Il Governo è in procinto di emanare tre decreti legislativi che introducono la coltivazione degli OGM in Italia, dopo 20 anni fuori dall’agricoltura italiana. I decreti, inviati per l’approvazione dal Governo alle Commissioni parlamentari per l’agricoltura, permetterebbero l’ingresso in Italia dei nuovi OGM (nuove tecniche di selezione varietale o NBT) in ambito frutticolo, vitivinicolo e delle sementi orticole.
Fino ad ora, la legislazione italiana ha trattato gli OGM come un argomento ben distinto dalla normale regolamentazione agricola, con responsabilità e controlli operati in cooperazione con i ministeri dell’Ambiente e della Salute. Non si può riscrivere la legge sementiera interrompendo 20 anni di agricoltura libera da OGM, caratterizzata dalla crescita del biologico e dalla garanzia di “GMO free” per i suoi prodotti sul mercato mondiale, senza alcun dibattito e in palese contraddizione con le leggi italiane esistenti.
AIAB e Greenpeace chiedono con forza al Governo il ritiro dei testi in discussione, ai parlamentari in Commissione di bocciarli. «Temi del genere vanno discussi apertamente, nel rispetto della volontà dei cittadini e con trasparenza. Le proposte trattano in modo confuso temi complessi e delicati, tanto che si potrebbe pensare a una scarsa conoscenza della materia da parte dell’estensore.
Sulla questione è intervenuta anche Interviene anche Cambia la Terra, coalizione che raccoglie FederBio, Legambiente, Lipu, ISDE – Medici per l’Ambiente e WWF. «I decreti in discussione alla Commissioni Agricoltura – scrive la coalizione – con un colpo di mano, darebbero il via libera di fatto alla presenza di materiale geneticamente modificato in tutti i campi italiani.»
Mentre il Parlamento non dà il via libera alla legge sul biologico, in esame approvata alla Camera a larghissima maggioranza da ben due anni perché non rientra nelle urgenze legate alla crisi sanitaria, si trova il tempo e la volontà di discutere di una decisione che contrasta con il quadro giuridico complessivo – afferma Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, a nome del progetto partenariato di Cambia la Terra. “Si tratta di un passaggio totalmente privo di trasparenza. Il Parlamento e il Governo vogliono discutere della possibilità o meno di far ricorso a tecniche di ricombinazione genetica? Lo facciano apertamente, mettendo le carte in tavola e lasciando alle forze politiche, alle Regioni e ai cittadini la possibilità di essere informati e di discuterne con modalità e tempi adeguati».
«È un colpo di mano quello che si sta tentando, un colpo di mano pericoloso per gran parte del sistema agricolo. Il made in Italy è fondato su presupposti di alta qualità, e oggi l’Europa tutta sta puntando su un modello che vede al primo posto la cura dell’ambiente – aggiunge Mammuccini – Ma in ogni caso, la cosa che appare più grave è la totale mancanza di trasparenza su una decisione di questo genere, strategica per il futuro del nostro settore agroalimentare. Chiediamo quindi di eliminare dagli atti in discussione tutti gli aspetti normativi relativi all’iscrizione di varietà geneticamente modificate nei Registri delle varietà». […]