, in realtà” specifica il presidente Riccardo Ricci Curbastro “già da anni fortemente impegnata sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica, come testimonia l’impegno di Federdoc e dei consorzi di tutela nell’elaborazione dello standard Equalitas”.

Infrastrutture, digitalizzazione, propensione alle innovazioni e investimenti per la formazione sono, ad avviso di Confagricoltura, le lacune italiane a cui il Recovery plan è chiamato a rispondere in modo efficace. Carenze da colmare parallelamente “con urgenti riforme della Pubblica amministrazione, della giustizia e della fiscalità”. Per il settore vitivinicolo, l’auspicio dell’associazione presieduta da Massimiliano Giansanti è “incentivare lo sviluppo digitale sia in un’ottica di semplificazione, sia per cogliere le opportunità di fornitura di servizi di alto livello nell’ambito della viticoltura di precisione e nell’internet of farming, nonché per aumentare la competitività del settore valorizzando il prodotto, attraverso sistemi di e-commerce, blockchain, etc.”.

Spazio, in Parlamento, anche alla filiera del biologico che attende il via libera definitivo alla legge nazionale. “Il nostro settore è un asset fondamentale per il rilancio dell’agroalimentare italiano”, ha evidenziato la FederBio, con la presidente Maria Grazia Mammuccini, forte del fatto che la svolta green chiesta dall’Ue vede nel biologico uno dei pilastri della strategia Farm to Fork. E l’Italia, con 80 mila imprese attive, è leader in Europa: “La conversione al biologico e la promozione di distretti biologici rappresentano un’opportunità strategica per l’occupazione delle donne, dei giovani e per il rilancio economico di tanti territori rurali a partire dal Mezzogiorno. Quindi” ha sottolineato Mammuccini “siamo pienamente coerenti con le tre priorità trasversali indicate nel Pnrr”. 

Tra le proposte indicate da FederBio alla Camera dei deputati ci sono la digitalizzazione e l’innovazione per favorire la trasparenza del sistema. Ma c’è anche un intervento sulla fiscalità, verificando per il bio certificato l’ingresso nel mercato dei crediti di carbonio. “Il Pnrr deve prevedere investimenti a sostegno della conversione agro ecologica” ha concluso la presidente di Federbio, ricordando una lacuna del Piano: “Il mondo del bio non era mai stato consultato per portare le proprie proposte e nel capitolo del Pnrr dedicato all’agricoltura sostenibile non solo non viene mai citato, ma nemmeno le strategie Farm to fork e Biodiversità”. Lacuna che “andrà colmata”, in vista dell’approvazione del documento finale da presentare a Bruxelles. […]

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FONTE


TESTATA: Gambero Rosso
AUTORE: Gianluca Atzeni
DATA DI PUBBLICAZIONE: 6 Febbraio 2021