Presentata la prossima edizione della rassegna, che si terrà a Bologna dal 26 al 28 febbraio prossimi. Tra i temi della fiera: la crisi climatica, il biologico e la questione delle denominazioni fra aggiornamento e tradizioni
Buono, pulito e giusto. Ma anche appassionato, responsabile nei confronti dell’ambiente e sostenibile a livello sociale. Così è il vino che piace a Slow Food e che per la seconda volta si metterà in mostra a Bologna da domenica 26 a martedì 28 febbraio 2023 per una nuova edizione di Slow Wine Fair, l’evento internazionale organizzato da BolognaFiere e Sana (il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale) con la direzione artistica di Slow Food per affermare che il nettare di Bacco non è soltanto prodotto da vendere, ma economia relazionale e simbolo della transizione ecologica.
Tre i temi cardine che animeranno la fiera di febbraio, dopo aver registrato l’anno scorso la presenza di 542 cantine (la metà delle quali certificate biologiche o biodinamiche) provenienti da 20 Paesi del mondo e di oltre 6mila appassionati, buyer e professionisti: la crisi climatica, il biologico e la questione delle denominazioni. «Puntiamo a raggiungere le mille cantine presenti e a diventare la fiera del vino biologico più importante del mondo, ampliando la partecipazione dei produttori esteri» dice Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni Dirette di BolognaFiere. «Abbiamo esteso la possibilità di partecipare agli Spirits e agli amari, mentre un nuovo settore sarà dedicato ai produttori di soluzioni tecnologiche innovative connesse alla filiera del vino sostenibile».
In Italia, la viticoltura bio è aumentata in maniera significativa e incide per il 19% sulla superfice complessiva di vigneto, la percentuale più alta nel mondo, che supera la quota complessiva di superficie bio nazionale del 17,4%. «Secondo uno studio effettuato da Nomisma, Osservatorio SANA e Wine monitor le prospettive di sviluppo del vino bio Made in Italy sono molto interessanti – osserva Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio -. In questo momento di criticità ritengo importante sottolineare anche l’aspetto sociale e ambientale legato allo sviluppo del vino bio. Sul piano sociale si determina una concreta opportunità di crescita per le piccole e medie aziende viticole italiane orientate al territorio e alla produzione bio. A livello ambientale, la gestione del suolo del vigneto bio contribuisce a contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, dati scientifici attestano che con una cura sostenibile del suolo e del microbiota migliora notevolmente la qualità del vino».
È questo un aspetto che offre anche uno spunto di riflessione sulla spinosa questione delle denominazioni, con i disciplinari che faticano ad aggiornarsi ai mutamenti, con il rischio di diventare un boomerang per chi punta con rigore alla qualità. […]