Il 29 e 30 la «Festa del BIO e MontagnaMadre» promossa da FederBio e Slow Food. Intervista a Maria Grazia Mammuccini

L’Italia, con le sue dorsali alpine e appenniniche, conta una superficie montana complessiva pari al 35,2% che, se sommata alle zone collinari (41,6%) supera il 75%. I comuni montani e parzialmente montani sono circa 4.176 (3.524 i primi e 652 i secondi) e rappresentano oltre il 50% dei 7.904 comuni italiani. Ma la popolazione che vive in montagna arriva appena al 12% del totale degli abitanti della Penisola. Un patrimonio identitario, culturale, di ricchezza naturale e biodiversità, sempre più a rischio abbandono e scomparsa.

È il motivo per cui, per questi territori più fragili, sono state messe a punto strategie e politiche nazionali che, integrandosi con le attività della divisione Mountain Partnership della Fao, hanno l’obiettivo di sostenere lo sviluppo economico, sociale e ambientale di queste aree. Un ulteriore e determinante strumento di riscatto e rilancio duraturo degli ambienti montani può arrivare dall’agricoltura biologica e biodinamica e da un modello agroecologico sostenibile. Per questi motivi l’edizione 2025 della Festa del Bio, si concentrerà proprio sul connubio tra agricoltura biologica e biodinamica e aree montane. Ne parliamo con Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio che, insieme a Slow Food, organizza l’evento dal titolo Festa del Bio e MontagnaMadre che si terrà all’Orto Botanico di Roma il 29 e 30 marzo.

Biologico e montagna, un’accoppiata vincente?
Le aree interne e montane per la loro configurazione territoriale rappresentano un grande patrimonio di diversità che, se non opportunamente salvaguardato, rischia di andare perduto. L’agricoltura biologica rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo, un motore di crescita economica e sociale nel rispetto delle tradizioni e delle bellezze naturali.

Cosa bisogna fare?
Prima di tutto evitare lo spopolamento facendo diventare queste aree attrattive, non solo per i flussi turistici che, per loro natura, sono periodici, ma soprattutto per la popolazione, quella giovane in particolare, che deve tornare a popolarle, generando economia e facendo crescere i servizi.

Da dove si comincia?
Proprio dall’agricoltura e in particolare da quella biologica e biodinamica che sicuramente, per sua vocazione, valorizza la biodiversità, la ricchezza di produzioni e le numerose varietà locali di cui queste aree sono ricche. Mantenere le aziende esistenti sul territorio e favorire l’insediamento di nuove è una sfida aperta che ci coinvolge tutti, a partire dalla politica che fino ad ora, attraverso le politiche comunitarie, ha favorito le grandi aziende di pianura penalizzando tutte le altre. Basti pensare che l’80% dei sussidi della Pac vanno al 20% delle imprese agricole anche se oltre il 50% dell’agricoltura italiana si sviluppa proprio nelle aree interne e queste ultime ospitano il 46% delle imprese agroalimentari con una presenza significativa di aziende gestite da giovani (9,2%) e da donne (25%) e una forte vocazione biologica.

Su cosa puntate in particolare?
Sono due in particolare i filoni su cui stiamo lavorando: un sistema che sostenga in maniera strategica i distretti biologici nelle aree interne, perché possano diventare sistemi di rafforzamento del tessuto sociale ma anche di valorizzazione agricola, ambientale, culturale, turistica; e poi una trasformazione del sistema di allevamento. Sappiamo tutti che, per motivi climatici, ambientali, etici e di salute, un processo di conversione dal metodo intensivo a quello sostenibile non è più rimandabile. Le aree montane e collinari possono essere luoghi straordinari per il rilancio di una zootecnia biologica basata sul pascolo e sul benessere animale che diventi un modello per rilanciare, su scala nazionale, una profonda trasformazione dei metodi di allevamento, anche convenzionali. Esistono già in alcune aree interne esempi virtuosi di circolarità e integrazione tra pratiche agricole e di allevamento, nell’ottica di un potenziamento della salute del suolo e di un reciproco vantaggio per agricoltori e allevatori. […]

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FONTE


TESTATA: Il Manifesto
AUTORE: Letizia Piotti
DATA DI PUBBLICAZIONE: 27 marzo 2025