Che 2021 sarà per il biologico italiano? Difficile dirlo e non solo per la pandemia che complica ogni previsione. Per il settore, l’anno appena concluso è stato ricco di avvenimenti, le cui conseguenze devono ancora materializzarsi. Quel che è certo è che il 2021 si preannuncia decisivo per capire se il bio continuerà a crescere. A questo appuntamento il comparto arriva forte dei dati di vendita della prima metà del 2020. I numeri sono stati positivi, soprattutto durante il lockdown, con una crescita dell’11%. Per AssoBio, è la conferma che il biologico risponde «alle attese del consumatore», coniuga «sostenibilità ambientale e competitività economica» e che, proprio per questo, ha trovato «un ruolo da protagonista nella strategia From Farm to Fork della Commissione Ue».

Presentata a maggio, la strategia From Farm to Fork prevede, tra gli obiettivi al 2030, anche la crescita delle superfici coltivate a biologico, fino al 25%. L’Italia, che già supera il 15 per cento, è uno dei Paesi Ue più avanti e potrebbe migliorare ancora. Il provvedimento, però, potrebbe avere anche dei contro. «Da un lato, se cresce il numero dei produttori, lo Stato deve trovare più fondi, oppure erogare sostegni inferiori», spiega Riccardo Meo, dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea). «Dall’altro – aggiunge il ricercatore – la concorrenza per le aziende italiane potrebbe aumentare. Iniziative come la Farm to Fork porteranno a crescite esponenziali della produzione bio in Stati in cui oggi è poco affermata, come quelli dell’Est Europa»

C’è poi la decisiva partita della nuova Politica Agricola Comune (Pac): fondi per oltre 300 miliardi di euro in sette anni, in larga parte erogati direttamente agli agricoltori. Le trattative sono in corso, ma molte organizzazioni del biologico pensano che la proposta attualmente sul tavolo non sia sufficiente per far crescere il comparto come indicato dalla Farm to Fork. «I consumatori chiedono più biologico. La Commissione Ue anche. Ma i governi nazionali vanno indietro, anziché avanti», commenta Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. L’associazione, a livello europeo, vorrebbe una Pac più coraggiosa mentre, a livello nazionale, chiede a gran voce l’approvazione della legge sul biologico. Il provvedimento è stato votato dalla Camera ormai più di due anni fa. Poi si è fermato al Senato. Mammuccini si augura che il 2021 sia l’anno giusto per l’entrata in vigore. «È una priorità assoluta», dice. La legge riguarda ricerca, innovazione, formazione e il riconoscimento dell’interprofessione, un tema un po’tecnico ma centrale per garantire qualità dei prodotti e tutela dei consumatori. «Il provvedimento – riprende la presidente di FederBio – contiene gli strumenti necessari per continuare a crescere. Senza, si rischia di perdere opportunità o prendere strade sbagliate».

Un altro fronte importante è quello fiscale. FederBio e Wwf, a dicembre, hanno presentato degli emendamenti alla Legge di Bilancio per ridurre l’Iva sui prodotti ortofrutticoli biologici. Non sono stati approvati, ma le due organizzazioni vogliono continuare a fare pressioni in questo ambito, anche con altre proposte. Una, per esempio, è la creazione di un fondo per incentivare i consumi bio nei nuclei familiari con donne in gravidanza o bambini fino ai 3 anni. Un’altra è l’azzeramento per le aziende dei costi di certificazione obbligatoria, utilizzando il credito di imposta. Il biologico, quindi, è anche un interessante sbocco occupazionale. Perché sia sempre più rilevante, però, va incrementato il numero di persone cui arrivano i suoi prodotti. […]

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FONTE


TESTATA: Buone Notizie
AUTORE: Paolo Riva
DATA DI PUBBLICAZIONE: 19 Gennaio 2021